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Alberto Biraghi
Il castello errante di Howl
Critica alla guerra, rispetto per la vecchiaia, diffidenza per la tecnologia (potenziale strumento di devastazione), amore, doppiezza della natura umana: c'è di tutto e di più nell'ultimo capolavoro di Hayao Miyazaki, creatore di "anime" visionario. ma soprattutto c'è la perfezione formale, che rapisce lo spettatore, lo annichilisce, lo sgancia dalla realtà. Due ore di full immersion in un trip di colori suoni e illusioni, dove - come ha commentato Luca che l'ha visto assieme a noi - per la prima ora non riesci a seguire la trama perché ti perdi nelle immagini. In effetti è straordinario quello che il maestro giapponese riesce a concepire e lo Studio Ghibli a realizzare.
La storia (da una novella dell'inglese
Diana Wynne Jones) si svolge presumibilmente in Mitteleuropa (dedotto dall'architettura della città, che ricorda Graz), in un inizio di Novecento popolato dalle prime automobili, ma il cui cielo è solcato da rudimentali macchine volanti che caracollano su strane ali meccaniche, proprio come le astronavi dei fumetti di
Flash Gordon. E' una trama complessa, a tratti oscura, che prescinde dall'esposizione dei presupposti (chi fa la guerra? perché? da dove viene è Howl? eccetera) e descrive gli eventi svincolandoli da un contesto che lo spettatore ha libertà di immaginare liberamente.
Non c'è altro da raccontare, perché questo gioiello è fatto soprattutto di emozioni. L'ennesimo capolavoro di un grande artista.
26.09.05 00:04 - sezione
cinema