Attenti all’esercito in fuga
di Antonio Padellaro
Quando Romano Prodi, uomo certo non avvezzo ai colpi di testa barricaderi, chiama a sostegno dell’opposizione parlamentare al furto elettorale «tutte le italiane e tutti gli italiani che hanno a cuore la democrazia» (discorso all’Unione del 14 settembre), lancia un segnale da raccogliere e quindi da trasformare in proposte concrete. Tante volte, in anni così difficili per la democrazia italiana, i cittadini appassionati di democrazia hanno saputo mobilitarsi, spontaneamente, dando vita a grandi manifestazioni (Palavobis di Milano, San Giovanni e Circo Massimo a Roma) che se non hanno fermato le leggi del regime hanno sicuramente rinvigorito l’opposizione, disorientata dopo la dura sconfitta elettorale del 2001. Fu la stagione dei girotondi, ironici, pacifici, ingenui ma prontamente accantonati quando i professionisti della politica annunciarono il cessato pericolo e il cosiddetto ceto medio riflessivo, composto da qualche milione di donne e di uomini, fu gentilmente invitato a tornarsene a casa e, possibilmente, a restarci. Cosa che puntualmente è avvenuta. Trattandosi di persone generose, e quanto mai preoccupate per l’ultimo colpo di mano di questa destra allo sbando (come le tante lettere all’Unità dimostrano), sicuramente sapranno ancora una volta mobilitarsi a difesa del bene primario di ogni democrazia: il diritto di voto e, in questo caso, del loro voto. Naturalmente, spetterà ai partiti dell’Unione stabilire modi, tempi e luoghi di questa nuova, pacifica e risoluta chiamata a raccolta. Sperando che tutto non si risolva in un falso allarme. Sarebbe un errore per almeno due motivi.
Prima di tutto: attenzione alle trappole. Sulla truffa elettorale, infatti, è bene non fidarsi delle presunte divergenze della destra: Fini contro Follini, la Lega che si smarca, Berlusconi che media e cose del genere.
È vero che il ritorno al proporzionale nasce dal ricatto politico esercitato dell’Udc su Berlusconi: se tu non cambi sistema elettorale noi andremo da soli al voto del 2006. Ma poi, visto che gli avevano messo un’arma in mano il cavaliere ha pensato bene di usarla contro l’opposizione. Loro andranno avanti comunque, come hanno sempre fatto ogniqualvolta si è trattato di imporre il tornaconto della confraternita (e sommamente l’interesse personale del priore), e non importa quale fosse il prezzo da far pagare al paese. Intanto, hanno già cerchiato la data sul calendario parlamentare, giovedì 29 settembre, dimostrando di voler dare subito un futuro al Calderolum o Truffarellum passando sopra le proteste dell’opposizione. Ma soprattutto ignorando (così sembra) l’appello del capo dello Stato al presidente del Consiglio affinché s’impieghi la legislatura che resta in qualcosa di più importante per il paese come la Finanziaria e la legge sul risparmio (e sul mandato a termine di Fazio).
Sono disposti a tutto ma non li paragoneremo ai ladri di Pisa (che di giorno litigano e la notte si spartiscono il bottino) per il rispetto che si deve alle istituzioni e dunque a chi le ha rappresentate finora non indegnamente. Parliamo del presidente della Camera Pierferdinando Casini non potendo immaginare che avesse in tasca l’imbroglio mentre sera fa lo ascoltavamo civilmente dialogare alla festa dell’Unità di Milano. Né ci permetteremmo di offendere gli elettori che questa destra sostiene di rappresentare senza tuttavia tenerne in grande considerazione il parere. Basta guardare, in proposito, la grandinata di proteste per la «vergogna» del ritorno al proporzionale che sta investendo i siti di Forza Italia e di An. Non si commetta però l’errore di prendere per buone le profferte di dialogo avanzate nelle ultime ore da Berlusconi. Da un personaggio di sicura inaffidabilità etica e che ha costruito le proprie fortune sul raggiro dell’avversario ci si può solo attendere che offra il ramoscello di pace tenendo nascosto un nodoso bastone. E poi dialogare su cosa? Una legge concepita con premeditato disegno ingannevole ai danni dell’opposizione (facendola perdere se dovesse vincere) tale resterà, qualunque correttivo si pensi di introdurre. Chiedere al tacchino di partecipare al pranzo di Natale, non è un po’ troppo? Guai a farsi distrarre dalle false promesse. Questi al potere non ci rinunciano tanto facilmente.
E qui veniamo all’altra ragione che dovrebbe costringere il popolo dell’Unione ad essere, d’ora in avanti, quanto mai vigile. Ovvero: attenzione agli eserciti in fuga. Corrado Stajano ne ha parlato spesso su queste colonne. Quando un regime frana si verificano fenomeni incontrollabili e minacciosi. Da una parte, la fuga dei gerarchi a cui spesso segue il trasferimento, armi e bagagli, sulla trincea opposta ( e qui già ci siamo visto che lo stesso Berlusconi parla di topi che abbandonano la nave). Ma c’è anche il bunker, l’arroccamento disperato, il sogno dell’arma segreta capace di rovesciare il corso degli eventi, di trasformare ( appunto) gli sconfitti in vincitori e viceversa. Lo avevamo già scritto che pensare di avere già vinto poteva rappresentare per l’Unione l’errore fatale. Che Berlusconi di armi segrete (atomiche o truffaldine) ne aveva parecchie a disposizione. E che le avrebbe usate tutte. E che le userà tutte, stiamone certi, pur di averla vinta. Non ci ripeteremo dal momento che la realtà ha superato ogni immaginazione.