Dialoganti e falchi verso lo scontro
di Umberto de Giovannangeli
Spiega a l’Unità Tullia Zevi, figura di primo piano dell’ebraismo italiano, già presidente dell’Ucei: «Quella italiana è una comunità ebraica ricca di fermenti, di ricerca, di voglia di fare. Una comunità attraversata da una vivace dialettica interna. Conosco da una vita Amos Luzzatto, ne ho sempre apprezzato lo spessore intellettuale, l’equilibrio e la passione con cui ha svolta la delicata funzione di presidente dell’Unione. Mi auguro che le sue ventilate dimissioni possano rientrare. Spero - conclude Tullia Zevi - che a pochi mesi dal Congresso dell’Unione, momento cardine della vita ebraica, che non ci si scontri fino a ferirsi...». Si augura un ripensamento di Luzzatto, Tullia Zevi, anche perché, rileva, «occorre scongiurare contrapposizioni che possano interrompere un vitale fluire di idee. Sapendo peraltro che non è cosa facile trovare un altrettanto solido punto di equilibrio tra le varie anime dell’ebraismo italiano». Un punto di equilibrio, quello rappresentato da Amos Luzzatto, che fu realizzato a fatica al momento della sua elezione a presidente dell’Ucei. Proveniente dalla piccola, anche se ricca di storia, comunità ebraica veneziana, Luzzatto, prestigioso intellettuale progressista, di solida cultura antifascista, non è stato il candidato della componente moderata della più numerosa, e influente, comunità ebraica in Italia: quella romana. Le elezioni dei consiglieri della comunità di Roma si caratterizzarono per una marcata contrapposizione tra la lista di «destra» e quella più ispirata da istanze progressiste, sia per ciò che concerne i delicati rapporti con Israele che per questioni legate alle problematiche interne alla vita delle comunità ebraiche e del loro rapporto con lo Stato italiano. A scendere in campo, in quell’occasione, furono anche figure conosciute del giornalismo come Fiamma Nirenstein (con i «conservatori») e Gad Lerner (i «progressisti»). A Roma vinse la lista di «destra» ma a livello nazionale la scelta, come punto di «caduta» sostenibile per le varie componenti dell’ebraismo italiano, si indirizzò su Amos Luzzatto. «Qualcuno - dice a l’Unità una fonte vicina ai vertici dell’Ucei - sperava di poter condizionare una presidenza ritenuta debole. Ma questo “qualcuno” non aveva fatto i conti con la determinazione di Luzzatto a svolgere il suo ruolo ascoltando tutti ma senza lasciarsi condizionare o dettare le linee di azione». Una presidenza, la sua, caratterizzata dall’impegno incessante, generoso, a favore del dialogo interreligioso. Una presidenza di apertura, indisponibile a farsi e «arruolare» tra le fila degli apologeti di scontri di civiltà». Una indisponibilità a schierarsi, se non a difesa di principì fondamentali «di una civiltà del diritto, del rispetto delle diversità, e delle garanzie di libertà individuali e collettive», che è stato un altro tratto caratterizzante della presidenza Luzzatto. Così come la sua costante attenzione nell’individuare e denunciare il risorgere di vecchie e nuove forme di antisemitismo, e la sensibilità dimostrata nel distinguere le critiche preconcette verso Israele, da rigettare con forza, dalle legittime critiche alla politica del governo di Gerusalemme. Un distinguo poco apprezzato da quanti hanno teorizzato, e praticato, la «militarizzazione» delle idee. Un esercizio a cui Amos Luzzatto non si è mai prestato. .
se ho ben capito ci sarebbe chi preferisce l'esplicito antisemitismo (ma filoisraeliano) di forza italia al filosemitismo (ma critico di israele) di tanta parte della sinistra?
... spero di aver capito male...