Fuga da Se Stessi
di Luigi Cancrini
Difficile commentare su un giornale la vicenda di un ventottenne, figlio di una grande famiglia della borghesia italiana, direttore del marketing Fiat che entra d’urgenza in ospedale per un’overdose. Difficile e importante, tuttavia, perché sempre maggiore è la diffusione, fra i giovani e i meno giovani che se lo possono permettere, della cocaina e delle notti brave a base di cocaina, alcool e psicofarmaci che servono a bilanciare e correggere gli effetti della cocaina e la fatica delle notti brave. Proponendo un problema che è agli antipodi di quello del drogato inteso come una persona diversa e debole, tagliata fuori dalla produzione e dalla società.
Mettendoci di fronte insieme alla potenza di quello che è il nuovo orientamento del mercato delle droghe e alla importanza insospettata di un'angoscia che cresce nell'anima di quelli che hanno successo. Nel mondo solo apparentemente colorato dei vip, delle veline e dei nuovi pagliacci chiamati, per ritagliarsi un po' di visibilità, a mandare messaggi da una qualche isola dei famosi.
Lo dico da clinico, questo tipo di infelicità non è per niente facile da raggiungere o da incontrare. Costretti da sempre al sorriso o all'esibizione della loro «sovrumana» felicità i nuovi dei che popolano l'olimpo dell'Olimpo rotocalco-televisivo, non hanno alcuna familiarità, in genere, con le proprie emozioni e con i propri sentimenti. Vi è una curiosa e malinconica corrispondenza, infatti, fra la costruzione della maschera che annuncia il loro imperturbabile, irraggiungibile, superiore stato di benessere e le incapacità di chi alleva questi esseri fuori dal comune ad accorgersi del fatto per cui stanno allevando (combattendo, formando, costruendo) appunto degli esseri umani, con il loro bagaglio di incertezze, errori, dolori e inevitabili delusioni. Sta proprio qui, spesso, per chi riesce a riconoscerla nel corso di una terapia, la ferita nascosta e profonda delle persone che sembrano avere davvero tutto. Una ferita che a me è capitato così spesso di vedere alla base di quella avidità, di quel terribile «sempre di più» caratteristico delle persone che presentano una dipendenza da cocaina e, insieme, di quella loro altrettanto caratteristica frenesia di movimenti, di quel loro agire febbrile, riuscito o non riuscito e di cui si capisce da lontano quanto poco è libero, quanto è legato a un bisogno insostenibile di fuga che è prima di tutto fuga da sé stessi e dal rapporto con sé stessi.
Pazienti difficili da intercettare e da curare. Pazienti potenzialmente pericolosi per le responsabilità che portano nei confronti delle loro aziende e delle persone che da essi dipendono. Pazienti inseguiti da un dèmone che è tutto interno a loro e che ha origini lontane in una forma speciale di infanzia infelice: quella del bambino che avendo tutto non ha in effetti niente, che tutto può permettersi tranne che di manifestare il suo disagio, che tutto può permettersi tranne che di conoscere e di incontrare il mondo degli altri. Il mondo così com'è.
Può darsi che la mia sia una visione ideologica, ovviamente, ma quella che a me sembra sempre di sentire con forza, quando ascolto notizie di questo genere, è la consonanza dolorosa, su canali invisibili che da qualche parte tuttavia devono esistere fra il crampo doloroso e il senso di soffocamento vissuto da quelli che dovrebbero essere felici e rischiano di morire per una notte brava a base di cocaina, alcool e psicofarmaci e il dolore immoto dei bambini che soffrono e muoiono ora dopo ora in un mondo che è più ingiusto di quello che dovrebbe essere. Di quello che dovremmo, tutti insieme, tollerare.
(siccome sembra che per farsi capire sia obbligatorio l'uso del linguaggio del futbòl e una sintesi spasmodica, io commenterei solo così:)
fuori veronesi e dentro cancrini!
Per notare la differenza sul tema tra articolo serio (Cancrini) e chiacchiere in libertà (Aspesi) andate qui:
http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/cronaca/elkann/nottebrava/nottebrava.html
la aspesi scivola sciola scivola.... una caduta lenta nella banalità melassosa che da una (spesso) intelligente come lei è sintomatica della status quo... uo uo uo uo ....( l'eco)
Giorgio Vasta in nazione Indiana sullo stesso argomento:
http://www.nazioneindiana.com/2005/10/11/meditazione-su-lapola-cocaina-l%e2%80%99ha-inventata-dante-e-thomas-mann-conosceva-gli-agnelli/
L'infanzia infelice di chi avendo tutto in realtà non ha niente? Che culo che hanno in Pakistan!
A lavorare\andate a lavorare...