Questo è un film che se lo guardi in superficie può apparire come una favoletta a tratti troppo retorica. Se invece ci metti un po' di attenzione e riflessione, ci scopri una discreta dose di profondità. La vicenda èpoco più di un pretesto, che
Cameron Crowe utilizza per dipingere un'America sconosciuta ai più.
C'è per esempio una descrizione della provincia americana, rappresentata da una cittadina del Kentucky, stato borderline tra Midwest e Sud, dove i turisti visitano la tomba del colonnello Sanders (inventore del KFC) e i funerali vengono celebrati tra buffet, canti, discorsi e balli di parenti e amici. Un quadretto sopraffino, ironico eppure mai sarcastico, che ci presaenta un lato dell'America noto solo a chi l'ha incontrato.
Meno delicata la critica al mondo del lavoro, che manda allo sbaraglio dei talenti troppo giovani, a rischio di bruciarli al primo errore, prima che riescano a farsi le ossa. E' il caso di Drew Baylor (
Orlando Bloom) che fa perdere alla sua azienda (una simil-Nike, c'è pure il boss che si chiama Phil) un miliardo di dollari per aver sbagliuato il design di una scarpa.
E poi c'è l'atto d'amore, forte, diretto, per un'america che offre allo sguardo immagini di natura che tolgono il fiato, panorami infiniti, colori irreali. Il viaggio di Drew è anche un'occasione per vedere i luoghi topici della cultura americana, tra cui il "tempio" laico coistruito sul luogo in cui venne assassinato il reverendo Martin Luther King.
Tutto sommato, un film interessante, che - benché mascherato da commediola - sa regalare contenuti di qualità. Un apprezzamento inaspettato per Orlando Bloom, che riesce a liberarsi definitivamente delle orecchie elfiche per indossare i panni di un personaggio che sa rendere perfettamente credibile.