A Milano 200 profughi occupano un edificio vuoto
Sono professionisti, laureati, diplomati. Nei loro paese di origine molti avevano buoni lavori e un futuro davanti a sè, prima che la guerra li costringesse a scappare. Da martedì notte hanno occupato un vecchio palazzo fatiscente di proprietà privata all’angolo tra viale Tunisia e via Lecco, vicino alla stazione centrale, perché non hanno un posto dove andare a dormire.
Le pessime condizioni dello stabile sconsiglierebbero la permanenza a qualsiasi italiano, molti muri sono fradici e c’è un forte e cattivo odore, ma quando le alternative mancano o si chiamano strada e panchine, ci si accontenta.
Non ci sono state azioni violente o minacce di alcun tipo, ma soltanto la richiesta di assistenza e di un tetto sopra la testa. E proprio per questo motivo la questura si limita al momento a un monitoraggio della situazione, nella speranza che si trovi una soluzione politica al problema. Le 200 persone che hanno occupato lo stabile provengono in larghissima parte dall’Africa (Sudan, Etiopia ed Eritrea in modo particolare). Molti di loro si trovano nel nostro paese in quanto rifugiati politici e hanno un regolare permesso.
Sono solo la punta dell’iceberg di una situazione che a Milano (e non solo) sta diventando esplosiva sul fronte dell’abitazione per gli immigrati. In molti casi infatti l’alternativa è tra l'occupazione di un edificio o una notte all’addiaccio. L’azione degli immigrati è stata “appoggiata” da alcuni esponenti dei centri sociali milanesi e dall’associazione Action, da sempre in prima linea nella difesa dei diritti basilari degli immigrati.
Bilal, sudanese sulla trentina, spiega come lui in patria fosse «un avvocato, con un’attività già avviata. Poi è iniziata la guerra civile e sono stato costretto a scappare. Per me l’Italia può essere un’occasione per ricominciare, ma ho bisogno di una casa per dormire la notte. Altrimenti morirei di freddo». Un compagno accanto lo ascolta e fa segno di sì con la testa. Ci racconta di essere anche lui sudanese, diplomato, ma non vuole dirci il suo nome.
Dal centro-destra cittadino, incapace di una qualsiasi politica che non sia repressiva sul fronte immigrazione, arriva il solito ritornello.
A eseguirlo questa volta è l'assessore alle Politiche sociali del Comune, Tiziana Maiolo, che non trova niente di meglio da fare che polemizzare con l'ex prefetto Bruno Ferrante, ora candidato sindaco alle primarie per il centrosinistra: «Chissà come si comporterebbe il vagheggiato Assessore all' Immigrazione del dottor Ferrante rispetto alla recentissima occupazione abusiva istigata dai soliti centri sociali in via Lecco?». Lega e Forza Italia hanno chiesto subito lo sgombero.
La situazione è desolante. Soprattutto considerando che le lauree in Italia, invece, le danno a chi sa correre bene in moto.
Si continua chiamare queste persone con il termine 'immigrati "
Non sono immigrati sono PROFUGHI .
Profughi dalle loro ricchissime terre rese invivibili.. ecc ecc .magari molti saranno pure palestinesi.
Nei paesi civili, per esempio il Canada con il termine immigrato si identifica qualcuno entrato nel Paese con tanto di documentazione ottenuta a monte di disposizioni amministrative precisissime,
Il termine profugo forse implicherebbe maggiori responsabilita`,resta comunque il fatto che profughi restano