Caro Aleph, chi è causa del suo mal...
Come dice il curatore...avete voglia di "sincretismo culturale"? Auguri!
La moglie di Ahmadinejad è stata vista, per modo di dire, a una conferenza intitolata "Il mondo senza Ahmad" dove ha ribadito più volte che:
" Chiunque abbia il nome che inizi per Ahmad e finisca per jad deve essere cancellato dal menù, come ha detto l'Imam Bayildì cioè melanzane ripiene di pomodoro, cipolla, peperoni e profumi, tanto buone da fare svenire un Imam che ,appunto, Bayildì (é svenuto). Ed è così che ci piacciono gli Imam, gnam gnam.
Non per essere stato invitato a nozze dall'argomento di Aleph.., ma siamo alle solite.
Confondiamo l'islam con i problemi degli immigrati e non ci accorgiamo della devastante visione autoritaria che anima quella religione; così come certa rinascita di integralismo cattolico.
Io penso che la sinistra una riflessione sull'argomento dovrebbe farla e tornare a rilanciare i valori dell'illuminismo, dello stato laico, della razionalità. Purtoppo è dal '68 (con le prime fascinazioni per le religioni orientali, peraltro innocue) che si è cambiato strada, fino ad arrivare all'errore -almeno ai miei occhi- del multiculturalismo (nel senso che ogni cosa vale l'altra). E no, il pensiero razionale non può essere messo sullo stesso piano di credenze nei cavalli volanti o nella verginità delle galline. Uno è un pensiero fondato, l'altro è un vago sentimento.
Tolomeo, Galileo e Newton osservavano tutti il sole ma ne avevano un'idea diffrente l'uno dall'altro.
Non mi butterei in disquisizioni filosofiche. La filosifia è peggio della matematica, dipende da che punto osservi i numeri...
Qui abbiamo a che fare con uno stronzo. Indipendentemente da sinistre, destra, islam e cristianesimo-
Ahmadinejad è un coglione e andrebbe preso a calci nel culo per tutto il deserto.
Ci sono molti, numerosi stronzi nel mondo. C'è anche quello che dall'altra parte dell'oceano non vede l'ora di accendere le polveri per attaccare l'Iran. E quello stronzo di Ahmadinejad (scusate, forse non l'avevo ancora detto) sta facendo di tutto per invogliarlo ad accendere le polveri.
Specchio specchio delle mie brame, chi è il più stronzo del reame?
"son io medesimo" disse lo specchio. stronzo quanto la copula che gli stronzi moltiplica!
E' pacificamente noto che la stessa frase, detta in angoli diversi del globo, evoca immagini diverse.
"Cancellare Israele", detto nel pezzo di mondo dove ha avuto luogo l'Olocausto, evoca la persecuzione e lo sterminio degli ebrei in nome di presunte superiorità razziali e tutto quello che sappiamo.
La stessa frase, detta in altri pezzi di mondo, evoca la riscossa contro un paese nato artificialmente, contro la volontà degli abitanti della terra su cui sorge i quali, da allora, sono perseguitati e costretti a condizioni di vita infime, e che ha condizionato decisamente in peggio la storia e la vita di tutta l'area.
La frase di Ahmadinejad fa leva - molto populisticamente - sullo storico sentimento di frustrazione di popoli che, di morti, ha avuto modo di vederne a milioni, nel pezzo di storia di cui ci tocca essere testimoni.
Morti che, in buona parte, pesano direttamente o indirettamente sulla coscienza del sempre scandalizzato Occidente.
Dico questo per giustificare Ahmadinejad? No.
Lo dico perché contestualizzare le affermazioni di un leader populista serve a comprenderne il senso e l'eventuale successo. Direi che vanno lette in chiave interna, queste frasi, e che la curiosità intellettuale di un bravo osservatore di cose mediorientali dovrebbe dirigersi verso le dinamiche interne in questione, peraltro più sottili del solito "diritto di Israele ad esistere".
Uso il termine "solito" perché, ovviamente, l'esistenza di Israele non è realisticamente in discussione da decenni e ne è testimone la sfilza di testate nucleari schierate a tale scopo (non del tutto legalmente) nel cuore del Medio Oriente.
E perché credo che sentirsi sempre nel '48 faccia perdere di vista il 2005.
Ah: prima che venga fuori qualcuno a gridare che sono filo-Ahmadinejad e che vorrei cancellare Israele dandogli fuoco col mio accendigas, tengo a specificare che anch'io ritengo che Israele abbia tutto il diritto di esistere.
Solo che non glielo dà né Dio né la coscienza sporca dell'Europa, questo diritto.
Glielo dà, molto semplicemente, il fatto che buona parte dei cittadini di Israele, ormai, sono nati lì e non altrove.
Questo - e, per quanto mi riguarda, solo questo. Ma non è poco - fa di Israele uno Stato assolutamente legittimo che, comunque, non farebbe male a portare avanti politiche meno distruttive verso i suoi vicini.
Cara Lia, hai voglia di "sincretismo culturale"!? Auguri!
Io sono filo-nessuno e mi disturba che un qualsiasi Presidente dica che vuole cancellare uno Stato. E può dirlo da qualsiasi angolo del mondo, in qualsiasi contesto, in tutti i casi non giova ai processi di pace in corso.
"Processi di pace in corso"?
Mi alzo in piedi leggendo l'articolato post di Lia. Non è facile trovare in questo mondo di cazzo - intendo quello della Rete dove si può pigiare un bottone a cervello spento e assente - tanto buonsenso, tanta lucidità di analisi, tanta serenità intellettuale. Purtroppo dopo ogni Lia c'è un Fotone che sembra farci ripiombare nell'ordinaria ottusità. Ma non è vero. Basta una Lia per far digerire mille Fotoni, per quanto beceri e ignoranti siano.
grazie Lia, ognitanto bisogna ricordare a molte persone l'ABC.
Alla fine dell'800 a Gerusalemme c'erano più ebrei che arabi.
La "Palestina", un nome al quale oggi vorrebbero farci credere per motivi biecamente violenti è sempre esistita, ma come regione immensamente più ampia dell'attuale stato di Israele, più ampia di quanto vorrebbero farci credere contando sulla nostra ignoranza, comprende per esempio, storicamente, la Giordania, parte del Libano e della Siria.
La Giordania, ad esempio, è nata come stato soltanto negli anni '50, non ricordo l'anno esatto, forse il 1952, prima non c'era. Quella era la Palestina, quando poi c'è stata la Giordania, non ha voluto i palestinesi.
Non se ne può fare una questione di territorio né di antichità di permanenza, sono argomenti ridicoli e fuori dal mondo, gli ebrei ci sono sempre stati insieme a vari altri popoli (e prima che il nazismo ne facesse degli "ebrei", erano la parte ebrea dei semiti, e con gli arabi non avevano problemi, chiedete per esempio a Gad Lerner, che è libanese, le sue memorie di famiglia).
Sono soltanto pretesti per arricchirsi sul niente, Hamas in testa, a spese dei palestinesi cui sottraggono risorse e opportunità.
Tutto questo per dire, al contrario di alcuni commenti non documentati qui sopra, che con la nascita di Israele è migliorata la vita di molte persone nella regione, moltissime, perfino recentemente.
Molti degli ebrei russi che negli ultimi anni stanno arrivando in Israele arrivano perché esiste Israele, e perché in Israele sperano in una vita migliore che nel loro paese.
Arrivano e vengono accolti tutti, nonostante siano causa di parecchi problemi: prima di tutto perchè Israele è ai limiti della possibilità di assorbire persone, e poi perché gli ebrei russi portano un'"attitudine" ad organizzarsi in bande non propriamente pacifiche.
E' vero che il problema è causa di tensioni e dibattiti interni, ma tutti gli ebrei vengono accolti in Israele, e soprattutto, messi in condizione di vivere decentemente - una politica abbastanza rara un po' dappertutto nel mondo, dove i residenti tendono a chiudersi nei loro privilegi, se ne hanno.
Israele quindi non è soltanto un miglioramento netto e sostanziale nella vita della regione, anche per molte altre persone nel mondo, proveniente dai paesi più disparati, inclusi non pochi statunitensi che ci trovano condizioni di vita migliori.
Per concludere Israele esiste.
Nella regione si starebbe meglio se alcuni gruppi lo riconoscessero politicamente, invece di dissipare risorse enormi e qualsiasi accesso al credito politico, negandone l'esistenza e praticando vigliacchissime forme di lotta armata.
E' altrettanto vero che alcuni eccessi della politica d'Israele vanno criticati, va ricordato che lo sono dalle autorità e dalla società del paese.
Che ci sia però in paesi remoti, molto distanti da quei problemi, come per esempio l'Italia, una Lia qualsiasi che si permette di scrivere che per lei Israele esiste, come se quell'esistenza fosse argomento soggetto a opinione o a dibattito, opinione e dibattito di cittadini qualsiasi, e non invece una realtà oggettiva ormai affermata concretamente dalla storia, dal diritto, e dalla maggior parte degli altri paesi del mondo, significa che le minacce che vengono dai paesi molto più vicini e più coinvolti dell'italietta di Lia, hanno un peso per il governo d'Israele e come tali vengono trattate. Di certo non aiutano ad approvare politiche meno aggressive.
Che ci sia un patetico e metafisico convegno sull'ipotesi di un mondo senza sionismo, patrocinato, pare qui, da certe autorità islamiche, non può che aumentare l'allarme.
A Milano per esempio, distante migliaia di chilometri e immersa in una dimensione diversa ed estranea dal dramma del MO, è stato necessario chiudere gli accessi alla via dove c'è la scuola ebraica, non adesso, ma da quattordici anni, quando l'attuale scontro con l'Islam non era nemmeno pensabile, e mi chiedo come mai dei bambini milanesi per entrare a scuola siano costretti a percorrere una strada militarizzata e sul portone siano costretti a passare controlli da aeroporti per frequentare e nessuno se ne meravigli.
Senza contare la sinagoga centrale, strada chiusa e polizia davanti 24 ore e 7 giorni, e andare a pregare così.
No, una conferenza su un mondo senza sionismo mi pare una grande cazzata, e una che scrive su un blog che "per lei" Israele esiste, una cazzona piccola piccola.
Quello che ha detto Ahmadinejad, se è vero, sta in quel mucchio.
palmasco nel tuo grande minestrone alcuni ingredienti sono guasti, altri palesemente adulterati.
PALMASCO IN QUESTO MOMENTO TI AMO. Hai espresso in modo kiaro, semplice e logico ciò ke la storia mostra evidentemente da migliaia d anni. Io ho frequentato quella scuola dalla prima elementare alla 5a liceo x cui la realtà ke hai esposto la conosco molto bene. Menomale ke c'è qualke persona benpensante, obiettiva e x la vera pace, in questo sito..e in questo mondo.
Ciò mi fa sperare. 1Schindler moderno :o)
Giorgia
Palmasco, santa pazienza: io credevo che, dopo avere passato mesi ad entrare in agitazione ogni volta che scrivevo qualcosa, tu ormai stessi meglio.
Niente, vedo che stai avendo una ricaduta e me ne dispiace.
Epperò: va bene che non sei, notoriamente, un genio. Va bene che uno che sembra avere dell'interesse per la storia di Israele, arrivato all'età adulta dovrebbe ampliare le sue letture e passare dall'agiografia a qualcosa di più serio. Va bene che il confuso minestrone che hai scritto dovrebbe ispirare più consapevolezza dei tuoi limiti che desiderio di infierire.
Va bene tutto.
Ma non te le si può fare passare proprio tutte, ecco.
Di conseguenza, cazzona sarà la tua Santa Mamma, mettiamola così.
E vedi di non fartele venire a dare di persona, due pedate nel sedere, ché ormai sono a Milano e faccio sempre in tempo. Bauscetto.
La stessa frase, detta in altri pezzi di mondo, evoca la riscossa contro un paese nato artificialmente, contro la volontà degli abitanti della terra su cui sorge i quali, da allora, sono perseguitati e costretti a condizioni di vita infime, e che ha condizionato decisamente in peggio la storia e la vita di tutta l'area.
La frase di Ahmadinejad fa leva - molto populisticamente - sullo storico sentimento di frustrazione di popoli che, di morti, ha avuto modo di vederne a milioni, nel pezzo di storia di cui ci tocca essere testimoni.
Morti che, in buona parte, pesano direttamente o indirettamente sulla coscienza del sempre scandalizzato Occidente.
Una serie di balle senza fondo.
Israele occupa una piccolissima superficie all'interno del cosiddetto "mondo arabo" e la questione riguarda, semmai, i palestinesi.
Invece è dal '45 che tutti gli stati fascisti arabi e non (iran) utilizzando la vicenda per risolvere i loro problemi interni (miseria, mancanza di democrazia) e deviare l'attenzione delle "frustrate masse arabe" su un nemico esterno.
Prova ne è stata la rapida eliminazione di migliaia di palestinesi in Giordania (che, tanto pedr gradire, occupa più della metà della Palestina; senza che ovviamente nessuno se ne lamenti).
La frustazione delle masse arabe potrebbe essere facilmente attutita dando alle stesse masse diritti democratici, ripartendo gli utili del petrolio all'interno dei paesi, utilizzando gli stessi per creare paesi moderni, avanzati e socialmente corretti. Invece no, la strada scelta è quella della repressione interna e delle grandi mobilitazioni contro i perfidi sionisti (la cosa vi ricorda qualcos'altro?)
Ho fatto un intervento ironico all'inizio perchè mai avrei pensato che una dichiarazione così grave avrebbe potuto aprire una discussione sull'esistenza o meno dello Stato d'Israele. Intanto vorrei sottolineare che Israele è il solo stato al mondo del quale si parla in termini di "esistenza o meno". E questo è veramente sintomatico. A meno che qualcuno tiri fuori la frase: "ma se lo dicono tutti ci sarà una ragione!", di triste memoria, vorrei che si facesse una riflessione su questo. Ci sono stati nel mondo islamico che opprimono, devastano distruggono deliberatamente intere popolazioni ma di cui non si mette mai in discussione l'esistenza. Mi sembra che il Sudan non sia uno stato meno artificiale d'Israele. Se poi chiedi a Bossi anche l'Italia per lui è uno stato artificiale. Mi dispiace contestare Lia che deve essere peraltro molto in gamba e simpatica da come racconta Alberto. Israele non è assolutamente il motivo principale che ha condizionato decisamente in peggio la storia e la vita di tutta l'area. Molti degli squilibri mediorientali esistono a prescindere da Israele. Solo che è molto pratico per i governi arabi trovare questo capro espiatorio semplice e molto gradito. Intanto nessuno parla mai dei campi palestinesi sui territori degli stati arabi. Inoltre Lia, che conosce molto bene i fatti mediorientali, è sicuramente al corrente delle persecuzioni feroci che hanno subito gli ebrei nei paesi arabi dal '48 in poi. Pogroms veri e propri (vedi Libia) che hanno creato un numero enorme di profughi (non voglio fare confronti, perchè un profugo è sempre degno di rispetto), cacciati da Alessandria, Aleppo, Mashad, Homs, Algeri, Bassora, Bengasi.....ecc. La Turchia non ha perseguitato i "propri" ebrei, bisogna sottolineralo. Se sono in Italia è per fame e lavoro come tanti emigranti. Ma non sono stato perseguitato, espropriato e cacciato come tutti gli altri ebrei mediorientali. Molti hanno trovato rifugio in Israele. Se non ci fosse stato questo stato altri, troppi sarebbero periti. Questo stato ha diritto di esistere prima di tutto per tutti quelli che vi hanno trovato rifugio Lia e non perchè qualcuno ci è nato dopo.
Per quanto rigurda le diverse valenze del significato "cancellare Israele" anche qui ci sarebbe da fare una piccola riflessione. Come ho più volte scritto c'è una piccola storia di legami nazi-arabi , che tu ben conosci. Parlo del Gran Muftì di Gerusalemme che visita i campi nel 43, che si dice disposto a completare lo sterminio estendendolo agli ebrei dell'allora Palestina occupata dagli Inglesi. Parlo dei millanta nazisti fuggiti in Egitto e Siria. Parlo dei consiglieri militari e politici di Nasser e Assad. Parlo dell'interfacciamento di Hamas con gruppi negazionisti ecc.. E poi , Lia tu sai bene che i grossi guai del medioriente derivano da politiche occidentali , ben precedenti persino all'idea dello stato ebraico. Vorrei ricordarti l'epopea di Lawrence e di come Francia e Gran Bretagna hanno lavorato di righello sui quei territori , se vogliamo parlare di stati artificiali. In Siria 3% di Alauiti opprime 97% di Sunniti. Dei Curdi non parliamo (dimenticati dai righelli inglesi) preferiscono l'oppressione turca al massacro siriano o iracheno. In Giordania una minoranza beduina opprime una stragrande maggioranza palestinese. Insomma , speravo questa mattina di riaprire l'amato Blog e trovare mille battute ironiche su questo iraniano (sequestratore di civili, non scordiamolo) che se ne esce con l'ennesima idiozia sullo Stato d'Israele. C'è gente che sta lavorando ben più seriamente a una soluzione di quella cosa così dolorosa. L'unica riscossa, Lia, in quella regione è quella di appoggiare quanto di meglio le parti esprimono, rispettare gli sforzi, isolare gli aguzzini e i signori della guerra, e limitare i toni a una sana negoziazione. Vorrei per finire ricordare Jamil Muhammed Qa'adan, 48, da Baka al-Garbiyeh vittima musslumana dell'attentato di ieri a Hadera. Era ispettore del Ministero dell'educazione per le scuole di Haifa. Lascia la moglie Fatima, i figli Asra e Majid. Era una brava persona sicuramente più meritevole di vivere di Ahmadinejad.
...ripartendo gli utili del petrolio all'interno dei paesi,...
ricordo che quando si tento' di farlo, come in iran (do you remember mossadeq?), l'occidente non lo permise e creo' dittature e tirannie (reza palevi).
se ogni tentativo dall'interno viene regolarmente sabotato dall'esterno e' piuttosto logico che alla fine (dopo frustrazioni varie e poverta' diffusa) i piu' fuori di testa prendano il potere e facciano e dicano le cose che dicono e fanno.
la stessa cosa si prepara per il pakistan e l'arabia saudita. non so se siano la semplice ignoranza o la gretta e avara stupidita' protestante a innescare questi processi o, piuttosto, se sia un piano studiato a tavolino per creare degli stati islamici radicali che fanaticamente si agitano quando la muleta (israele) viene sventolata ad arte sotto i loro occhi mentre il matador conduce le danze e si impadronisce sotto costo del petrolio.
Ambrogino d'oro per Tonii.
Reza Palevi ha lasciato l' Iran da circa 40 anni e non mi pare che i governi successivi (nemici dell'occidente) abbiano utilizzato i profitti del petrolio per trasformare il paese nella svizzera del medio-oriente.
Questa ossessione per cui le colpe sono sempre tutte dell' occidente (il quale, è vero, si muove per controllare gli approvvigionamenti di petrolio e non è certo esente da colpe) sta diventando una giustificazione per non aprire processi democratici in quei paesi.
E poi basta con lagna delle masse arabe, dei poveri islamici etc.; qui la scelta è evidente, la si mette sul fondamentalismo, sui "valori tradizionali", sull'odio nei confronti degli ebrei semplicemente perchè i gruppi dirigenti di quei paesi (laici e religiosi) temono l'arrivo della democrazia, dei diritti individuali, delle politiche sociali.
Quanto al petrolio sottocosto..beh,non mi pare. Avete fatto benzina ultimamente?
olegna, perfavore, lo scia' e' stato cacciato dall'iran alla dine degli anni '70.
per quanto riguarda cio' lo stato d'israele credo che senza shoa' non esisterebbe lo stato d'israele come lo conosciamo, magari ci sarebbe lo stato sovietico ebraico del birobijan, chissa'.
E' vero che nell'800 c'erano piu' ebrei che mussulmani a gerusalemme, ma e' fuorviante segnalarlo senza scendere nei particolari visto che comunque gerusalemme e' sempre stata una citta' mista, se dovessimo guardare le percentuali degli abitanti di gerusalemme nell'800 dovremmo cedere la citta' alla chiesa ortodossa o ai cappuccini o dio sa che.
Sarebbe stato piu' interessante parlare dei pogrom reciproci o dell'oppressione e sfruttamento dei fellah palestinesi o del fatto che gli ebrei sono stati oppressi e maltrattati per centinaia di anni nel mondo mussulmano (tranne che in spagna).
e' importante dichiarare, come ha fatto lia, di non essere a priori contro lo stato d'israele, so che sembra una cazzata, una cosa scontata, ma non e' cosi'; la continua presenza di antisemitismo e' uno degli effetti della mancata soluzione dei problemi politici del medioriente, gia' dire "israele ha diritto ad esistere" e' una gran cosa, perche' postula tutta una serie di conseguenza su cui si deve trattare.
l'apodittico peto vocale di ahmadinejad invece non ha diritto affatto di esistere.
Per essere chiaro: credo che la presenza di Israele in medio-oriente sia assolutamente un falso problema per gli stati cosiddetti arabi (mentre è un vero problema per i palestinesi).
Una montatura che nasce non dall'amore per i "fratelli palestinesi" (che appena passano il confine vengono cucinati in salmì dopo essere stati rosolati a fuoco lento) ma dal tentativo di trovare un nemico esterno per nascondere le proprie magagne; che sono davvero tante.
Ha cominciato Nasser, hanno continuato gli altri fino a Saddam per finire con l'iraniano odierno.
Tutti stati fascisti, dove i diritti umani vengono calpestati dalla mattina alla sera.
Che poi tra Israele e palestinesi si debba trovare una soluzione (due stati, con Gerusalemme città aperta - ma ai due stati, non alle religioni-) sono d'accordo. E per questo tra il "perfido" Sharon e i buoni di Arafat e di Hamas penso che sia proprio il primo quello che ha fatto i passi maggiori.
Prendo atto che Berja si è accorto della correttezza dei dati che ho fornito, dopo avere vagamente cercato di farmi passare per bugiardo, peraltro senza specificare dovrei avrei "adulterato il minestrone o usato elementi guasti".
Mi fa piacere che messi da parte gli insulti, confermi per iscritto i miei dati.
Voglio sottolineare ancora, caldamente, che tentare di stabilire un diritto d'appartenenza della terra israel-palestinese, sulla base del possesso storico o della permanenza sui quei terreni è un'operazione sterile e un po' ridicola, molto vicina al fanatismo religioso di nominare dio come garante del proprio diritto al possesso.
Visto quanto è stato detto più sopra, mi sembra però utile ricordare che il MO e in particolare la striscia di Gaza sono stati a lungo parte dell'impero ottomano (i turchi), e poi, fino agli inizi del novecento, in mano turca, sconfitti dagli inglesi con Allenby negli anni 10 o giù di lì, territori poi lasciati dagli inglesi sotto il protettorato egiziano - non ci sarebbero quindi elementi "territoriali" per reclamare autorità o possesso palestinesi, ammesso che un criterio d'occupazione storica abbia senso ed è chiaro, lo ripeto, che non ne ha affatto.
Israele esiste.
E' lo stato giovane di un popolo molto vecchio, come tutti i giovani tende a reagire energicamente quando viene messo sotto pressione o minacciato, ma è anche molto accogliente e generoso con chi gli è amico - e non c'è dubbio che venga tenuto sotto minaccia e pressione.
Le autorità palestinesi e i nemici d'Israele in Europa guardino piuttosto la capacità del Viet-Nam di seppellire i propri morti e i torti subiti per un assalto ingiusto, e la capacità di rinascere offrendo prosperità alla propria gente, come prova l'economia vietnamita recente, oppure guardino a Nelson Mandela e la capacità e determinazione sua e del suo popolo di comporre soprusi e dimenticare un fantomatico diritto primigenio sulla terra: "non è la terra che ci appartiene, siamo noi che apparteniamo alla terra".
p.s. visto che sei nuova in città, Lia, per la massima efficacia di quelle pedate ti consiglio di consultare un nostro illustre concittadino: Ignazio La Russa. Un vero esperto, credimi, vedrai che ti può aiutare non poco.
non gloriarti, palmasco, il tuo e' comunque un minestrone, un miscuglio di cose buone e cose disgustose.
anzi il tuo ultimo intervento, malgrado la patina di democrazia, uguaglianza e belle cose che ti ostini a voler mettere, fa piu' schifo del primo.
L'Inter ieri sera ha perso e vorrei vedere tutti i romanisti morti impiccati e la Roma spazzata via dalla faccia della terra, cazzo.
Questa frase detta dal sottoscritto, cioè un emerito sconosciuto, vale meno di nulla.
Se a pronunciarla fosse il mio presidente (Moratti), passerebbe per coglione (bene che gli vada).
Qui qualcuno sta invece insinuando che siccome Moratti non vince nulla da un secolo, avrebbe ragione a pronunciare quella frase. Aborro. Fortemente aborro.
Ora che c'è anche la metafora calcistica direi che abbiamo raggiunto lo zenith della riflessione sull'argomento.
anzi il tuo ultimo intervento, malgrado la patina di democrazia, uguaglianza e belle cose che ti ostini a voler mettere, fa piu' schifo del primo.
gli argomenti di uno che, per l'appunto, ha scelto il nomigliolo giusto: berja
chi non riece a cogliere l'ironja
in berja
vada vja
e sogni sua zja
(mammamja...)
no, ma siete veramente grandi, itagljani.
non c'arriverò maj
troppo fichj
A mej jl nomjgnolo mj pjace, è combattjvo e fresco come i suoj jnterventj.
Perchè forse ignori chi era Berja..(l'accusatore dei processi staliniani)
Lavrentij Pavlovič BERIJA
Nato il 29 marzo 1899 nel villaggio di Mercheuli, nel governatorato di Tiflis, nella famiglia di un contadino mingrelio, frequentò la scuola primaria di Suchumi e nel 1915 si iscrisse all'istituto professionale meccanico-edile di Baku. Dopo la Rivoluzione di Febbraio a Baku si iscrisse alla RSDRP(b) e diresse una delle cellule di partito della città. Nel periodo della Comune di Baku (gennaio - settembre 1918) lavorò nell'apparato del Soviet cittadino. Nel 1919-1920, al tempo della repubblica democratica indipendente dell'Azerbaigian, per incarico del dirigente dell'organizzazione bolscevica dell'Azerbaigian, A. Mikojan, Berija entrò nel partito nazionalista al governo "Musavat" e trovò lavoro nel controspionaggio, il che gli consentì di fornire informazioni segrete ai bolscevichi. Dopo l'instaurarsi del potere sovietico a Baku, prese servizio nello spionaggio dell'Armata Rossa, quindi fu inviato al lavoro clandestino in Georgia, dove erano al governo i menscevichi. Lì nel 1920 fu arrestato dalle autorità georgiane, liberato per intervento dell'ambasciata sovietica a Tbilisi e nell'agosto 1920 espulso in Azerbaigian.
Dopo alcuni mesi di lavoro nelle organizzazioni di partito di Baku, nell'aprile 1921 Berija assunse incarichi dirigenziali negli organi sovietici della sicurezza dello Stato. Per un anno e mezzo (maggio 1921 - novembre 1922) fu vicepresidente della ČK dell'Azerbaigian. Dal novembre 1922 fu per quattro anni vicepresidente della ČK-GPU della Georgia. In questa carica Berija ebbe un ruolo decisivo nella rapida repressione della rivolta antibolscevica dell'autunno 1924. Nel dicembre 1926 divenne presidente della GPU della Repubblica di Georgia e vicepresidente della GPU della Repubblica Transcaucasica, che all'epoca riuniva Georgia, Armenia e Azerbaigian. Essendo uno dei più giovani dirigenti dell'OGPU, Berija puntava al potere politico, sfruttando a tale scopo la conoscenza personale con Stalin (provvedeva alla sicurezza del leader quando questi era in vacanza nelle località di villeggiatura transcaucasiche). Fra i meriti di Berija c'era l'efficienza con cui aveva condotto la collettivizzazione e la deportazione dei kulak, e stroncato tutti i tentativi dell'influente emigrazione georgiana di organizzare un movimento antibolscevico in Georgia. Fu allora che si definì anche lo stile di vita di Berija: ambizioso, amante delle donne, sportivo (per qualche tempo giocò nella squadra di calcio "Dinamo" di Tbilisi) e promotore dello sport.
Nel marzo 1931 Berija divenne presidente della GPU della Repubblica Transcaucasica, ma dopo soli sei mesi diventò Primo segretario del partito comunista georgiano (novembre 1931), e un anno dopo, nell'ottobre 1932, Primo segretario del comitato di partito della Transcaucasia, diventando praticamente il dittatore di una delle più importanti zone strategiche di confine dell'URSS. Al XVII congresso della VKP(b) nel gennaio 1934 Berija venne eletto per la prima volta membro del comitato centrale del partito. Proprio a lui Stalin affidò la cura del libro Per la storia delle organizzazioni bolsceviche transcaucasiche, che svolse un ruolo determinante nel creare il culto della personalità del leader. Berija figurava come l'autore del libro, ma di fatto il testo era stato scritto da un nutrito gruppo di storici (dopo l'uscita del libro Berija ricevette il suo primo ordine di Lenin).
Dopo lo scioglimento della Federazione Transcaucasica (1937) Berija rimase Primo segretario del CC del partito comunista georgiano e del comitato cittadino di Tbilisi. Negli anni del "Grande terrore" diresse le repressioni di massa nel territorio della Georgia (a differenza dei capi di altre repubbliche, Berija non perdeva il controllo sui locali organi della sicurezza dello Stato). Nell'agosto 1938 per iniziativa di Stalin Berija fu trasferito da Tbilisi a Mosca e nominato primo vicecommissario del popolo agli Affari Interni dell'URSS. Nei tre mesi in cui ricoprì questa carica, diede inizio all'epurazione degli organi di sicurezza dagli uomini di N.I. Ežov e a poco a poco portò a Mosca tutti i suoi più stretti collaboratori di un tempo (V, Merkulov, B. Kobulov, P. Šarija, V. Dekanozov ecc.). Proprio Berija era destinato a sostituire il "commissario di ferro", che aveva già svolto il suo compito, organizzando le grandi purghe nell'apparato del partito e del governo, nell'esercito, nell'industria e in tutta la società sovietica. Il 25 novembre 1938 Berija assunse la direzione dell'NKVD dell'URSS, e designò V.N. Merkulov, il suo più stretto collaboratore, a capo della struttura-chiave del commissariato del popolo, la Direzione centrale della sicurezza dello Stato. Al XVIII congresso della VKP(b) (marzo 1939) Berija pronunciò un importante discorso, fu rieletto membro del CC della VKP(b), e dopo il congresso divenne candidato al Politbjuro del CC, il supremo organo che governava effettivamente lo Stato. A fini propagandistici Berija fece liberare una parte dei "condannati in base ad accuse infondate": nel 1939 dai lager e dalle colonie furono rilasciati più di 300.000 detenuti; furono scarcerati centinaia di migliaia di arrestati in attesa di giudizio. Ma in quello stesso 1939 sotto la sua guida cominciò una nuova massiccia azione repressiva: gli arresti e le deportazioni dai territori annessi all'URSS, in base al patto Ribbentrop-Molotov (Ucraina Occidentale, Bielorussia Occidentale, Estonia, Lettonia, Lituania, Bessarabia, Bucovina Settentrionale). Per iniziativa di Berija il Politbjuro approvò la risoluzione sulla fucilazione di più di 20.000 ufficiali e funzionari polacchi prigionieri di guerra (marzo 1940). Sotto la guida di Berija fu progettato e messo in atto l'assassinio di Lev Trockij (agosto 1940).
Dopo la scissione dell'NKVD (febbraio 1941), rimanendo commissario del popolo agli Affari interni, Berija mantenne la direzione politica anche del commissariato alla sicurezza dello Stato: di fatto rimase a capo di tutto l'apparato repressivo fino al dicembre del 1945. Contemporaneamente Berija fu nominato vicepresidente del Consiglio dei Commissari del popolo, il governo sovietico.
Con l'inizio della seconda guerra mondiale Berija divenne membro del Comitato di difesa dello Stato (GKO), supremo organo straordinario di potere dell'URSS, per qualche tempo (maggio settembre 1944) ne fu vicepresidente, secondo cioè a Stalin. Controllava la produzione di armi, munizioni e lanciamine, e anche (insieme a G.M. Malenkov) quella di aeroplani e motori aerei, dirigendo contemporaneamente il sistema repressivo e l'impero del GULag. Nel 1941-1944 fu uno degli promotori e organizzatori della deportazione di tedeschi, calmucchi, caračaevi, balcari, ceceni, ingusceti, tatari di Crimea ecc.)
Prese parte in incognito alle conferenze di Teheran, Jalta e Postdam, mettendo sotto sorveglianza le residenze degli alleati occidentali. Nel 1943 Berija fu insignito del titolo di Eroe del Lavoro sovietico: così era riconosciuto il contributo del GULag all'economia di guerra dell'URSS. Nel luglio 1945 gli fu conferito il supremo grado militare: maresciallo dell'Unione Sovietica.
Quando si seppe che gli Stati Uniti stavano lavorando alla bomba all'uranio, Berija ottenne che gli fosse affidato il compito di dirigere lo spionaggio e la ricerca in materia. Subito dopo la fine della guerra Berija si concentrò completamente sul progetto atomico, considerato allora di vitale importanza per l'URSS. Divenne primo vicepresidente del Consiglio dei Ministri dell'URSS, e nel marzo 1946 fu eletto membro del Politbjuro del CC della VKP(b). Manipolando colossali risorse materiali e umane, in condizioni di assoluta segretezza Berija mise in piedi una gigantesca organizzazione per la ricerca nucleare, il cosiddetto Goskomitet n. 1. In quattro anni, in gran parte grazie al furto di segreti tecnologici americani, fu creata la bomba atomica sovietica, che nell'agosto 1949 fu sperimentata in segreto. Nell'ottobre dello stesso anno Berija ricevette per questo il premio Stalin e fu insignito del suo ultimo (quinto) ordine di Lenin.
Negli ultimi anni di vita di Stalin Berija seppe evitare la disgrazia che incombeva su di lui (era lui il vero bersaglio del cosiddetto "caso mingrelio", nel corso del quale furono arrestati e condannati molti suoi conterranei); insieme a Malenkov e Chruščëv Berija rimase uno dei leader più vicini a Stalin fino alla morte del dittatore. Uomo dal potere quasi illimitato, non si sentiva legato dalle norme dello stile puritano sovietico. Oltre alle numerose amanti, nella sua enorme villa in pieno centro di Mosca non di rado venivano condotte donne prese con la forza per le vie della capitale (erano ampiamente diffuse le voci sulle torture e gli omicidi che si consumavano nella sua casa).
Ai funerali di Stalin Berija pronunciò uno dei discorsi programmatici a nome della nuova leadership. Tornò a dirigere i servizi speciali sovietici, diventando ministro degli Affari interni. In questa fase promosse alcune iniziative politiche di tipo liberal-riformista, come la liberazione dei "medici assassini" e la loro riabilitazione pubblica; emise una disposizione segreta interna all'MVD che proibiva categoricamente le torture durante l'inchiesta e ordinava la distruzione degli strumenti di tortura; promosse la grandiosa amnistia del 27 marzo 1953, che quasi dimezzò la popolazione del GULag (liberando soprattutto i detenuti comuni); trasferì dall'MVD ai ministeri dell'industria alcune strutture che sfruttavano il lavoro dei detenuti.
Il 26 giugno 1953, dopo un'operazione diligentemente preparata sotto la direzione di Malenkov e Chruščëv e con la partecipazione dei più alti ufficiali dell'esercito sovietico, Berija fu arrestato direttamente nel Cremlino, durante una seduta del Presidium del CC del PCUS. Nel Plenum del CC tenutosi all'inizio di luglio, Berija fu escluso dal Presidium e dal Comitato centrale, ed espulso dal partito. Il 10 luglio 1953 i mezzi d'informazione comunicarono che Berija era stato arrestato come nemico del popolo e "spia inglese" fin dal 1919. In tutto il paese si distrussero i suoi ritratti, furono ribattezzate le località che portavano il suo nome. Fra luglio e settembre furono arrestati i suoi più stretti collaboratori: Merkulov, Dekanozov, Goglidze, Šarija e altri. Quanto a Berija stesso, si ritenne fosse troppo pericoloso rinchiuderlo in una prigione dell'MVD, poiché tutti i collaboratori del ministero si trovavano sotto la sua influenza, e così fu rinchiuso in un carcere militare. Nel processo a porte chiuse che si svolse a Mosca nel dicembre 1953 (Berija e il suo entourage erano giudicati da un organo appositamente creato: un Tribunale speciale della Corte suprema dell'URSS) fu accusato di tradimento della patria, spionaggio a favore della Gran Bretagna, tentativo di "liquidare il regime sovietico degli operai e dei contadini, restaurare il capitalismo e ripristinare il dominio della borghesia". Il 23 dicembre 1953 fu condannato alla pena di morte e fucilato il giorno stesso. Dopo la cremazione, le ceneri di Berija furono disperse al vento. Sua moglie e suo figlio passarono qualche tempo agli arresti, ma poi fu loro proposto di cambiare cognome, con il divieto di risiedere a Mosca.
Negli anni '90 fu riconosciuta l'inconsistenza giuridica di gran parte delle accuse mosse a Berija durante il processo (tradimento della patria, spionaggio). Tuttavia le supreme istanze giudiziarie dell'URSS e della Russia hanno sempre respinto i ripetuti tentativi della vedova e del figlio di Berija di ottenerne la riabilitazione postuma (l'ultima volta nell'anno 2000): la riabilitazione di un uomo colpevole di crimini contro l'umanità e di aver organizzato repressioni di massa sarebbe un insulto alla memoria di tutti quanti sono morti durante il terrore, e d'altra parte è impossibile incriminare Berija di questi delitti, in quanto l'incriminazione e condanna postuma non è prevista dalle norme processuali russe.
Non vorrei sbagliarmi ma questo ha una "i" in più?
"Stalin, Berja, GPU!"
La storia qualcuno la fa, mentre qualche altro la scrive e molti la studiano, ma non é mai capitato che un solo individuo imponeva la lettura di una storia anche a chi non vuole proprio saperne di leggerla, complimenti forse é anche questo un traguardo, ma speriamo che almeno in queste pagine nessuno mai tenti di superarlo. In fondo a cosa servono i sensi unici, se non a mantenere… “i sensi nei dissensi sessi”. Ragazzi, secondo "d'io" la storia bisogna solo farla e bene, poi il resto si vedrà.
Condivido tutto quello scritto da Palmasco, che a quanto vedo, ha avuto anche l'approvazione di Giorgia, che vedo essere una fedelissima del blog.
Quanto a quello scritto da Lia...semplicemente allucinante. C'è che si alza in piedi di fronte a quello che dice, e chi come me, abbassa la testa per vomitare. Credo però che siamo la maggioranza, per fortuna.
Concordo anch'io.