Lega Nordio
di Marco Travaglio
Si sono giocati anche Nordio. È bastato che il pm veneziano, come prevede la legge, facesse scarcerare uno straniero coinvolto nel furto in una villa di Annone Veneto, per ritrovarlo iscritto d'ufficio tra le toghe rosse colluse con gli immigrati e i terroristi islamici. E per innescare la solita sarabanda di reazioni indignate di leghisti locali e nazionali (si fa per dire). Senonchè il pm non è Clementina Forleo o Guido Papalia, noti comunisti, bersagli delle marce leghiste con bare di cartone e di morte. È Carlo Nordio, quello che indagava sul Pci-Pds senza cavarne un ragno dal buco, quello ingaggiato nel 2001 dal cosiddetto ministro Castelli per riscrivere addirittura il Codice penale «entro un anno», poi entro due, poi tre, poi quattro, poi cinque, poi mai. Fortunatamente la legislatura volge al termine e il Codice penale è ancora quello scritto nel 1930 da un fascista serio come Alfredo Rocco. Può Castelli aver ingaggiato una toga rossa che libera gli extracomunitari per far dispetto al governo? Difficile, ma non impossibile: nulla è impossibile nella Caserma delle Libertà. «Quella di Nordio è una scelta irresponsabile e inammissibile, una leggerezza da censurare, una provocazione che disarma le forze dell'ordine: manca la coscienza morale, intervenga Castelli», tuona Alberto Mazzonetto, che essendo il segretario della Lega a Venezia deve soffrire di umidità al cervello. Anche il senatore padano Sergio Stiffoni non ha dubbi: «Certa magistratura continua a non ascoltare la voce dei cittadini e a far entrare dalla porta principale i nuovi barbari». In attesa che Castelli sguinzagli i suoi ispettori contro il suo consulente (casomai ne fosse rimasto libero qualcuno dai rastrellamenti quotidiani alla Procura di Milano), Nordio prova a spiegare a questi giuristi della domenica che «la legge imponeva di scarcerare l'extracomunitario: è un incensurato e non è accusato di rapina, ma di resistenza a pubblico ufficiale, ricettazione e tentato furto: reati che non giustificano la custodia cautelare. Se - aggiunge il pm, che forse si sta accorgendo in quale compagnia s'è messo - al posto di un extracomunitario, peraltro non clandestino ma con regolare permesso di soggiorno, ci fosse stato un italiano, non ci sarebbe questa fastidiosa polemica». Benedett'uomo: parla di legge in casa Castelli. Ma cosa vuole che importi della legge al ministro della Giustizia? Per questi giuristi per caso, la legge è una zavorra. Come ha dichiarato autorevolmente lo stesso Guardasigilli, a proposito della nomade arrestata a Firenze per il presunto tentato sequestro di un bebè e poi scarcerata, «chi giudica deve tener presente il comune senso di giustizia che il popolo avverte. Non vorrei che fosse il solito razzismo all'incontrario: siccome è indagata una nomade, allora ha diritto all'impunità». Ecco cosa vogliono questi nomadi: l'impunità. Infatti il Parlamento, succube della lobby dei rom, sta varando in fretta e furia una legge salva-nomadi.
Resta da capire come si fa a conoscere il «comune senso di giustizia del popolo», per potersi regolare. Si fa un sondaggio prima di ogni sentenza? O si fa uno squillo al cosiddetto ministro e agli altri rappresentanti del popolo? È una fortuna che il pm fiorentino, come quello veneziano, continuino a basarsi su quel ferrovecchio del Codice. Anche perché il senso di giustizia del popolo è piuttosto variabile. Nel 2001 il popolo mandò in Parlamento uno come Castelli: oggi, dopo averlo conosciuto, c'è da dubitare che ci ricascherebbe. Del resto, se i giudici ascoltassero il senso di giustizia del popolo, non vorremmo essere nei panni dell'on. Previti. Infatti, nel suo caso, la maggioranza ha preferito evitare di interpellare il senso di giustizia del popolo, e s'è limitata ad ascoltare il senso di giustizia di Previti, dunque si appresta a varare la Salvapreviti. Che regalerà la prescrizione automatica a Previti e agli altri incensurati, cioè al 50% degli imputati. Compresi Totò Cuffaro, i poliziotti violenti del G8, Luigi Odasso, il ras della sanità arrestato tre anni fa a Torino per le mazzette alle Molinette. Ma anche l'extracomunitario di Annone Veneto. Ecco: dev'essere per salvare lui che fanno la legge. Ma il cosiddetto ministro ha ancora tempo per provvedere con un emendamento ad hoc: sono incensurati tutti gli esemplari di pura razza padana, più i romani con casa in piazza Farnese e studio in Via Cicerone. Terroni, meticci e africani sono censurati per definizione. A prescindere.
c'è poco da commentare, solo leggere e riflettere, riflettere, riflettere su che gente schifosa "abbiamo" messo in parlamento.
secondo il comune sentire della gente barabba fu assolto e gesù morì sulla croce ( per chi crede...).