ok, la società civile. ma se questa si propone fin da subito come alternativa ai partiti deve dimostrare di essere in grado, DA SOLA, di organizzarsi e di esercitare a tutti gli effetti il ruolo per cui si propone, altrimenti sono solo belle parole!
Secondo me le forme di aggregazione sociale possono svolgere un ruolo politico importantissimo, a patto però di rimanere distinte dai partiti. Altrimenti l'alterità di obiettivi, di strategie (che è l'elemento distintivo e qualificante) si stempera nella sovrapposizione dei ruoli.
Quindi OK ai gruppi di pressione (nel senso virtuoso del termine), ma che restino al di fuori della dialettica dello schieramento politico stricto sensu.
Il senso dei movimenti, come inteso da Alex Zanotelli (e da me condiviso) è quello di essere promotori dal basso di un modo nuovo di fare politica a 360 gradi (politica è società, i due concettI sono assolutamente inscindibili); in questo nessuno vuole sostituire ai partiti i movimenti; quello che manca è il passaggio sucessivo in cui i partiti, invece di preoccuparsi di quello che vuole l'industriale o il banchiere di turno, si preoccupano delle istanze portate avanti dai movimenti, che in generale conoscono la società reale in maniera molto più approfondita dei vari Prodi, Fassino e soci, in quanto nella società reale vivono e si muovono costantemente. Un esempio evidente che questo sistema può portare dei frutti è stata la capacità aggregativa del vasto movimento di ciclisti di Milano che è riuscita a mettere insieme, per una volta, tutti i candidati sindaco e farli parlare su temi che interessano il movimento stesso... Ma di esempi del genere ne esistono migliaia, nelle piccole realtà.
Quand'è che i partiti ricominceranno a guardare quella che una volta era definita "la base" (oggi abbondantemente sparpagliata nei movimenti)?