Narcisismo borderline
di Moni Ovadia
L’ultima apparizione del premier Berlusconi nella trasmissione televisiva Porta a porta condotta da Bruno Vespa, deve avere lasciato perlomeno sconcertati i telespettatori dotati di un minimo buon senso sintonizzati a quell’ora su Rai 1. Le ragionevoli e pacate considerazioni di Diego della Valle, uno dei nostri più affermati imprenditori, avrebbero suscitato in qualsiasi politico con la testa sulle spalle, un’attitudine interlocutoria, suggerendo la scelta di un contraddittorio ponderato. Il Cavaliere invece ha reagito con uno sproloquio di autoincensamento inquietante.
Non sono un esperto della materia, ma a me pare che l’uomo che dice di governarci, abbia rivelato una personalità narcisistica borderline allarmante. È lecito sperare che la maggioranza degli italiani non abbia perso completamente la testa al punto da affidargli un altro mandato. Tuttavia quand’anche questa sciagurata ipotesi non si verificasse, l’elettorato moderato non sarebbe al riparo da altre seduzioni deprecabili. L’elettore di centro-destra potrebbe essere tentato di pensare che una volta messo da parte Berlusconi sia una scelta giusta sostenere con entusiasmo le altre due punte del tridente ovvero Fini e Casini.
Noi dell’opposizione, nei prossimi mesi che precedono la consultazione elettorale dovremmo ricordare agli elettori moderati onesti, che questi due signori dai modi garbati e dal parlare composto, sono stati entusiasti sodali di Berlusconi, ne hanno condiviso anche le scelte più dissennate quindi ne portano la piena responsabilità e non dovrebbero ricevere sconti di sorta. Ma, se come è probabile, sarà il centro sinistra a vincere le elezioni, al nuovo governo si presenteranno problemi assai seri e affrontarli sarà arduo perché la vergognosa legge elettorale appena varata dal governo di destra ha lo scopo deliberato e perverso di rendere precaria la governabilità per il prossimo esecutivo. In questo stato di precarietà, l’Unione deve mettere in atto un programma che armonizzi istanze diverse - e talora in tensione fra loro - espresse dalle forze che formano l’alleanza che hanno origini culturali differenti, in particolare quelle di tendenza moderata e quelle di orientamento radicale.
Un serio progetto riformista può riuscire in questo compito non facile. Bisogna tuttavia uscire dallo stereotipo che colloca il riformismo sempre e comunque nel quadro di una cultura moderata. Un’azione riformatrice può e talora deve esprimersi con radicalità per avere senso compiuto. Il nostro paese, dopo la devastante esperienza di questo governo ad personam, ha bisogno di riforme radicali.
Precondizione di queste riforme è un’azione profonda per combattere mali endemici della nostra cultura politica: la corruzione, l’evasione fiscale, il lavoro nero, la lottizzazione, i conflitti di interesse. Non si sconfiggono queste metastasi del tessuto socio-economico se non si pone la questione morale al centro della politica.
L’azione di governo di una coalizione che si proponga di risanare i profondi guasti provocati dal cosiddetto «polo delle libertà» al tessuto culturale, sociale ed economico del nostro paese, richiederà terapie d'urto, con tutta probabilità ci saranno richieste di nuovi sacrifici ai cittadini che ne hanno sempre fatti mentre i soliti mascalzoni gozzovigliavano alle loro spalle.
Chi avrà la faccia di proporre agli italiani onesti che lavorano, producono e investono, l’appoggio a una politica di rigore se continuerà a permettere a speculatori, ladri, affaristi, mafiosi, furfanti travestiti da politici di compiere indisturbati le loro criminose scorribande ai danni dell’ecosistema economico e socio-culturale del Bel Paese?