La lunga marcia
«Nel suo primo
rapporto interamente dedicato alla Cina, l'Organizzazione stima per il prossimo anno una crescita del 9,2%, a fronte di un'inflazione al 4% sia quest'anno che nel 2006. Dati che confermano la velocità di sviluppo dell’economia di Pechino che, entro quatro anni, diventerà il secondo esportatore al mondo dopo gli Stati Uniti. Il pil supererà quello di Italia a Canada. Si tratta di una evidente rivoluzione nell’economia e nel commercio mondiale». Interessante fotografia dell'avanzata del Drago cinese propostya da Marco Tedeschi su l'Unità di oggi.
da l'Unità del 17 settembre 2005
La lunga, inarrestabile marcia della Cina
di Marco Tedeschi
L’economia cinese rallenterà (si fa per dire) quest’anno e registrerà una crescita pari al 9% contro il 9,5% dell’anno passato. Questa è l’ultima previsione dell'Ocse che sottolinea come «in valore assoluto il pil cinese nel 2005 supererà quello canadese ed italiano». Nel suo primo
rapporto interamente dedicato alla Cina, l'Organizzazione stima per il prossimo anno una crescita del 9,2%, a fronte di un'inflazione al 4% sia quest'anno che nel 2006. Dati che confermano la velocità di sviluppo dell’economia di Pechino che, entro quatro anni, diventerà il secondo esportatore al mondo dopo gli Stati Uniti. Si tratta di una evidente rivoluzione nell’economia e nel commercio mondiale.
«Nel 2005 le proiezioni a breve termine dell'Ocse suggeriscono che il valore assoluto del pil cinese sarà superiore a quello di Canada ed Italia», si legge nel rapporto, dove si evidenzia che il boom economico dell'ultimo ventennio ha portato «una significativa riduzione della povertà». Molte riforme sono state portate a termine ma la strada da percorre è ancora lunga: Pechino, infatti, se vuole continuare a sostenere la crescita del paese deve spingere per una riforma del settore statale, del mercato del lavoro e di quello bancario. Certo è che - continua l'Ocse - le previsioni di crescita 2005 potrebbero essere non confermate. La Cina, infatti, potrebbe segnare un tasso di crescita decisamente superiore se le misure messe in atto dal Governo per frenare la corsa economica e le esportazioni si dimostrassero inefficaci.
«L'impatto della Cina sull'economia mondiale è stato accentuato dalla liberalizzazione degli scambi» avviato dal Wto negli ultimi anni. A trainare la crescita cinese è il settore privato, mentre quello pubblico continua a restare indietro ed a accusare ritardi. L'Organizzazione ritiene necessaria una ridistribuzione della spesa pubblica, che dovrebbe essere più mirata e privilegiare alcuni comparti, come l'istruzione. Fra le riforme che Pechino dovrebbe intraprendere ed accelerare, l'Ocse segnala quella del sistema bancario, pur ammettendo che molto è già stato fatto. C'è poi il sistema previdenziale, che potrebbe presentare delle difficoltà visto l'invecchiamento della popolazione. Altro aspetto importante, da non trascurare, è il mercato finanziario, che dovrebbe essere più competitivo ed efficiente.
La Cina, osserva l'Ocse, non corre tutta allo stesso modo: all'interno del paese ci sono profonde differenze, soprattutto fra le regioni costiere e quelle dell'entroterra. Un ostacolo questo che potrebbe essere superato migliorando la qualità dei trasporti.
Ma le grandi novità sul fronte orientale non sono finite: la Cina si appresta a diventare il secondo esportatore al mondo, alle spalle degli Stati Uniti. Nel corso del prossimo decennio Pechino supererà addirittura gli Usa e conterà da sola sul 10% del commercio mondiale di beni e servizi. In seguito all'apertura dei mercati, nel 2004 «le esportazioni cinesi di beni e servizi sono state superate solo da Stati Uniti e Germania, nonostante questi paesi registrino un pil decisamente superiore. Nel medio termine l'Ocse prevede che l'export cinese supererà quello tedesco nel 2008 - si legge nel rapporto - Dall'inizio del prossimo decennio, inoltre, le esportazioni cinesi potrebbero superare quelle statunitensi e rappresentare il 10% del commercio mondiale».
«La rapida integrazione della Cina nell'economia mondiale è, in larga parte, il risultato dell'insediamento delle imprese straniere in Cina - spiega l'Ocse -. Le imprese facenti capo a stranieri controllano l'export, contando su più della metà delle vendite oltreoceano».
Ultima notizia, non positiva, che riguarda l’Italia. L’anno prossimo, molto probabilmente, la Cina toglierà al nostro Paese il primato di maggior esportatore di mobili nel mondo.