Articolo di Piero Bernocchi Oggi (ndr. 27 ottobre) in un’intera pagina del Corriere della Sera alcuni noti ex-sessantottini si esprimono in maniera insultante sulla “sindrome Bernocchi”, come variante politica del mito di Peter Pan. Gli insulti nascono dalla mia partecipazione alla manifestazione studentesca (ma c’erano anche tanti docenti e ricercatori) del 25, ma soprattutto da un’intervista concessa al Corriere della Sera nella quale, tra l’altro, spiegavo che “io respiro ogni volta che c’è un movimento e vedo gente con occhi speranzosi”: come erano i centomila (e più) intellettuali-massa (o apprendisti del lavoro mentale) finchè alcuni teppisti in divisa non hanno deciso di ripetere, in piccolo, le ignobili “imprese” di Genova. Avevo aggiunto che, essendo ateo, non sperando in vite future e dovendo decidere se mettere il mio piccolo peso a favore del sistema o per cambiare quello che non va, avevo scelto irreversibilmente fin dal ’66 di fare qualcosa per chi è sfruttato, sottomesso, aggredito, calpestato, utilizzando gli strumenti dell’attività politica, sindacale e sociale e lottando contro la principale fonte di guerra e ingiustizia, la società capitalistica. Apriti cielo! A causa di ciò, secondo alcuni “ragazzi del ‘68” (non tutti/e: e ringrazio per la coerenza Lidia Ravera e Erri De Luca) io sarei patetico, grottesco e assomiglierei addirittura al colonnello Kilgore di Apocalypse Now che “si eccitava all’odore del napalm”. Il famoso architetto Massimiliano Fuksas mi ha spiegato che lui non vive di nostalgia e che io, eterno Peter Pan, sarei rimasto fissato ai 19 anni, “innamorato di un periodo della mia vita”. Luigi Manconi, approdato alla direzione DS dopo lunga migrazione politica, considera l’esperienza degli anni ’60 importante, ma ci ha tenuto a dire che è “solo una tra le molte cose” che ha fatto e che comunque “la piazza la si deve dimissionare per non apparire patetici ad una certa età e con un certo reddito” (ovviamente parla di sé: il mio reddito è di 1700 euro; il suo, solo di pensione parlamentare guadagnata facendo si e no un ventesimo di ciò che io ho fatto gratis, sarà cinque volte tanto). Paolo Liguori, dieci anni di Uccelli e di Lotta Continua ed oggi aedo del berlusconismo come una marea di sessantottardi, mi paragona al colonnello innamorato del napalm (vedi come si va a finire frequentando i guerrafondai: i movimenti terrorizzano come il napalm). Qualcuno ha sostenuto addirittura che quelli con i “capelli bianchi” (per la verità i miei sono castani) non dovrebbero fare politica con gli studenti ma, da nonni rincoglioniti, limitarsi a “raccontare le proprie esperienze di lotta”. Ora, anch’io faccio un sacco di cose che mi danno piacere e evito l’elenco per non turbare il narcisismo dei miei critici. Ma quello che a loro non va giù è che io ed altri/e di allora si continui a organizzare e incentivare movimenti e lotte di massa invece di andare a casa, o passare dalla parte del sistema dominante o traslocare in Parlamento. Per loro, come per tantissimi italiani/e, la politica è un po’di movimento da giovane, ma poi tutti dentro le istituzioni, altro che rompere le palle con le lotte di massa. Sono gli stessi che ieri applaudivano Cofferati come salvatore della Patria, quando pensavano che, cacciando la destra, avrebbe restituito a tanta “intellighenzia di sinistra” privilegi perduti, visibilità e posti al sole. E che oggi applaudono il lurido razzismo di chi ricostruisce la propria carriera politica sulla pelle dei più deboli a Bologna, solleticando e rappresentando quell’agghiacciante “popolo di sinistra” che l’inchiesta di Repubblica a Borgo Panicale (la zona bolognese intorno alle baracche brutalmente e spietatamente sgomberate) ha messo a nudo. Parliamo di quelli/e che ammettono che i migranti delle baracche non rubano e non aggrediscono nessuno, che non distruggono niente e non violentano - come schifosamente sostiene tanta stampa di destra - ma ciononostante vogliono che vengano cacciati perché “con quelle facce mettono paura e tolgono la voglia di uscire di casa” o “turbano” i loro figli delicati con “tutta quella miseria, sporcizia e con lo squallore delle baracche”:insomma, si presentano come una grottesca e miserabile parodia del padre del Buddha, quel re leggendario che aveva ordinato ai giardinieri di strappare tutti i fiori appassiti, per non angosciare il figlio con l’idea della morte). Per questa umanità “di sinistra” - che arriva a paragonare Bertinotti ai capi-mafia solo perché critica Cofferati - risulta fesso, patetico o grottesco (o amante della violenza) chi da 37 anni alle offerte di un posto in Parlamento risponde: no grazie, preferisco stare con i movimenti, portargli la mia esperienza per quello che vale; e oggi fare i Cobas, che cercano di fondere la lotta politica, sindacale, sociale e culturale, che hanno intralciato la marcia distruttiva della scuola-azienda e dell’istruzione-merce, non facendo sconti al centrosinistra, e che dunque sono al posto loro se stanno in piazza con gli studenti in un’unità che non saranno gli insulti dei miei coetanei a scalfire. Io non ho nostalgia del ’68 e prometto alla sinistra liberista la stessa opposizione rigorosa che abbiamo riservato alla destra. I fatti diranno chi tra me e questi sessantottardi “arrivati” è davvero grottesco e patetico: sarebbe il caso, però, che essi non ricorressero a Peter Pan per giustificare i loro privilegi di oggi e non facessero della accettazione dell’esistente una arma contro chi si “attarda” a dare il suo contributo per cambiare un mondo persino più ingiusto, spietato, violento di quello del ’68.
su Cofferati non condivido appieno, ma per il resto abbastanza. "A monte e a valle"? E affanculo no, certa gente?
Carolina
La citazione di Voltaire fatta ieri sera da Benigni andrebbe stampata su tutti i libri di scuola.
Poi possiamo andare a discutere del perché di certe idee. Ma ci si addentrerebbe in quello che qualcuno ha già detto e scritto, e cioè che le nostre idee e convinzioni sono il frutto delle nostre paure e dei nostri timori.
Ma qui usciamo dal seminato, correndo il rischio di aprire discussioni da bar sport...
Vista da fuori la protesta contra la legge Moratti (sia chiaro che non sopporto la ministra in questione, tutta aziendalese, san patrignano e nemica di darwin) sembra più una lagna sindacale che un problema reale. In effetti la riforma non è molto diversa da quella proposta da Berlinguer e comunque non mi pare incisiva. Dall'altro lato , però, si ha la sgradevole impressione che la protesta giovanile sia cavalcata dai baroni, timorosi di perdere qualche peluzzo del proprio potere (perchè non penso che la riforma gliene tolga molto).
Mah..penso che il tutto meriti molti, ma molti, approfondimenti. Questo è un paese che dove scavi trovi..(sapete quale bruno liquame)
Olegna, informarsi non è molto difficile, trovi sintesi della legge in decine di posti in rete. E se è vero che Berlinguer aveva iniziato la distruzione della ricerca in Italia, la Moratti le ha dato il colpo di grazia definitivo.
Nota che in tutto questo il potere dei baroni è assolutamente intoccato, per i loro interessi questa legge va benissimo.
Beh, comunque il punto era anche quello del sessantottismo, di cui c'è un tipo valevole (e universitariamente parlando pure antibaronale) e uno uno deteriore, schifido, parolaio oltretutto con terminologia detestabile, e quant'altro.
Voi che cosa ne pensate?
Carolina
Bernocchi può piacere o non piacere ma rimane uno dei pochissimi "operatori politici" di specchiata onestà, coerenza e passione.
Infatti è fra quelli valevoli(ssimi).
Carolina
Ottimo intervento, condivisibile e preciso. Voglio spezzare una lancia in favore dei sessantottini (preciso che sono nato quasi dieci anni dopo la contestazione): se è vero che molti si sono imbucati nei posti di potere ed hanno rinnegato princìpi e valori dei loro "anni ruggenti", è pur vero che in tanti hanno continuato, lontano da tv e giornali, a sostenere nel lavoro di tutti giorni, finanche nella quotidianità più spicciola, le istanze più giuste e legittime emerse quasi 40 anni fa. Non saranno certo i voltafaccia e il carrierismo di gente come Manconi e Liguori a deturpare la memoria di una stagione che tutti, anche chi non l'ha vissuta, rimpiangono. L'importante è andare oltre la commemorazione, cosa peraltro legittima e comprensibile, e trovare sempre nuove motivazioni. Qui e ora.
Adellam: pure accresciuto volendo. Se i ricercatori vengono declassati di ruolo saranno ancora più in balia dei capricci dei baroni, o interpreto male?
sì, Mangoni. Infatti dicevo che c'è il sessantottismo buono. Solo che poi c'è anche quello che distrugge anche solo la lingua italiana, oltre che la coerenza, il buonsenso etc. etc. etc. scaricando poi il prodotto di tutto ciò sulla collettività (che per questi non esiste: esistono stakeholder come loro o merde).
Carolina
Ma è un marchettaro o Paolini ha scritto che lo è? E i meriti dei padri ricadon sempre sui figli? Se ci risvegliassimo bambini con il compito di scrivere il famoso tema "Parla della tua famiglia" che cosa ne verrebbe fuori? :-))) Scherzi a parte, Fotone, si scoprono sempre tante cose nuove! Buon weekend :-)))
Carolina