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Alberto Biraghi
36 anni dopo Piazza Fontana
Una fila interminabile di Milanesi (ci viene raccontata da chi c'era, noi eravamo impegnati in una noiosissima riunione sulle primarie e siamo riusciti ad arrivare giusto in tempo per sentire il gigante Sergio Zavoli) ha aspettato al freddio davanti al teatro Dal Verme, per ricordare la strage di Piazza Fontana,
36 anni dopo. C'erano Bebo Storti e Renato Sarti, Enzo Jannacci, Maddalena Crippa e una dozzina di commentatori autorevoli, tra i quali - oltre al già citato Sergio zavoli - il giudice Guido Salvini, uno dei personaggi chiave dell'inchiesta, il magistrato che ha dato un contributo determinante ad assegnare la responsabilità della strage alle organizzazioni neo-fasciste con la provata complicità dello stato e dei servizi segreti nazionali e d'oltreoceano.
«Gli intrighi, i misteri, i depistaggi che hanno contrassegnato l'iter processuale della strage di Piazza Fontana non sono finiti con la sentenza definitiva, che ha un sapore molto amaro.», ha detto un amaro Renato Sarti. La verità tutta su Piazza Fontana è ancora nascosta negli armadi dei burattinai, per aprire i quali sarebbe indispensabile riconsiderare mezzo secolo di storia, di alleanze, di subalternità a potenze straniere. Soprattutto, come hanno detto in motli tra i commentatori presenti, sarebbe indispensabile riconsiderare l'alleanza atlantica in nome della quale negli anni '70 è stata combattuta in Italia una "guerra in tono minore".
Tra i candidati alle primarie del centrosinistra era purtroppo presente - tra l'altro fotografatissimo - il solo Bruno Ferrante, per anni rappresentante di quello Stato che ha fatto di tutto per tenere nascosta la verità ai cittadini. Non ci sarebbe da stare allegri, visto un uomo la cui cultura è drammaticamente radicata nella destra sfiderà la destra "propriamente detta" nella corsa a Palazzo Marino. Ma Sergio Zavoli ha ricordato che la forza della sinistra è nella fiducia e nella speranza. E allora noi ci crediamo, speriamo. Stasera era più facile, perché a illuminare la sala, oltre alla cultura dei commentatori presenti, c'era la medaglia d'oro di "Visone", il leggendario comandante gappista
Giovanni Pesce, che ha onorato la sala stracolma con la sua presenza.
13.12.05 08:21 - sezione
milano