Arriva Chavez il castigamatti
di Maurizio Chierici
L’attesa per il discorso di Hugo Chavez a Milano (Camera di Commercio, ore 17) nella seconda Conferenza Nazionale sull’America Latina, è segnata da una grande curiosità. Prima di tutto perché Chavez viene presentato come bizzarro castigamatti della cultura politica occidentale. Ha riesumato l’indipendentismo bolivariano col piglio di un parà che non trattiene gli aggettivi. Nei giorni della crisi energetica - produttori arabi tormentati da mille guai ed uragani che hanno sgualcito pozzi e raffinerie della prima America - è diventato il più importante fornitore di petrolio degli Stati Uniti, potenza della quale non sopporta egemonia e denuncia manovre più o meno oscure con l’enfasi di chi ignora il bon ton delle diplomazie. Nel pomeriggio avrà davanti Roberto Formigoni, idee naturalmente diverse, e Josè Miguel Insulza, protagonista nella lotta democratica del Cile contrario a Pinochet ed oggi segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani a dispetto delle manovre di Condoleezza Rice. Voleva un messicano malleabile, ma Chavez e Lula hanno guidato l’opposizione e Insulza ce l’ha fatta. Ci sarà Fini, sensibile al voto italiano all’estero, e gli italiani del Venezuela dopo un primo innamoramento per Chavez, fanno ormai parte della borghesia in rivolta. Sarà interessante ascoltarne i rimproveri acchiapavoti all’estero. Berlusconi lo vedrà più tardi, «bilaterale di Stato», ma la giornata milanese comincia in modo diverso.
Appena sbarca, via ad Appiano Gentile, quattro chiacchiere coi sudamericani dell’Inter. In albergo vuol parlare con Dario Fo. Chiude la giornata discorrendo con le Ong del volontariato. Più populista di così si muore. Chavez salirà sul palco preceduto dalle presentazioni di giornali che hanno frugato nel pittoresco delle sue debolezze trascurando una realtà molto più complessa dei giochi piacevoli di parole dedicate ai lettori della domenica. Lettori spesso costretti all’irrealtà da un’informazione scherzosa o astiosa costruita sul dogma longanesiano del noi siamo noi e quelli che non ci somigliano restano dei bischeri. Informazione che non inventa ma dimezza le cronache trascurando le spiegazioni e facendo precipitare nel grottesco il protagonista sottotiro. Purtroppo un grande amico ed un giornalista raffinato, maestro nel rivoltare la realtà italiana fino all’ultima piuma per documentare senza riverenze le disavventure del Paese, ha presentato Chavez affidandosi esclusivamente ad archivi più o meno elettronici. La sintesi di Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 14 ottobre, raccoglie luoghi comuni senza dar conto di cosa c’è sotto. Proprio il tipo d’inchiesta mai dedicata a Berlusconi e ai berlusconini di provincia ai quali riserva profili memorabili e documentatissimi. Il Chavez che Stella presenta alla Conferenza di Milano strapazza la brava gente in sintonia con un alleato che nessuno immaginava: Silvio e Hugo uniti nella lotta. Non è che Berlusconi si sia scomposto oltre il dovuto, ma ha avuto la debolezza di mandare il nostro ambasciatore a Caracas con una lettera di congratulazioni per la riconferma a presidente. Forse «perché fa un sacco di cose che potrebbero piacere al Cavaliere». E il Cavaliere lo incontra sia pure nei doveri della «bilaterale» forse del petrolio. Chavez «tracima video e populismo, ma prende anche decisioni sgradevoli». L’elenco è onesto: Chavez fa proprio certe cose, ma non si spiega perché. Importa medici da Cuba in cambio di petrolio. Verissimo: come mai li importa? Risposta lasciata alla fantasia del lettore. Li importa perché Chavez ha costruito nelle montagne o nelle piccole città senza ospedali, o nelle capitali dove gli ospedali che funzionano sono privati, nuclei sanitari per evitare migrazioni penose: trecento chilometri in corriera nella speranza di finire nei corridoi di qualche posto dove sia possibile farsi curare. Risposta dei medici invitati a gestire le nuove strutture sanitarie: non siamo mica matti, andare in montagna, perderci nelle campagne? Dalle nostre città non ci muoviamo. Sciopero di protesta, cortei e paralisi per più di un mese. E Chavez chiede aiuto per gli ospedali vuoti al suo mito personale, insomma Castro, il quale compensa opportunità e amicizia chiedendo d’esser pagato in oro nero. Evita black out e rompe l’embargo Usa. Chavez pretende che milioni di inquilini delle favelas imparino a leggere e scrivere? Nessun istituto manda i suoi professori fra gli stracci. Ecco che gli alfabetizzatori arrivano d’altrove, e non solo dall’Avana. E poi Chavez vuole che lo Stato si riappropri di latifondi abbandonati e da mezzo secolo pascolo improduttivo nelle mani di grandi padroni illegittimi. Terre ai contadini affamati, come recitavano cattolici e comunisti italiani, anni Cinquanta. Scoppia la rivolta in difesa della proprietà privata minacciata «dal socialismo del dittatore». Invece Chavez fa solo ciò che il Lula del Brasile non può. Non può espropriare i non proprietari che si aggrappano al federalismo corrotto di certi Stati organizzando leggi ad personam e le terre restano nelle stesse mani che distruggono la foresta per piantare soia. L’Amazzonia va in fumo, il Venezuela prova ad evitare il fumo. Le porpore di Rosario Castello Lara fanno sapere che il presidente è psicopatico: dopo il colpo di stato fallito, la Chiesa venezuelana ha riconosciuto un governicchio durato 12 ore battendo nel tempo perfino gli Stati Uniti che avevano organizzato il golpe. Ma a differenza dalla conferenza dei vescovi, la chiesa di base, centinaia di religiosi e missionari stranieri, difendono Chavez non per i discorsi roboanti e interminabili ma per la speranza che distribuisce ai senza niente sia pure nelle improprietà delle maniere. Certe statistiche annunciano che la povertà cresce, ma le statistiche tengono conto dell’ondata di emigranti che si rifugiano in Venezuela dove il passaparola fa sapere che sta succedendo qualcosa di nuovo? Irrazionale, irresponsabile, se ne può parlare, ma a pancia piena. Prima di Chavez, per trent’anni, il 23 per cento del petrolio del quarto produttore del mondo (praticamente quando estrae il Kuwait) è uscito dal paese senza passare dogana e senza sapere chi intascava i miliardi. Silenzio di parititi e sindacati. Una certa parte della società si è allargata così. Adesso non le mancano i mezzi per protestare e riempire giornali, Tv e archivi dei quali è padrona assoluta in Venzuela, sperando che qualcuno finisca per pescare le mezze verità. Può darsi che questo Venezuela diverta i lettori italiani, purtroppo stiamo diventando ogni giorno meno diversi, ma senza petrolio.
Classico dittatore sudamericano fascista, peronista, populista..quelli che a sinistra lo si dovrebbero vergognare. Ma siamo alle solite: tutto ciò che risulta apparentemente anti-americano (anti-capitalista) diventa improvvisamente buono e giusto, dall'islam fondamentalista a Woytila a Chavez. Questa, ormai, è una sinistra che ha perso l' orientamento (e si suoi valori di libertà). Ed è un peccato.
la destra invece trova giusto solo cio' che porta sottocosto petrolio negli usa
Bò, Olegna, se gli USA di Bush impongono a tutto il mondo la loro "Pax" imperiale, di libertà ne vedo comunque poca.
E' naturale che se un Bush, che fa il liberatore di popoli solo quando fa comodo a lui, mi demonizza un Chavez o chiunque altro, a sinistra si senta puzza di bruciato.
Non si tratta di dire quelli sono buoni o sono cattivi, ma che gli USA (o la Russia o la Cina o qualunque altra "potenza imperialista") non si dovrebbero permettere di imporre a questo o a quel popolo governi ad essa graditi.
Che poi certi personaggi, probabilmente poco raccomandabili, costituiscano per una certa sinistra qualcosa di "buono e giusto", a prescindere da certe loro malefatte, hai ragione tu. Però non è tutta la sinistra che la pensa così.
A me, come ad altri, interessa piuttosto avere una corretta informazione. In una situazione caotica e difficile come quella dell'America Latina, con problemi di sottosviluppo e povertà spaventosi, interessa capire, conoscere.
Io non ho nessuna simpatia, per es, per Fidel Castro o per Chavez, però se mi informano che danno istruzione, sanità, case e il minimo indispensabile alla povera gente dei loro Paesi, ebbene credo le loro politiche meritino comunque la giusta attenzione.
Come eventualmente le loro malefatte meritano le giuste denunce.
Però, sinceramente, non me la sento di dire che sarebbe meglio tornassero a governare i latifondisti, le multinazionali e puttanieri vari.
La destra reazionaria, i latifondisti, ecc. in America Latina sono stati autori di terribili delitti (e te lo raccontano missionari cattolici, mica cattivi comunisti).
Alla fine, ti chiedi, cosè peggio?
Per fortuna in America Latina c'è anche una sinistra democratica, mi riferisco per es. a Lula, (che tanto entusiasmo aveva suscitato e invece sembra aver clamorosamente mancato i suoi obiettivi).
Dipenderà da obiettive situazioni internazionali ma forse anche da incapacità, scarsa maturità democratica, non so. Comunque personalmente mi sento più vicino alla sinistra democratica che ai vari Chavez, Fidel, ecc. Te lo assicuro.
Però, Olegna, cercare di capire cosa succede e non fare di tutt'erba un fascio non credo sia così male.
gerry, ti do abbastanza ragione. la cartina di tornasole per me rimane il nepal: un sovrano pluriomicida che ha tolto anche le piu' banali liberta' borghesi rimane il pupillo dei venditori di armi inglesi (e non solo) per soffocare il suo popolo nel sangue. al suo confronto chavez e' san francesco. i due pesi e due misure usati dagli usa dipendono non dalla qualita' morale delle dirigenze ma dall'interesse predatorio nelle risorse e dal comportamento piu' o meno servile delle elite dei pasesi poveri.
Perchè? Il dubbio è tra Chavez e i latifondisti (tutte da verificare,poi, le grandi iniziative "umanitarie" del suddetto)?
Nel mondo non esiste altro?
E il grande pericolo mondiale è l'imperialismo americano, ubiquo e tentacolare?
Tutti i regimi dittatoriali africani e sudamericani, sono tutti solo dei fantocci dell'occidente?
Ne siete così sicuri?
Ricordo gli entusiasmi per Woytila per il suo terzomondismo anti-americano; ci si dimenticava che effetti devastanti avessero avuto le posizioni dello stesso contro le politiche demografiche in Africa ed in Asia..
Insomma: è vero che non si può fare do tutte le erba un fascio, ma parteggiare per qualunque dittatorello di bananas purchè anti-americano è un errore enorme.
Ricordatedi che le cossiddette bandiere della pace nacquero durante la guerra di Corea, nelle mobilitazioni organizzate dall' URSS a favore del regime del Nord (Ki mil sung).
Non penso che oggi ci sia più nessuno che pensi che nella Corea del Nord si viva meglio che in quella Sud. O no?
Si Olegna, non siamo così ingenui.
Io, personalmente, non vedo sempre la mano degli USA dietro ad ogni regime.
E sono d'accordo con te che fortunatamente al mondo esiste ben altro.
Non amo militari e militaristi, quindi Chavez e Fidel, te lo ripeto, non mi piacciono. Tantopiù Fidel che è un dittatore (Chavez mi sembra non ha ancora abolito il pluralismo ma potrei essere mal informato).
Per le stesse ragioni non mi piace nemmeno Bush che, vorrai convenire, visto che esercita sul nostro pianeta un'influenza ben maggiore di vari dittatoruncoli, è forse ben più pericoloso.
Gli USA, mi dirai, sono una democrazia. Sono d'accordo, però il problema è che lo sono al loro interno (ok, con tutti i limiti di condizionamento mediatico delle nostre democrazie), poi fuori prevalgono ben altre logiche di pura tutela di certi interessi economici.
Quindi non mi lascio condizionare dalla loro propaganda contro altri regimi, che avranno si le loro pecche, ma ai quali loro non hanno diritto di imporre nulla, e ben poco da insegnare. Non li eleggo ne a modello di democrazia, ne li legittimo "gendarmi del mondo" come molti fanno.
Se poi mi dici che la sinistra dovrebbe mantenere rapporti più che con i Chavez o Fidel con altri movimenti democratici di quei Paesi, perfettamente d'accordo. I miti rivoluzionari violenti e militaristi l'hanno danneggiata e portata alla deriva fin troppo.
gli amici venezuelani mi dicono e ripetono che la variabile chiave e' il petrolio, che manda l'acqua all'insu' e che puo' tener in piedi qualsiasi regime. questo e' ben descritto nell'uno e nell'altro articolo. pero', l'altra cosa che mi sembra importante, che e' descritta da stella in modo oscuro e' il ruolo di chavez nel america del sur, che sempre sulla scorta del potere datogli dal petrolio, sta riproponendo un sistema di alleanze politiche ed assistenza reciproca, mirando anche credo ad assurgere ad un ruolo dileader. a me, che cerco di vedere il bene, sembra che questo si possa pensare come un processo simile a quello che ha portato agli stati uniti di europa. a stella, che idealista non mi sembra essere, questo processo puo' essere liquidato sprezzantemente come bolivarismo---come se fosse un offesa, poi. ma poi, saro' davvero un idealista? il fatto e' che non dimentico in che situazione siano finiti argentina e brasile seguendo le politiche economiche del fmi, e penso che la ricerca di nuovi equilibri socio-politici sia un dovere di importanza primaria degli uomini politici di quel continente. infine, pero' devo ammettere che l'ultima cosa detta da stella e' importante: che i preti (piu' che le gerarchie cattoliche) nel sud america hanno avuto un ruolo importante e prezioso, mi stupisce che chavez non cerchi una mediazione piu' articolata. mi piacerebbe liquidare questo come venenum est in cauda perche' stella mi fa spesso star male, ma devo ammettere che non ho elementi per giudicare questo punto. devo richiedere agli amici venzuelani o a voi se ne sapete di piu'.
"Tutti i regimi dittatoriali africani e sudamericani, sono tutti solo dei fantocci dell'occidente?"
no, ci sono anche gli "stati canaglia"...
ovvero: dimmi con chi fai affari, dimmi a chi vendi sottocosto le tue risorse, e ti diro' chi sei. ovviamente le manovre americane (attentati, colpi di stato, insomma tutto quello che abbiamo visto bene all'opera in italia) si scatenano solo in "certi casi" che non hanno nulla a che vedere col benessere sociale o con la moralita' delle classi dirigenti, ma solo con gli interessi delle multinazionali che attualmente scelgono i presidenti fantoccio usa.
e' l'impero, baby
e questo e' il suo crepuscolo
cosa succedera', poi, rimane un mistero
alors mi ricordano che la chiesa ha appoggiato l'elezione di chavez, e insistono sul fatto che i limiti della persona (descritti da stella) sono fatti non opinioni. insomma, magari stella non vede tutto il quadro, ma presenta elementi obiettivi utili per farsi una opinione ed eventualmente prendere le distanze dal tizio. ovviamente siamo in pura descrizione soggettiva, xk1' lo ammetto che gli amici venezuelani sono solo 2.
Suppongo si trattasse di VDGG - every bloody emperor...
Comunque non è così.
Tutta l'Africa e tre quarti dell'Asia sono in mano a gruppi di potere di stampo para-criminale; con alcuni di questi l'occidente, gli Usa e non solo, fanno affari + o - onesti.
L'errore è di credere che questi stati canaglia sono tali perchè trafficano con gli Usa; qualcuno è possibile, altri sicuramente no.
Il secondo errore -mortale- è quello di pensare che vi possa essere giustizia o morale fuori dalla libertà; la storia ha già fatto giustizia di questa ipotesi, ma vedo che qualcuno ancora cade nell'equivoco..(chiamiamolo così).
Infine the empire..colpevole, sicuramente, ma ..ahimè..sempre meglio dei "barbari" che si vanno riunendo ai suoi confini..
Da PeaceReporter.net :
“A livello istituzionale la Chiesa sta contro Chavez. Tutta la Conferenza Episcopale è dalla parte dell’opposizione. Ma di preti che lavorano con la gente ce ne sono molti, anche se in genere non escono allo scoperto, non si espongono sui media come certi vescovi”. A parlare è Matias Tamunas, parroco di San Bonaventura, un quartiere alla periferia di Ciudad Guayana, a sud Caracas, sull’Orinoco.
Matias, prete spagnolo, da trent’anni in Venezuela, a San Bonaventura lavora con i poveri, organizza cooperative di lavoro, offre spazi per l’alfabetizzazione degli adulti. Fa parte, cioè, di quella Chiesa che, contrariamente al clero ufficiale, si è schierata dalla parte del proceso innescato da Chavez.
“Stiamo vivendo un momento speciale, qualcosa di assolutamente nuovo”, spiega Matias. La gente si allontana dai riti ufficiali e si avvicina ad una religiosità ‘di strada’, fondata sulla solidarietà. La vita ha preso il posto del tempio. La popolazione si è accorta che i vescovi non sono dove stanno la vita, l’allegria e la sofferenza della gente. Per quest o, sempre più difficilemente accetta i consigli di chi sa solo riempirsi di parole e sentenziare da un pulpito. Qui, a città Guyana, ad esempio, la nostra parrocchia lavora a stretto contatto con i problemi di tutti i giorni: stiamo facilitando le pratiche burocratiche perché le famiglie possano beneficiare dei programmi di credito varati due anni fa dal governo. Si tratta di prestiti minimi, che servono ad avviare delle micro-imprese: un calzolaio, un chiosco per vendere ciambelle, una sala web… L’anno scorso siamo riusciti a farli ottenere a 65 famiglie. Ma è un processo in crescita: quest’anno, le richieste inoltrate sono ben 688.
E ancora: stiamo organizzando corsi di tutti i tipi: per imparare un lavoro, ma anche lezioni di comunicazione, di locuzione, di autostima. E’ proprio l’autostima – degli emarginati, di chi è sempre stato escluso da qualsiasi decisione- quella a cui puntano i moltissimi progetti di istruzione avviati dal governo di Chavez. Per la prima volta, noi preti della Chiesa ‘di base’ abbiamo gli stessi obiettivi del governo. Così, se se questo finanzia dei progetti, noi offriamo gli spazi per realizzarli o aiutiamo la gente a chiederli.
Per le sue posizioni così rigide ed elitarie, la Chiesa cattolica ufficiale,in Venezuela sta perdendo colpi. Nel nostro Paese, più dell’85 percento della gente è battezzata con rito cattolico. Ma i praticanti sono pochi. E molti, negli ultimi anni, si stanno avvicinando all’Evangelismo. Solo qui attorno, nelle periferie di Ciudad Guyana, continuano a nascere nuovi edifici di culto evangelico. A differenza del Cattolicesimo ufficiale, l’Evangelismo ha,nelle sue gerarchie, voci molto più disponibili al dialogo. Ed è meno dogmatico, più umile, sta dalla parte dei poveri e a favore del ‘proceso’ di Chavez”. Non a caso – conclude scherzando Matias -si dice che Chavez abbia tolto alla Chiesa la bandiera dei poveri”.
C’è anche chi, della Chiesa ufficiale in Venezuela ha dipinto un ritratto poco edificante. Lo ha fatto in un libro: “Venezuela, Iglesia en conflicto”. L’autore, Gilberto Girardo Vergara, sacerdote pentito e ora insegnante a Guarena, sobborgo a 30 chilometri da Caracas, spiega: “Di Chavez, può non piacere la persona, ma non gli si può negare il merito di aver varato una serie di efficaci programmi a favore delle fasce più emarginate della popolazione: proprio quelle che la Chiesa dovrebbe difendere.
Cosa fa, invece, la Chiesa ufficiale in Venezuela? Nient’altro che proclami politici a difesa dell’opposizione antichavista e, nel concreto, della Coordinadora Democratica. Prima di esprimersi, gli alti prelati attendono le dichiarazioni della Coordinadora, per poi ripeterle dal pulpito. O, ancora peggio, serbano un silenzio colpevole di fronte a fatti in cui la Chiesa è implicata, come il golpe dell’aprile 2002 contro il presidente, o lo sciopero e il boicottaggio di PDVSA, costato al Paese danni per 12mila milioni di dollari.
La corruzione di queste alte gerarchie è enorme. Soprattutto, è direttamente proporzionale alla collusione con gli interessi di una minoranza: quella rappresentata dall'opposizione, che in Venezuela ha sempre detenuto e ancora detiene quasi tutta la ricchezza del Paese”.
"Il secondo errore -mortale- è quello di pensare che vi possa essere giustizia o morale fuori dalla libertà"
ma di quali liberta' si parla? e di chi?
la liberta' di capitali, che distrugge le societa' coll'evasione fiscale? la "liberta' di ricerca" e difesa del copyright, dietro cui si cela la privazione di medicine al terzo mondo? etc etc
c'e' fin troppa gente che non ha di che mangiare. e questo, gia' lo diceva confucio, e' il primo elemento fondamentale che deve venire prima di tutto.
ci siamo dimenticati persino delle ovvieta' del confucianesimo classico?
anteporre le liberta' di pochissimi a scapito della sopravvivenza di molti e', questo si', errore mortale. letteralmente.
barbaros ad portas? forse, ma per ora sono sul libro paga dell'imperatore per far paura ai suoi sudditi...
toni_i, stavo per scrivere "le liberta' di chi?", ma ci hai pensato tu. sono d'accordo. la liberta' non e' all'interno del recitno (letterale), ma se non c'e' recinto. e chavez, sta cominciando a romperlo il recinto. che ci sia un rischio di accentramento di poteri e' fuori dubbio, ma quando olegna scrive "Classico dittatore sudamericano fascista, peronista, populista..", sta dimenticando da che parte e' stata la ricchezza in Venezuela e cosa questo abbia fatto nascere in chi ha visto in Chavez una possibilita' di riscatto. mi sembra sia ancora presto per certe etichette.
stiamo a vedere...
1 aggiornamento: il brutto carattere/dirigismo di chavez sopra discusso diventa sempre piu` visibile all'interno. una brutta spia sono gli scontri studenti polizia, sorti perche` hanno sospeso le elezioni interne nelle universita'. in generale l'accademia libera sembra essere mal tollerata. riporto la conclusione di una lettera che ho ricevuto da poco dal venezuela "spero che voi europei riusciate a capire le cose che succedono al di fuori dei contorni ideologici e che non ci lasciate soli"
Questo Chavez è uno scandalo. E c'è pure chi spende parole di ammirazione...! Senza vergogna, lui è quell'altro pazzoide boliviano, Morales...se non fosse per il petrolio...