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Alberto Biraghi
Volevo solo dormirle addosso
Come molti sanno, da quando la banda Anica-Agis ruba il mio tempo e mi assorda prima di ogni film con il suo indecente, idiota, invasivo
spot anti-download, io - che ho sempre pagato il cinema, acquistato CD e DVD regolari, mandato i dollarini al software shareware, eccetera - protesto contro l'abuso seguendo una semplice regola: un download P2P per ogni spot. Ovvero, ogni film che vado a vedere al cinema, grazie ai geniali comunicatori di Anica-Agis vale doppio, perché mi autorizza a prelevarne uno farlocco. In genere scelgo cose recenti che mi sono sfuggite per mancanza di tempo, come
questa operina quasi-prima di tale Eugenio Cappuccino, che forse ha avuto qualche cardine importante ingrassato dall'amicizia con Carlo Freccero, che ha anche una particina nel film (chiamarla "cammeo" sarebbe davvero eccessivo).
Si narra la vicenda di un arrembante giovane managerino, che viene messo dall'azienda in crisi davanti a un bivio: fare lo sporco lavoro di liberarsi di 25 persone su 90 o essere il primo della lista. Marco (il managerino) accetta e comincia un calvario (per lui, ma anche per lo spettatore) che lo porta al prevedibile finale. L'argomento sarebbe interessante (l'assoluta mancanza di umanità - ma anche di intelligenza - delle multinazionali, che considerano ogni dipendente alla stregua di un numero, indipendentemente dalla sua produttività), ma il film è debolissimo, il personaggio non è credibile, la regia ripetitiva. Non basta qualche stereotipato intermezzo amoroso in compagnia
dell'attricetta di turno e la scenetta azzeccata riassunta dall'immagine qui accanto per salvare due ore sostanzialmente noiose. Bella idea averlo visto farlocco insomma.
02.11.05 00:01 - sezione
cinema