Libertà di stampa vado cercando
di Oreste Flamminii Minuto
Il 7 ottobre scorso ho partecipato alla trasmissione «Viva Voce» di Radio 24 che trattava della libertà di stampa in Italia. Il responsabile dell'informazione dei Ds e quello di An alla domanda di Giancarlo Santalmassi, direttore di quella emittente, se in Italia esistesse la libertà di stampa hanno risposto senza esitazione «sì». La stessa risposta hanno dato Ritanna Armeni del Manifesto e Mauro Paissan garante della Privacy. Io ho risposto «no». La trasmissione, poi, si è sviluppata verso altre tematiche sulla libertà di stampa per terminare con l'unanime constatazione che «oggi non esiste più il giornalismo d'inchiesta».
Singolarmente, quello stesso giorno, era in edicola il settimanale L'Espresso con l'inchiesta sui Cpt di Lampedusa e Agrigento nella quale si raccontava come un giornalista, Fabrizio Gatti, per scoprire quello che accadeva in quei posti, era stato costretto a buttarsi in mare, farsi raccogliere come naufrago, farsi passare per «curdo». Il tutto per potere informare la pubblica opinione quanto fosse poco edificante la situazione generale oggettiva dell'accoglienza e gli abusi «nonnisti» di alcuni degli addetti alla sorveglianza di quei poveri disgraziati che cercano in Europa di migliorare la loro condizione di reietti.
Sul perché il giornalismo d'inchiesta non fosse più praticato, gli autorevoli partecipanti fornivano risposte vaghe («interessa poco...», «non interessa più per le materie trattate...» ecc.). Io affermavo che il giornalismo d'inchiesta «è proibito» e fornivo rapidamente tre esempi (Il Sifar, Capitale Corrotta Nazione Infetta, e Il Grande Orecchio ) che pur denunciando episodi che «oggi» storicamente e politicamente sono recepiti come «verosimili» (se non «veri»), all'epoca erano finiti tutti con la condanna dei giornalisti che avevano osato proporli alla pubblica opinione. E Fabrizio Gatti avendo «ricercato le notizie», come prevede la Convenzione dei diritti dell'uomo, (e, cioè, usando un suo diritto), per fare giornalismo d'inchiesta, rischia la galera.
L'altra sera Adriano Celentano ha rivelato che secondo Freedom House of the Press, l'Italia è al 77° posto della classifica con una informazione «parzialmente libera», e Stefano Gentiloni, Presidente Vigilanza Rai, nella stessa trasmissione di Giancarlo Santalmassi ha detto di non credere a quella classifica, anche quando Santalmassi gli ha fatto notare che quella classifica dipende, tra l'altro, dal «contesto delle leggi dei singoli paesi».
È singolare che per far sapere che l'Italia è un paese parzialmente libero in materia di informazione si debba attendere Adriano Cementano, nello stesso momento in cui i responsabili dell'informazione di due grandi partiti (Ds e An) affermano invece il contrario! Questo denota che non siamo messi molto bene. E denota che il vero problema non è tanto se sia permesso esprimere le proprie idee, ma se sia proibito denunciare scandali acquisendo le prove di quegli sandali. Altrettanto singolare è il fatto che importanti personalità politiche dei due schieramenti facciano finta di non sapere che vi sono leggi che impediscono il concreto esercizio della libertà di stampa. Ma sarebbe addirittura scandaloso se con l'auspicabile cambio della maggioranza nel prossimo parlamento non si ponesse mano a una riforma vera del diritto dell'informazione che abolisse quelle norme, restituendo all'informazione il suo naturale ruolo di violatore istituzionale di tutti segreti, con la possibilità di invocare ogni tipo di esimente per difendere il diritto-dovere di informare.
Certo, se chi si occupa della riforma del diritto all'informazione afferma pubblicamente che in Italia esiste la libertà di stampa, c'è poco da stare allegri.
bè, finchè la gente non si porrà il problema della libertà di informazione in Italia perchè "ci stanno l'unità e pure il manifesto", la vedo dura...
Beh, "ci stanno" pure Liberazione, Diario, Cuore, Micromega, Rinascita, Smemoranda, News, eccetera, eccetera, eccetera...
Ah, tra gli esempi più macroscopici dimenticavo Repubblica ("Quotidiano fondato da Eugenio Scalfari") e l'Espresso, chiedo venia.
il fotone, dice il vocabolario, e' una particella elementare senza massa. non c'e' scritto se abbia una testa, ma se ce l'ha, gli serve solo per tenere separate le orecchie.
"Le serve", non "gli serve".
IL fotone, "IL" ovvero genere maschile.
per fortuna che c'e' il gran genio del fotone che corre in aiuto del governo della mafia e della massoneria, il governo degli assassini e dei ladri, il governo delle mignottone da esibire come trofei. grazie foto'. vedrai che un posto da gerarca alla fine te lo danno a fregene. auguro un platano sulla tua strada. con placanica ha funzionato.
avete letto che il berlusca a chiesto una puttana rumena gratis al primo ministro rumeno?
il berlusca piace giustamente ai macisti da spiaggia, agli invertebrati in cravatta e mercedes, alla feccia piu' squallida ricca e ignorante della societa'.
con questi non ci puo' essere nessun accordo, nessun compromesso, nessuna zona grigia. nessuna bicamerale, nessun "civile dialogo", nessun processo "equo". vanno trattati come cani rabbiosi quali sono.
Il soggetto della frase era "una particella" e non il fotone.
A parte ciò: leggo "vi sono leggi che impediscono il concreto esercizio della libertà di stampa". Potrei conoscere quali siano? Lo chieedo perché proprio non lo so.
Grazie.
Depejo, se per te nella frase
"il fotone, dice il vocabolario, e' una particella elementare"
"una particella elementare" è soggetto, ti consiglio di andare a ripassare la cara vecchia analisi logica (programma di terza elementare credo...)
"vi sono leggi che impediscono il concreto esercizio della libertà di stampa". Potrei conoscere quali siano?
ad esempio il fatto che giornali e periodici debbano avere il direttore iscritto all'albo dei giornalisti. questo e' un casino non da poco per la stampa anarchica. ti tocca chiedere a un giornalista di "sputtanarsi" coi suoi padroni per fare da prestanome e poi finisce pure a processo per quello che normalmente si scrive. e' un modo come un altro per impedire la diffusione di idee e di giornali che non hanno mai pubblicita' commerciale. cioe' sono liberi.
oppure, altro esempio, il dover mettere obbligatoriamente la stamperia nei manifesti. e' un ottimo sistema per controllare e portare in commissariato la gente.
capisco che per chi ha la mente offuscata dal casermismo delle liberta' (negate) queste siano delle novita'...
Mi associo al vostro sdegno nei confronti della evidente semilibertà di stampa che piaga l'Italia.
Infatti come ha sostenuto l'autrice del report che ci colloca al 77esimo posto al Mondo, un paese dove viene processato e condannato Lino Jannuzzi per le motivate opinioni da lui espresse non può considerarsi libero.
Questo processo è stato l'elemento determinante per sbatterci al 77esimo posto.
Verificate pure.
Allora, quando scendiamo in piazza fianco a fianco a manifestare il nostro comune sdegno?
Forza, dai!!
Non dire cretinate Bubbolo, tra persone perbene le affermazioni sono sostenute da chi le fa, non da chi le vuole eventualmente contestare. Ovviamente - vista la cricca di cui fai parte - sei escluso dalla suddetta categoria, il che è pure un po' peggio che essere un semplice troll.
Il fatto che io sia o meno una persona per bene non riguarda minimamente la verità dei fatti: la quale dice, graniticamente, che il processo a Jannuzzi è stato l'elemento determinante per il nostro scadimento a semi-free.
E' uscita qualche giorno fa una edificante intervista alla autrice del report.
Vattela a leggere, o summa della perbenità.
Peccato per la manifestazione...credevo fosse anche un mio Diritto Costituzionale...va beh...andrò a lanciare molotov insieme agli ambientalisti...
i soli ambientalisti che vorrebbero bubbidolo tra i loro sono i "centopercento animalisti": una formazione sotto cui si nasconde forza nuova.
vacci: cosi' ti divertirai coi tuoi pari
Eh si, Tonni, lo so: difetto dei requisiti di sistema.
Peccato: anche io avrei voluto contribuire alla tua salvaguardia e protezione...
1) L'autrice del report non ha affatto detto le cose che tu riferisci;
2) Lino Jannuzzi è stato condannato al carcere (peraltro a domicilio e solo di notte) non per "le motivate opinioni da lui espresse", bensì per aver accumulato una serie di condanne (con sospensione della pena) per diffamazione, ma soprattutto per avere, in più di un'occasione, continuato a ripetere, anche dopo le condanne, le stesse calunnie per le quali era stato condannato;
3) Jannuzzi non è la causa determinante del 77° posto. Il rapporto di Freedom House in cui l'Italia passa da "libera" a "semilibera", dal 53° al 74° posto, viene pubblicato il 28 aprile 2004 (relativo al 2003), mentre l'arresto di jannuzzi viene disposto il 19 luglio 2004, cioè quasi tre mesi dopo. Strano che il nostro paese sia stato dichiarato "semilibero" (categoria in cui si trova tuttora) per un fatto che sarebbe avvenuto quasi tre mesi dopo, non ti pare, Bubboletto? Infatti i motivi della retrocessione non nominano Jannuzzi. Nominano invece, guarda caso, Berlusconi, e tutte le belle cosine che sappiamo sul suo monopolio mediatico e sulla censura da lui applicata.
Il caso Jannuzzi occupa solo tre righe del rapporto del 27 aprile 2005 (in cui l'Italia rimane "semilibera" e scivola dal 74° al 77° posto), per il resto ancora tutto dedicato a Berlusconi e all'ulteriore rafforzamento, rispetto all'anno precedente, del suo monopolio dell'informazione.