Il ritorno della storia
di David Bidussa
Qual è la memoria dell'11 settembre? In questi quattro anni ci siamo dati molte risposte, che seguono soprattutto due percorsi: la fragilità dell'Occidente e il suo autocompiacimento. Cominciamo dal primo.
New York - è stato detto - è stata colpita nella sua essenza. E' una città che accoglie in piedi i suoi visitatori. Il riferimento è alle linee verticali dei suoi grattacieli allo spazio verticale che occupa. Nel momento in cui le Twin Towers venivano colpite per poi implodere e spargere al suolo un'enorme massa grigia di macerie, polvere e cenere, ciò che accadeva era la ferita dell'Occidente, il suo ripiegarsi, soprattutto la nostra incapacità di fermare quell'attimo.
Forse è una lettura eccessiva, anche se affascinante, ma contiene almeno un dato su cui vale la pena riflettere: la crisi dell'idea di onnipotenza e, al tempo stesso - ecco il fascino terrifico che molti subiscono di fronte a quelle immagini - il fatto che quel senso di onnipotenza è passato in blocco dalla parte di chi ha compiuto quell'atto terroristico nel nome del suo Dio, anzi si è sostituito a Dio.
Consideriamo ora l'autocompiacimento.
L'11 settembre interrompe una fiducia nel futuro e distrugge l'immagine di consolazione che molti si erano costruiti lungo il decennio precedente inaugurato con un altro crollo: quello del Muro di Berlino.
Di fronte alle scene di una massa che improvvisamente irrompeva sugli schermi e invadeva i nostri spazi la sera del 9 novembre 1989 molti hanno pensato che un'altra società stava arrivando a casa nostra. Ma non l'abbiamo respinta, ghettizzata, marginalizzata. L'aspettavamo da anni. Era l'altra Europa che improvvisamente si affaccia alle nostre porte e chiedeva asilo, cittadinanza, rispetto, accoglienza. Soprattutto diceva a noi e al nostro narcisismo che avevamo ragione. In breve era una massa che decretava la nostra vittoria. Così almeno noi la percepivamo. Quella "invasione" noi l'abbiamo accolta amorevolmente, con compassione, e con fiducia. Infatti che cosa voleva? Voleva essere noi. Diceva a noi che noi eravamo bravi, eravamo i migliori, eravamo la possibilità di riscatto.
Il 9 novembre 1989 al di là di tutto ci siamo raccontati un grande evento narcisistico. E come tutti i racconti narcisistici e le fiabe riuscite non solo abbiamo detto a noi stessi che eravamo "i meglio" ma che eravamo anche il futuro realizzato. La prospettiva del dopo. Anzi eravamo già il dopo.
L'11 settembre è stato l'evento, la scena pubblica, il messaggio che in maniera radicalmente opposta e speculare ci ha mandato a dire che era l'ora di prendere atto di un'altra realtà. Tuttavia, questo messaggio non è arrivato improvvisamente, è stato invece a suo modo annunciato da vari segnali. Molti non li hanno osservati o hanno pensato che fossero dei falsi allarmi. Eccoli: dissoluzione della ex Jugoslavia, genocidio in Randa e Cecenia, attentati di Nairobi, insorgenza dei movimenti fondamentalistici in area maghrebina, inasprimento dei conflitti nell'area indonesiana.
Tutti questi eventi a diverso titolo comunicavano una cosa sola: non eravamo nel migliore dei mondi possibili. Per comprenderlo si trattava di guardare i processi in atto di morte collettiva, di strage, di disagio. La scena che andava in onda su molti palcoscenici non era quella della liberazione, comunque non era la gioia. La scena, invece, era occupata da molti attori e da molti soggetti, c'erano inquietudine, malessere e, soprattutto, una voglia di cambiare. Il messaggio che tutti questi attori lanciavano si riassumeva in poche parole: la storia non è finita e noi ne facciamo parte. Se tutti voi credete che ormai si tratti di un normale processo di crescita, vi sbagliate. Altri scarti, svolte, imprevisti e sorprese ci aspettano.
Non ci si dimette dalla storia e neppure si può dichiarare chiusa a proprio piacimento. Noi invece abbiamo tentato di farlo, c'è stato perfino qualcuno che l'ha teorizzato. Qualcuno si ricorda di Francis Fukuyama e del suo libro sulla fine della storia? Era il 1991 e per un lungo decennio quel libro è stato il testo di riferimento per molti. L'11 settembre è stato anche questo: il reingresso violento nella e della storia.
Questo, dunque, è quello che ci troviamo di fronte. Lo possiamo chiamare in molti modi, ma non possiamo far finta di comandare la storia. Il dopo 11 settembre 2001 dice una cosa molto semplice: dopo tre secoli noi occidentali dobbiamo fare i conti con un tempo politico non previsto e rispetto al quale non ci sono né ricette né prospettive di sviluppo progressivo governabile. Ovvero: siamo costretti e riprendere il corso della storia, avendo subito un atto e non essendo in grado ancora di dominarlo.
Ma la storia c'era, riguardava anche noi, e spesso abbiamo pensato che noi potevamo essere immuni. Per noi c'era solo un eterno e beato presente. L'11 settembre del 2001 alle ore 8,48 circa del mattino (ora di New York) abbiamo dovuto prendre atto in maniera tragica che la storia c'era anche per noi e che la vacanza era finita.
hai mai preso in considerazione che l' 11 settembre non sia stato un evento causato da una falange rivoluzionaria, da terroristi super addestrati (??), da un nuovo movimento terroristico chiamato al qaida (stesso nome che la CIA dava al suo database dove c' erano i nomi dei guerriglieri addestrati per combattere contro i russi in afghanistan - fonte BBC), ma semplicemente è stato causato da un gruppo di potenti che dopo un elezione farsa, di un presidente fantoccio, ha creato l' evento mediatico piu' assurdo e sconvolgente degli ultimi 100 anni, per iniziare il cammivno verso la conquista del mondo?
visto quello che è successo dopo l' 11/9, cioè:
guerre imperiali, attentati dove non sono mai stati catturati i responsabili, ne chiarite le dinamiche;
leggi liberticide;
avanzata di una nuova linea di pensiero di regressione verso l'innalzamento della cultura occidentale (quale poi'? quella di buttiglione?)rispetto a tutto e tutti;
conquista dei mezzi d' informazione del mondo con conseguente asservimento di questi ai potenti;
imbarbarimento decennale delle masse con falsi ideali e false aspirazioni a modelli di vita impossibili per il 99% delle popolazioni occidentali, con il fine di distogliere la massa (ormai composta da classe media e proletariato seza distinzioni) dai problemi della vita reale;
oscuramento totale sui problemi macroscopici che tra breve potrebbero distruggere il nostro mondo (cioè quello dei ricchi, visto che i poveri non avrebbero + niente da perdere se non la vita!!!) come l' innalzamento della temperatura dei mari, l' insabilità del magnetismo terrestre, aumento vertigginoso della popolazione terrestre, ecc...
insomma caro david, tu come giornalista hai la coscenza a posto? fai il tuo lavoro in maniera onesta? non ti senti responsabile della totale disinformazione dei lettori del giornale per il quale lavori? naturalmente tu sei costretto dalla linea editoriale... dal tuo redattore capo... dalla pubblicita' che vi fa campare e che vi finanzia solo se il tuo giornale non crea grane...insomma o cosi' o non si lavora...
pero' qui, a mio parere, c'è di mezzo il futuro delle generazioni future e se io avessi l'opportunità di poter scrivere x migliaia di persone che leggono il secolo XIX ogni giorno, proverei a far trapelare qualcosa.
non volevo farti una predica, il mio post veramente è verso la categoria che tu, volente o nolente, rappresenti. ma come ti potrai rendere conto navigando su un po' di siti internet come OMB o altri, ti accorgerai che se il 99% dei cittadini occidentali venissero informati, invece che disinformati, allora sarebbero guai grossi per il nostro sistema occidentale, per tutte le sue rappresentazioni, per tutti i suoi capi, insomma una vera rivoluzione.