Dice il Piccoletto Plasticato
di Dario Fo
Il dialogo
A ’sto punto vi devo svelare un segreto, delicato: io ho studiato economia. Non così tanto per gradire, non mi sono accontentato di sfogliare qualche saggio. Ho incontrato professori della Bocconi, perfino un premio Nobel per l’Economia che mi ha insegnato che la finanza non può essere mai disgiunta dal discorso etico.
Altrimenti diventa arraffo, corruzione, gioco di trappole e scaltrezza: una gara a chi frega per primo, tanto che Bertold Brecht si domandava «È atto più criminale rapinare una banca o fondarla una banca?». (su un ritmo di rap)
Ma fermi tutti, sta succedendo il patatrac.
Nel gioco degli affari è entrato anche un gruppo che non ha niente a che fare con quel mercato e quell’inghippo, vien dal proletariato netto! È una assicurazione delle cooperative.
Ma come pol esser? È l’Unipol!
Vergogna!
Han macchiato lo spirito chiaro nato dalla solidarietà del sociale, non dall’affare! Oh, che bomba: qui Berlinguer si gira nella tomba! Ma dov’è la questione morale?
Proletari, ora siete bancari? Ma cos’è ‘sta mutazione? È normale moto collaterale fra politica e affare. Ma c’è per fortuna qualche dirigente che ci assicura: «Calma, calma non è successo niente,
è solo un incidente, quasi inesistente. Non c’è stato nessun intrallazzo, né pasticcio né colpaccio. Tutto è calmo come pria.
Non c’è alcuna ipocrisia e nessun da biasimare. Se qualcuno nell’affare ha truffato sarà giudicato e cacciato».
VOCE: «Infamità!! Infamità!! Vergogna e falsità!»
DARIO: «Chi sbraita in questo modo?»
VOCE: «È uno piccoletto plasticato e col capello trapiantato. Punta il dito contro tutta la sinistra!»
VOCE: «Basta! – urla – Basta con questa connessione indegna tra politica e affari! Anzi… malaffari!»
DARIO: «Ma scusa, questo non è Berlusconi? Quel ligéra che s’è buttato in politica per non finire in galera?»
BERLUSCONI: «Sì ma io dalla politica non ho tratto mai guadagno, c’ho solo rimesso un sacco di quattrini!»
DARIO: «Ma che coraggio!!! Taci… che dalla politica non hai tratto altro che vantaggio... Peggio di un sensale, hai triplicato il tuo capitale! Plurindagato per truffe e corruzione, ex P2 con Gelli, ti sei fatto confezionare apposta una legge dall’amico Craxi con la quale hai ottenuto il permesso per tre televisioni... pagamento in contanti 22 miliardi. E ci adesso vieni qui a dettarci la morale? Hai imposto al tuo staff di votare leggi che ti salvino dal conflitto di interessi, dal falso in bilancio, dal falso in pubblico, dal falso anche a letto, la par condicio corruzione di giudici attraverso Previti, 6 reati prescritti per decorrenza termini... Portatemelo via o lo mordo quel piccoletto bugiardo infame!»
VOCE: «Calma, calma...».
DARIO: «No, lo mordo. Vi prego, lasciatemelo mordere almeno un po’... è troppo spudorato! Almeno un orecchio, vi prego... una natica... no, la natica, no... fa schifo... anzi, mi fa schifo tutto, tenetevelo pure».
BERLUSCONI: «Vigliacchi, non avete neanche il coraggio di risolvere le vostre rogne pubblicamente».
DARIO: «Ah... ti piacerebbe che noi ci si scannasse l’un l’altro! Noi della sinistra scatenati a insultarci, a mandare tutto in pezzi. E tornare a cinquant’anni fa. No, mi dispiace, ma stavolta non ci caschiamo. Non te la diamo ‘sta soddisfazione. Un certo Gramsci diceva: ogni tanto la sinistra per risolvere le sue beghe si infila un coltello nella pancia proprio nel momento in cui tutti gli sparano in testa. No, stavolta non andrà così, è un’eternità che stiamo perdendo, per via della nostra testa sbilenca. Adesso basta. Le nostre beghe le risolveremo sì, ma per nostro conto e quando lo decideremo noi».