Ma la proposta qual è?
"ma una delle riforme che VOGLIO è l'abolizione dell'utilizzo di stagisti nelle testate." proposta.
come realizzarla?
una volta esistevano gli operai, poi con l' introduzione delle macchine e della tecnologia nelle fabbriche, gli operai diminuirono drasticamente come forza lavoro. resistono solo quelli specializzati, individui ormai al di fuori del contesto operaio di rivendicazione collettiva, almeno nella maggior parte dei casi.
una volta esistevano i giornalisti, scrivevano per giornali piu' o meno indipendenti, facevano il loro mestiere di cronisti e di editorialisti.
oggi con internet le notizie si possono leggere gratis, senza bisogno di intermediazione e gli editoriali si possono travare facilmente sui blog o sui siti d' informazione. anzi grazie alla libertà dalla 'linea editoriale', quello che gli 'autorevoli' giornalisti non possono dire sui giornali, on line lo possono dire.
sintesi: anche se il confronto tra operai e giornalisti sembra un po fuoriluogo, soprattutto visto la differenza dell' apporto che le due categorie danno alla nostra società rispetto allo stipendio e i privilegi che conseguono, volevo solo farvi notare l' ormai inutilità di mestiere di giornalista vecchio stampo.
è l'università che autorizza sia gli studenti sia le testate a svolgere un periodo di stage gratuito,
basta impedire all'università di rilasciare queste autorizzazioni (sorta di liberatorie che servono solo all'azienda per motivi assicurativi e previdenziali)
si può anche pensare a stabilire un rimborso spese forfettario, in alternativa. e siccome è frequente che lo stagista torni per un secondo periodo, stabilire che il secondo periodo può essere effettuato in regime di collaborazione temporanea, quindi a pagamento.
questa era una proposta che volevo fare al convegno di micromega di cui si parla anche in questo blog, poco sotto, ma l'occasione mi si è rivelata come una sorta di spettacolino, e i ragazzi erano lì per vedere la guzzanti, non altro.
un po' come il sandwich year inglese.
Effettivamente si parla tanto di precariato non parlando degli stage. Oramai le aziende prendono solo stagisti da sfruttare e da buttare dopo 6 mesi. Se la cosa può anche andare bene per uno studente (che può prenderla come esperienza formativa) non può andare bene per gente laureata in cerca di occupazione. Il periodo di stage porta con se delle incognite ancora più grosse che molte persone non possono permettersi.
La politica tace, perchè molte imprese si reggono su questa manovalanza a costo zero. La politica neanche a parlarne.
indipendemente dal settore giornalistico questa tipologia di "lavoro" si riscontra in tutte le attività ,con gli stage , i praticantati ed altro. ci sono ditte che non hanno mai avuto dipendenti sfruttando i periodi di prova .
la soluzione c'era anni fa con i contratti formazione e lavoro e obbligo di assunzione dopo i due anni .ma si sono persi per strada.
Jello il paragone è calzante ma secondo me non nel senso che suggerisci tu. La trasformazione dell'industria, con la dislocazione e dispersione degli impianti, fa scomparire dai nostri schermi la classe operaia come un soggetto riconoscibile e definito e da l'illusione che con essa scompaiano le problematiche di cui era portatrice. Ma in realtà sono tutte lì come appunto la questione del precariato rende evidente.
Allo stesso modo l'incalzare dei nuovi media sembrano indicare che la crisi della carta stampata (crisi di vendite e crisi di qualità) possa essere scavalcata di lancio da rete, giornalismo diffuso, blog. Ma anche quì c'è l'inganno: quello che ci permette in cinque minuti di fare il giro del mondo delle testate e costruire la nostra rassegna stampa personale è il fatto che i soliti vecchi e scassati media tradizionali mettono in rete a disposizione di tutti il loro lavoro.
L'informazione informale funziona benissimo nel propagare le notizie e commentarle, ma da qualche parte ci deve sempre essere una fonte originale. E la fonte è più che spesso sempre il giornalismo professionale, semplicemente perchè un'informazione come si deve richiede tempo, risorse, capacità di approfondimento, mezzi.
l'abolizione degli stagisti non pagati non significa l'abolizione degli stagisti: detto piu' chiaro, gli stagisti vanno pagati.
esattamente ciò che intendo
se vengono pagati diventano collaboratori (nei vari modi in cui si può declinare il "titolo"). maggior dignità, ed un rapporto più sano tra persone e aziende e con il lavoro in sè.
in francia leggono onemoreblog?
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/10_Ottobre/06/stagisti.shtml