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Alberto Biraghi
Morte accidentale di un anarchico
Mezzanotte di lunedì 15 dicembre 1969. Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico, cade dal terzo piano della questura di Milano in via Fatebenefratelli. Cade senza un grido, come un sacco, tanto che rimbalza sugli stretti cornicioni dei piani sottostanti prima di schiantarsi a terra. Il giorno successivo i giornali titolano "Suicidio di un anarchico". Pinelli era sospettato, assieme a Valpreda, della strage di piazza Fontana, avvenuta tre giorni prima. Tutto quello che successe dopo, dalle tre versioni diverse dell'accaduto date dalla polizia alle incursioni in casa di Aldo Palumbo (il giornalista de l'Unità presente al fatto), ai risultati dell'autopsia, che non evidenziano tutte le lesioni naturalmente presenti nel corpo di una persona caduta viva da quell'altezza. La morte di Pinelli - attribuita dal giodice a "malore attivo" - è un'altra ombra, inquietante, sulla tragedia di piazza Fontana e sulle trame nere degli anni'70, su cui ancora oggi non è stata fatta luce. Un anno dopo la morte di Giuseppe Pinelli, dario Fo presenta per la prima volta a Varese il suo lavoro "Mote ccidentale di un anarchico", uno dei suoi
testi più surreali e visionari. Dal 2002 il testo è riproposto dall'
Elfo con la regia di Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani.
«Lei è giornalista e in uno scandalo del genere ci sguazzerebbe a meraviglia... avrebbe solo un pò di disagio nello scoprire che quel massacro di innocenti alla banca era servito unicamente per affossare le lotte dell'autunno caldo... creare la tensione adatta a far sì che i cittadini disgustati indignati da tanta criminalità sovversiva fossero loro stessi a chiedere l'avvento dello stato forte!»
Il primo impatto - per chi ricorda l'originale - è un po' sconcertante, non trovare Dario nei panni del "matto", indossati da Ferdinando Bruni, è un piccolo trauma. Poi però, col passare del tempo, la qualità dell'interpreazione e della regia prendono il sopravvento sul pregiudizio. Si entra nel testo e ci si godo una messa in scena di valore, attualizzata quanto basta ma profondamente rispettosa del testo originale. Oltre a Bruni - davvero bravissimo, riesce a fare un matto convincente, pur senza scimmiottare Dario - sono da elogiare tutti gli altri interpreti. Geniale il trucco di Luca Toracca, il "questore", che sembra un personaggio uscito da una vignetta di Altan e perfetta l'interpretazione di Paolo Pierobon, che dà un'immagine feroce del commissario Calabresi.
PS: Il testo è reperibile un po' ovunque in Rete,
per esempio qui. Invece sul sito dei Comnisti Italiani c'è un
riassunto della vicenda.
08.01.06 12:09 - sezione
teatro