Un PalaMazda così gremito per la politica non si vedeva dai tempi in cui si chiamava PalaVobis, nel febbraio 2002, quando nacque il "popolo del PalaVobis". Oggi quel popolo era di nuovo tutto qui, riunito ad ascoltare una proposta che scaturisce dalle emozioni di quel febbraio di quattro anni fa. Dario Fo, giullare e premio Nobel, ha riunito una fetta enorme di quella che Pancho Pardi ha definito "la parte di società civile che ancora aspetta di essere rappresentata".
La manifestazione è stata perfetta e coinvolgente, la regia dell'evento è migliorata tantissimo rispetto alla
serata dello Smeraldo. Tempi azzeccati, poche chiacchiere, poca politica, tanta musica (cantata - si fa per dire, è un happening il suo cantare - da Dario assieme a uno Jannacci in gran forma) e tanto magnifico teatro. Già, perché Dario riesce a fare del grande teatro anche quando racconta le imprese di Gabriele Albertini.
La serata si è aperta con la performance di
Canto antico, gruppo salentino amatissimo da Dario (per la qualità della musica e forse anche un po' per la abbagliante bellezza solare di Francesca Di Ieso, che suona tamburi a cornice e danza, a cui è dedicata l'immagine), il "candidato della fantasia" ha alternato i suoi monologhi agli interventi di alcuni ospiti.
Dario ha toccato tutti i suoi temi classici, oggi riassunti nel programma che è stato distribuito in sala, organizzato con competenza (lo zampino di Oliviero Toscani è evidente) e illustrato con i suoi disegni magici. Albertini - con al sua supposta capacità amministrativa - è stato oggetto di grande attenzione da parte di Fo, che ha raccontato la serie di disastri che Gabriele lascerà in eredità a Milano (un'ATM non al servizio dei cittadini, traffico congestionato, inquinamento alle stelle, edilizia finalizzata all'interesse privato). Si è parlato anche del progetto Fiera, di Ligresti, della decadenza dell'offerta artistica e civile della città. Il tutto mescolando leggerezza, verve e una giusta dose di ferocia. Fo - per fortuna della città e delle primarie - non è un moderato. E non riuscirà mai, qualora venga eletto, a essere
«un amministratore come Albertini».
Ospiti. Ha aperto la serie Basilio Rizzo (bella la sua immagine delle aziende municipali viste come
«l'argenteria di casa» che Albertini
«ruba» quando le svende) e Paolo Cento (con un discorso davvero "verde", a sottolineare l'insensato appoggio dei verdirosa milanesi a Ferrante).
Terzo ospite è stato il mitico Ken "Red Ken" Livingstone, l'uomo che sta dimostrando al mondo che il sindaco di Londra può girare per la sua città in metropolitana e senza scorta, che è possibile togliere l'autista ai funzionari del comune, che i cittadini pagano senza proteste la tassa di ingresso in città se anche i membri del parlamento la devono pagare. Dario e Ken hanno raccontato le innovazioni introdotte a Londra: piste ciclabile, nuovi mezzi pubblici, tassa d'ingresso per le auto.
«Se ti dicono che sei troppo idealista, non crederci» ha detto Ken a Dario. E poi, rivolto al pubblico:
«Dario rappresenta per Milano quello che io rappresento per Londra, un giusto insieme di socialismo tradizionale e attenzione per l'ambiente. Se eleggerete dario Fo, tutto il mondo parlerà di Milano».
Quarto ospite Pancho Pardi, che ha proposto un'ottima e articolata riflessione sul doppio impegno che la società civile deve assumere: il primo è mandare a casa il
«campione della volgarità italiana che parla di sé in terza persona, per restaurare la supremazia dell'interesse pubblico sull'interesse privato». Il secondo è
«superare il veto oligarchico da parte dei partiti nei confronti della rappresentanza diretta della cittadinanza, con uno scatto di energia come quello di dario, con cui la società civile imponga le proprie candidature alla società politica».
Ultimo ospite Giovanni Occhi, di Rifondazione, che ha letto un messaggio di Fausto Bertinotti, assente semigiustificato, che si è detto soprattutto dispiaciuto di perdersi lo spettacolo.
Canzoni immortali, cantate con la follia sgangherata del menestrello, accompagnato dal sorriso affettuoso di Enzo Jannacci e dalla straordinario gruppo di jannacci Junior, pianista e arrangiatore sopraffino: Uei son chi, Tutta brava gente (scritta 50 anni fa e ancora attualissima), La vita l'è bela, Vincenzina e la fabbrica, Ti te se no e l'ultima, trionfale, Ho visto un re.
In conclusione. Dario Fo stasera si è accreditato come candidato vero e credibile, circondato da una squadra di tecnici in grado di sviluppare progetti di reale cambiamento per la città. Riteniamo che la sua proposta e quella più giovane, pragmatica e innovativa di Davide Corritore, rappresentino un'opportunità importante. Sono due personaggi diversi e complementari, accomunati da un amore sincero per la città, che li ha spinti a impegnarsi in prima persona per un cambiamento profondo dei meccanismi di rappresentanza prima, di gestione della cosa pubblica poi.
Un'opportunità che non possiamo lasciarci scappare.