Fine della politica. Dopo il no di Veronesi.
di DAVID BIDUSSA
Riflettere sulla vicenda della fallita candidatura Veronesi a sindaco di Milano, può essere un buon esercizio per discutere sullo stato di salute della politica in Italia.
Dopo un lungo tira e molla, ieri pomeriggio Veronesi ha annunciato la sua rinuncia. Lo ha fatto con un comunicato in cui tra l'altro sottolinea che in quanto uomo di scienza è abituato a esprimersi nettamente: come a dire che forse non si ritiene all'altezza delle sottigliezze della politica e dei suoi gerghi.
Sarebbe sbagliato se qualcuno vi intravedesse una critica da impolitico. Umberto Veronesi ha alle spalle una esperienza di ministro dove non ha sbagliato mai il linguaggio pubblico. Il riferimento è al polverone sollevato rispetto alle sue parole a proposito del sostegno finanziario alla ricerca di cui si è fatto garante il Ministro della Sanità Francesco Storace. Un elogio del "nemico" che il centrosinistra ha subito stigmatizzato.
Uscendo dallo scenario della politica non rinuncia - e giustamente - a dire una cosa: che la scienza è una carta per lo sviluppo.
Riconoscere che l'esponente di un governo anche avverso la valorizzi non significa fare gesto di sottomissione. Ma questo è uno stile che la politica non sa apprezzare.
Nel frattempo altre candidature restano sul campo. Il popolo dei blog ha proposto un nome: Ivan Scalfarotto. E' anche possibile che alla fine il candidato sia un nome del tutto inedito.
E' un bene che tutto questo avvenga allo scoperto senza riunioni in segrete stanze. Diciamo che è una prima significativa vittoria della politica in piazza. Forse, alla fine, sarà anche l'unica.
Resta da chiedersi che cosa sia oggi la politica? Attrae ancora? E' pensata come una chance?
Si e no. Nessuno sembra rinunciare ad andare in piazza come supporter. Ma nessuno sembra davvero intenzionato a fare il candidato. E' successo a Pippo Baudo che ha detto di no. In maniera indiretta, Luca Barbareschi ha declinato l'offerta. Al Bano ha già dichiarato il suo non interesse.
La lista dei candidati-immagine potrebbe essere allungata all'infinito (perché no Valentina Vezzali?), ma la sostanza non cambia: la politica è alla ricerca di volti che attraggano perché i suoi uomini non sono spendibili, oppure ritiene che i suoi amministratori, pur avendo svolto dignitosamente il proprio mestiere non siano in grado di parlare alla pancia e al cuore degli elettori.
Trovata la faccia giusta, bisogna rispondere a un'altra domanda: Che cosa significa amministrare oggi? Ci sono spazi autonomi oppure si ereditano impegni, politiche, progetti di chi ci ha preceduti e dunque si finisce per essere gli amministratori degli effetti - talora indesiderati - dei sogni degli altri? E' davvero così importante amministrare una città o questo esercizio di potere perde appeal se la finanziaria taglia fondi e obbliga a fare l'esattore fiscale?
Il fascino della politica non è più quello della società civile che riprende nelle sue mani l'amministrazione. L'orizzonte è una gestione e con un risvolto: l'inutilità della politica. E tanti saluti all'etica pubblica.