La crisi delle banlieus. Addio vecchie certezze
di david Bidussa
Nel 1995 un rapporto sulla condizione minorile nelle periferie francesi evidenziava tutti i malesseri che oggi esplodono: innalzamento della delinquenza minorile; violenza all'interno del mondo della scuola; violenza urbana; diffusione dell'uso degli stupefacenti; senso complessivo di insicurezza; assenza di prospettive.
In quel rapporto si metteva in guardia anche da un doppio fenomeno conseguente alla condizione di incertezza: insorgenza della islamizzazione delle periferie; crescita del fenomeno lepenista. Nelle periferie del terzo anello contigue a quei quartieri cresceva la solitudine dei "beurs" dei nipoti della grande ondata maghrebina degli anni '50 che non vedevano un futuro davanti a loro. Nei quartieri operai, un tempo roccaforti tradizionali della sinistra il voto operaio andava verso Jean-Marie Le Pen.
Tuttavia, la solitudine della globalizzazione, non riguarda solo loro. Quella che scende in piazza al calar della notte non è solo la Francia dell'emancipazione mancata, è la Francia della deindustrializzazione e della crescita mitterandiana.
In altre parole ciò che va in onda a Parigi e nelle periferie di Francia è il nuovo malessere europeo postindustriale.
A partire dagli anni '80 e, soprattutto, nel corso degli anni '90, la risposta messa in atto nella realtà francese è stata da una parte l'apertura di una campagna volta genericamente a una riaffermazione della lotta al razzismo e alle intolleranze, dall'altra la presentazione di un modello di crescita sociale e di emancipazione, comunque di benessere, che si prometteva "per tutti" ma poi non aveva le coperture per garantirsi. Fine dello sviluppo e crisi del sistema di protezione sociale, dello Stato-provvidenza sono i due segni di questa crisi.
Per poter rispondere a quella crisi si trattava di andare oltre la campagna sulle condizioni generali e affrontare le questioni specifiche, scomporre i dati generali del malessere, mettere in atto una politica concreta in grado di affrontare i percorsi specifici e personali del disagio. Più precisamente: da una parte constatare e considerare il dato che il razzismo oggi sia un fenomeno multifattoriale, ovvero plurale basato su motivazioni locali, sociali, nazionali e globali; dall'altro considerare proprio in relazione a questa pluralità le risposte da attivare.
In questi giorni dunque in Francia si manifesta la delusione di un sogno emancipativo che molti pensano che non sia per loro. Con quella delusione ciò che si mette a nudo è anche la crisi di una repubblica inquieta e tormentata intorno ai suoi fondamenti. Tra questi particolarmente rilevante è la dimensione della laicità. Anche se difficilmente da questa crisi si uscirà riscoprendo l'esaltazione del vincolo sociale del religioso ovvero delle strutture di tutela e di "carità" o di assistenza, è certo che oggi la Repubblica laica deve ripensare il suo stesso modello ideale a partire da quella legge che circa 100 anni fa sanciva la separazione tra sfera del religioso e sfera pubblica.
La Francia non si aspettava di dover festeggiare in queste condizioni, il prossimo 9 dicembre, la ricorrenza del centenario di quella legge. Quell'occasione avrebbe dovuto rappresentare un momento pubblico di riflessione e di valutazione.
Da tempo lo "stato di salute" della laicità costituisce il tema all'ordine del giorno. La questione è, preliminarmente, se la strada intrapresa due anni fa con i lavori della Commissione Stasi - il cui primo effetto è stato la legge che interdice l'ostentazione dei simboli di appartenenza di fede nei luoghi pubblici e soprattutto nella scuola - rappresenti un percorso condiviso e se quell'agenda debba essere ripensata.
Quell'agenda, tuttavia, non è uno "specifico francese". Vale anche per tutti noi. Il tema è l'identità dell'Europa. Se essa debba essere pensata dichiarando l'adesione alle origini giudaico-cristiane o in un processo in divenire. Nel primo caso si sostiene che la guerra di civiltà si è trasportata nel cuore dell'Europa e ciò a cui stiamo assistendo è una delle tante puntate del serial "crociate". Nel secondo caso si tratta di trovare le forme e i percorsi per dire che l'Europa non è un codice già scritto, bensì la somma di un accumulo di innesti e che nel tempo trovano i loro aggiustamenti. In questo secondo caso l'Europa è una sfida più che un salvagente.
Si tratta dunque di decidere e di pensare. Il tempo è arrivato e noi non siamo pronti. Possiamo disperarci. Alternativamente possiamo ripetere con il filosofo Lev Sestov: "L'uomo non si mette a pensare, a pensare effettivamente, se non quando si convince che non può fare niente, che ha le mani legate". Il che implica, come a scacchi, fare la mossa del cavallo: ossia modificare il quadro e costringere a un cambio di registro, mandando in crisi molti automatismi culturali. Tra questi l'idea che nel passato stia la nostra riserva di futuro.
Questi angioletti tanto ghettizzati stanno facendo casino in casa d'altri.
Vi rendete conto che 'sta gente mette a ferro e fuoco uno stato intero?
Ranya, 20 anni, manifestazione a Tolosa dichiara: "con un nome come il mio è impossibile trovare un lavoro".
Ma come, se fosse stato impossibile che cazzo ci andavano a fare i suoi nonni e i suoi padri?
Non avrebbero preferito restare a casa loro?
Perchè non protestano invece nei loro paesi dove ci sono petrolieri e industriali ricchissimi e il resto della gente muore di fame? Hanno diritto secondo voi a spaccare tutto in casa degli altri? E adesso vedrete che il primo poliziotto che tira qualche calcio o sberla (cosa fareste quando persone invasate e armate spaccano tutto?) scatenerà il putiferio: "azione repressiva da parte della polizia Francese".
Già me lo immagino. Spero solo in tante belle espulsioni a raffica -non dovrebbe essere un dramma visto che gli fa così schifo la Francia- e poi si organizzino nei loro paesi d'origine a fare tutto questo macello. E scommetto durerebbe molto, molto poco una rivolta simile in Marocco.
Italico, quanti anni hai?
alcuni miei studenti di terza media ragionano esattamente nello stesso modo.
brutta bestia l'ignoranza e la banalità.
Darwin
Ho più del doppio degli anni dei tuoi studenti, ma l'ignoranza e la banalità possono esserci anche da parte di chi insegna, di chi ha studiato sui libri di testo dei vincitori e continua a divulgare la tua idea. Brutte cose sono anche il buonismo, il rifiuto verso la legalità, l'essere sempre "contro" qualsiasi cosa significhi sviluppo, progresso e concretezza. L'attaccare a priori lo stato, la polizia, la propria cultura per difendere a spada tratta quelle altrui che magari dichiarano il loro disprezzo se non guerra verso di noi.
In questo, professore, la tua scuola di pensiero si è sempre distinta.
gli angioletti ghettizzati non sono ospiti indesiderati, sono Francesi in tutto e per tutto.
mettitelo in testa italico.
Non ho difeso ciò che sta succedendo in Francia e nemmeno ho attaccato la polizia o chicchessia.
l'unica cosa che ho affermato è che il tuo commento traboccava banalità tipo
"Ma come, se fosse stato impossibile che cazzo ci andavano a fare i suoi nonni e i suoi padri?
Non avrebbero preferito restare a casa loro?"
oppure
"Hanno diritto secondo voi a spaccare tutto in casa degli altri? "
nonni e padri forse non hanno avuto altra scelta per sopravvivere; forse sono nati e cresciuti in francia, forse è anche casa loro. quante generazioni devono passare prima che possiamo considerarli francesi?
forse il fatto che in marocco (ma sono tutti di origine marocchina?) la polizia utilizzi metodi "sbrigativi" non implica che dovrebbero utilizzarli anche i poliziotti francesi.
forse hai esagerato.
ciao, Darwin
dimenticavo.
Ranya, 20 anni, manifestazione a Tolosa dichiara: "con un nome come il mio è impossibile trovare un lavoro".
forse Ranya in questo ha ragione. non noti come "noi veri italiani" guardiamo sempre con sospetto "loro sicuramente terroristi-delinquenti-malavitosi"?
Darwin
Vero è il fatto che molti di questi sono di nazionalità francese, francesi a tutti gli effetti. E non ditemi che una ventenne non trova lavoro per il suo nome e basta, se non lo trova è perchè la Francia è in crisi di suo anch'essa e non avrà forse le qualifiche necessarie. Non si può sempre trovare un posto in banca bisogna anche accontentarsi di un lavoro pesante o malpagato molto spesso e lì non ti chieedono certo di che religione sei, basta fare. Sto parlando per esperienza intendo.
Purtroppo il vittimismo copre il vandalismo e l'aggressività di gente del genere. Mi auguro che i non-francesi vengano espulsi ma prevedo già come andràa finire: danni per miliardi, politici che prometteranno,i rivoltosi che si prenderanno le legnate descritti come studenti modello massacrati da una polizia nazistoide e simili.....peccato che la protesta dei poveri sia stata organizzata via Internet e coi cellulari. Alla faccia dei morti di fame.
Ora inizi a ragionare con la testa .....
"non avrà forse le qualifiche necessarie. "
il termine forse lo dimostra. non sei più così sicuro che Ranya sia una teppista che non vuole lavorare e che non ha le competenze necessarie per lavorare. forse non le ha. forse le ha, ma le vengono preferite altre ragazze per il lavoro che sta cercando. forse è disposta a esercitare qualsiasi lavoro. forse ha già svolto lavori umili e duri.
parliamo dei problemi che vengono evidenziati da queste violenze.
ribadisco che la polizia non deve in un paese civile comportarsi in modo incivile. mi sembra di una ovvietà estrema. o volgiamo usare la nostra "civiltà" solo nelle situazioni che ci piacciono e in quelle che non gradiamo diventare un paese in cui la polizia si comporta violentamente? mi sembra francamente un ragionamento ignorante.
Darwin
italico perche' non ti limiti a spararle al bar tutte queste cazzate?
Qui ci dobbiamo mettere d'accordo sulla chiave interpretativa.
Se il problema è sociale (periferie malridotta, mancanza di servizi, povertà) la risposta è semplice: riforme e investimenti.
Se invece si parla di identità e mancanza di valori del mondo occidentale.. basta, facciamola finita. E' una falsità cui si appellano coloro che vogliono tornare indietro, cercando di prendersi la masse orfane del comunismo.