di Tiziana Russo, sorella di Marta Russo, a Repubblica
"Apro Repubblica come ogni mattina e vedo in prima pagina l'assassino di mia sorella nominato docente di storia e filosofia in un liceo di Roma. E' uno scherzo o è la realtà? Il pensiero che costui riconosciuto responsabile in via definitiva della morte stupida, assurda e ingiusta di mia sorella, si sieda su una cattedra per insegnare Hume, Kant e Nietzsche ad allievi poco più giovani della sua vittima... questo è veramente insopportabile.
Ho rivisto lo sguardo impietrito dei miei genitori sopraffatti dal rinnovarsi di un dolore perenne. Come fa ad esercitare un lavoro così delicato, sentendosi addosso nello sguardo degli allievi e dei genitori il sospetto delle domande inespresse che tutti possiamo immaginarci? Il filo della memoria corre a quegli anni del liceo quando il carisma di un insegnante poteva plasmare la nostra personalità e diventare un punto di riferimento.
Può essere adeguato a questo ruolo che faceva il 'tiro a bersaglio dalle finestre di filosofia del diritto' e anche allora aveva un ruolo di educatore? Mi piacerebbe guardare in faccia 'il professor Scattone' mentre in cattedra introduce i suoi giovani allievi alle tematiche dell'etica: prenderà se stesso come esempio?
C'è un pensiero che mi ossessiona: mi chiedo se nel punteggio per ottenere quella cattedra abbiano calcolato il servizio presso l'Università, evidentemente 'prestato senza alcun demerito'."
Divertente (o agghiacciante?) la dichiarazione dei nuovi studenti di Scattone: "Sa mantenere benissimo la disciplina: gli basta uno sguardo".
E te credo!
Ma a raccogliere i pummarola non lo potevano mandare? Non mi pare che Beccaria ne abbia scritto...
Insomma, filosofia e storia son forse le cose più vicine al diritto...
Carolina