Mai nessuno ha saputo fare ironia sul film "horror" come Mel Brooks e Gene Wilder in questo capolavoro che mantiene intatto il suo valore dopo trent'anni dalla presentazione. Assolutamente geniale, sottilissimo, richiede visioni successive per poter cogliere anche l'incessante mitagliata di dettagli esilaranti che si susseguono a ritmo continuo. Ne vale la pena, perché se la storia è formidabile, i dettagli lo sono ancora di più. Espressioni, gesti, particolari dell'arredamento e dell'abbigliamento, inquadrature sono disegnati con la massima attenzione e non lasciano nulla al caso.
La storia è nota: il nipote del dottore Frankenstein, Frederick Frankenstein, scienziato assillato dalla fama oscura del nonno, dopo aver scoperto in Transilvania il diario dell'esperimento che portò alla nascita del mostro (titolo esilarante "How I did it", gelosamente custodito dallo scheletro del vecchio scienziato). Da qui, assieme a una pattuglia di personaggi bislacchi, ripete l'esperimento e fa rinascere il mostro.
Regia e sceneggiatura danno al film un ritrmo serratissimo (Mel Brooks e Gene Wilder hanno lavorato assieme), la fotografia in bianco e nero, che strizza l'occhi al cinema muto, contribuisce alla comicità dell'insieme. Tra gli interpreti, oltre ai protagonisti noti, tra i quali l'indimenticabile
Marty Feldman, va sottolineato il cammeo di Gene Hackman, che veste i panni dell'eremita e
Cloris Leachman - Frau Blucher, bravissima caratterista ancora molto attiva.
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