
Perché si fa l'elemosina? Se lo chiede l'immortale Eduardo in
questo lavoro nato napoletano nel 1942 e tradotto in Italiano dall'autore stesso, all'epoca semi-esordiente. Eduardo racconta nel suo libro
Lezioni di teatro che questa è una storia quasi vera, perché elaborata da un fatto accadutogli. In due parole si narra di Ludovico Ribeira, che viene a sapere della morte del padre e scopre che questi viveva presso la facoltosa famiglia dell'avvocato Selciano, che lo ospitava per dar sfogo al proprio bisogno peloso di "fare del bene".
Il paradosso su cui si basa la storia è la pretesa di Ludovico di aver diritto a
"ereditare" la condizione del padre, subentrandogli nella condizione di beneficato, nel bene e nel male: vestendo panni inadeguati, scrivendo mediocri poesie per far ridere i suoi benefattori, accettando scherzi e piccoli soprusi.
Con questo testo molto pirandelliano - e parecchio dissimile dai suoi lavori successivi - Eduardo afferma che nell'ambito della carità, il rapporto tra beneficante e beneficato è equilibrato, perché entrambi fanno qualcosa per l'altro. Il primo consente al secondo di vivere (o quantomeno sopravvivere), ma in cambio riceve la possibilità di soddisfare un suo bisogno profondo, di compiacersi, di sentirsi in pace con la propria coscienza.
Diretto con eleganza da Andrée Ruth Shammah, il lavoro è una coproduzione del Teatro Stabile di Calabria e del Franco Parenti di Milano, ospitato occasionalmente dal
Piccolo di via Rovello. Ottimo nella parte del protagonista il napoletano Geppy Gleijeses. Superbo nella parte della zia il grande
Leopoldo Mastelloni, attore straordinario, cancellato a vita dalla RAI nel 1984 per una bestemmia che gli scappò in diretta. Andarlo a vedere e applaudirlo a lungo è un segno di rispetto e solidarietà per un grande artista rinnegato dall'itaglia più cialtrona e oscurantista.