Quella frase di Chavez
di Maurizio Chierici
PERFINO IL BERLUSCONI al tramonto non gioca la carta disperata che trasforma l’Olocausto in uno spot. Per il momento. Orribile spot che riduce l’antisemitismo a bandierina da sventolare sui maldipancia della politica. Ma dall’altra parte del mare qualcuno ci sta provando. L’Olocausto è un paesaggio desolato le cui ombre non spariranno e il dolore segnerà all’infinito la ragione dell’umanità. Milioni di innocenti sciolti nei forni di Hitler e gli scheletri dei sopravvissuti aggrappati ai recinti dei campi di sterminio. Memoria che accompagnerà le generazioni invocando rispetto e rimorso per l’indifferenza colpevole dei padri. Eppure c’è chi ha avuto la delicatezza di arruolare questa sofferenza per agitare la polemica contro un presidente che si vorrebbe rovesciare. Audience assicurata, naturalmente, ma è il tipo di clamore che nell’incoscienza della finzione può risvegliare la peste dell’antisemitismo.
Odiato dal 35 per cento e avvolto dall’entusiasmo del 63 per cento dei venezuelani, di Chavez si possono dire tante cose. Dittatore. Populista vanitoso. Un pericolo per la democrazia. Nemico del liberismo. Leader di un popolo affamato. Governante intestardito nell’utopia del ridare dignità a un continente ricco ma sfinito dal saccheggio di vecchi e nuovi colonialismi. Parla troppo. Mantiene le promesse. Ha ridotto il Venezuela a una caserma castrista. Ha ridato speranza ad un Paese fino a ieri al guinzaglio dei soliti interessi. Una voce contro l’altra, a volte polemiche furibonde. Ma chi deve votarlo o non votarlo ha la possibilità di confrontarsi e discutere. Giornali e Tv sono nelle mani degli editori impegnati a disfarsi del presidente sotto la tutela degli angeli custodi di Bush. Ogni elettore è in grado decidere o di non andare a votare con tutte le carte in tavola. Ma giocare con l’Olocausto resta un’infamia difficile da perdonare.
Ecco cosa è successo. Nei primi giorni di novembre Repubblica pubblica cinque righe con titolino sperduto nel mare di altre parole: gli ebrei venezuelani lasciano Caracas sentendosi perseguitati. L’allarme scuote le comunità americane ed italiane. Provo ad informarmi. Ritrovo tra i messaggi del computer la notizia che sta facendo il giro del mondo, commentata, enfatizzata. Al telefono una sociologa agnostica e un professore credente, entrambi ebrei, rispondono da Caracas cadendo dalle nuvole. Negli anni Novanta la crisi ha sconvolto l’economia e i partiti del Paese, anticipando gli scricchiolii del crollo argentino e provocando la migrazione di imprenditori e famiglie un tempo agiate. Cercano fortuna altrove. Fra loro - è vero - qualche ebreo. Ma non è la religione a decidere. Scappano cattolici, protestanti e chi non crede in niente. Scappano signori dalle tasche mezze vuote, non perché si sentano perseguitati per pregare in modo diverso; stanno inseguendo il loro sogno americano che in Venezuela impallidisce per corruzione e malconduzione dei due partiti da 30 anni al potere: socialdemocratico e socialcristiano. Capire se c’é persecuzione non è semplice. Dopo Natale l’accusa diventa inquietante. La notte della vigilia, il Chavez che parla cinque ore alla Tv di Alò Presidente, avrebbe precisato «inequivocabilmente il suo antisemitismo». Possibile? Le Monde, Liberation, Wall Street Journal confermano. Shimon Samuel e Sergio Winder, rappresentati del Centro Wiesenthal per l’America Latina, con sede a Buenos Aires, raccolgono inconsapevolmente l’allarme divulgato da Caracas. Nel ricordare la natività in un posto dove sopravvivono i senza niente, Chavez avrebbe detto: «Stamattina mi è arrivato un rapporto dell’Onu sulla situazione della povertà nel mondo». Elenca i disastri del sottosviluppo.
Racconta che il sogno di Bolivar è finito nelle mani di chi affama milioni di latinoamericani. E aggiunge «Il mondo ha cibo, acqua e risorse per tutti, ma una minoranza che discende da chi ha crocifisso Cristo si è impossessata delle ricchezze». La pioggia di messaggi allarmati raggiunge i computer di ogni continente e il Centro Wiesenthal argentino ne diventa portavoce: Chavez ripropone l’antisemitismo come ricetta per combattere la povertà. La risposta del governo di Caracas è inspiegabilmente burocratica. Laconicità che fa crescere il sospetto: «Riascoltate i nastri della trasmissione e capirete che il presidente non ha pronunciato questa frase». Punto e basta. Ha ragione chi specula o chi si difende? Da Caracas risponde Ernesto Villegas, giornalista molto conosciuto e molto rispettato. Per ciò che scrive, soprattutto per il programma televisivo En Confianza, in confidenza, nel quale ogni sera intervista con secca professionalità i protagonisti dell’avvenimento del giorno. Specie di Biagi venezuelano. Per niente amico di Chavez, fa sapere: «Questa storia delle persecuzione degli ebrei da parte del governo è un’idiozia di chi vuol polemizzare sull’amicizia di Chavez coi Paesi arabi». Chavez sta disegnando un’internazionale del petrolio da sottrarre all’influenza Usa, e il Venezuela acrobaticamente entra come osservatore nella Lega Araba e patteggia con l’Iran assieme a Russia e Cina. «Non ho mai sentito amici lamentarsi, non ricordo una sola manifestazione contro i 20 mila ebrei che vivono in Venezuela dove l’antisemitismo è forse l’unico incubo che ci è evitato. Ricordo solo di aver intravisto, durante una marcia contro la guerra in Iraq, un cartello che polemizzava con Sharon e una bandiera di Israele bruciata assieme alla bandiera americana». Villegas ne è sicuro, ma è la sicurezza di un giornalista non ebreo, quindi non coinvolto nell’angoscia. Limita l’isterismo a qualche isterico pacifista isolato. A poco a poco vien fuori la verità. E la Comunità Ebraica prende le distanze dal Centro Wiesenthal: «La frase è stata citata strumentalmente in modo scorretto». Si uniscono alla protesta le due più importanti associazioni legate al Comitato e al Congresso ebreo-americano degli Stati Uniti. La precisazione viene pubblicata da Forward, settimanale della Comunità di New York. Ecco come è stato manipolato il discorso. Con l’accento messianico che gli appartiene, Chavez ricorda la morte di Cristo: «I discendenti della minoranza che lo hanno crocifisso si sono impadroniti delle ricchezze del mondo». Questa la versione diffusa per suscitare scandalo. Gravissima e pericolosa. Ma riascoltando la registrazione ci si accorge di un “piccolo” errore. Solo un ricamo che ricuce le parole di discorsi lontani. Secondo Chavez, chi si è impossessato delle ricchezze del mondo sono «i discendenti di coloro che hanno crocifisso Bolivar, lontano dalla sua patria, a Santa Marta in Colombia», dove il Libertador era braccato dai generali che l’avevano tradito nel nome degli spagnoli. Muore quasi clandestino. «Ci pare evidente», sottolineano le associazioni ebreo-americane che «la minoranza la quale si è impossessata delle ricchezze del mondo» non è riferita agli ebrei ma «all’oligarchia bianca». Caso chiuso? Neanche per idea. Bisogna battere il ferro caldo. Mentre leggo le precisazioni delle comunità pubblicate dal Monde e altri giornali, continua la pioggia dei messaggi. Ieri mattina, domenica 22 gennaio, El Herald di Miami, sentinella degli ultras della destra della Florida, rilanciava la notizia: «Gli intellettuali denunciano Chavez per discorso antisemita». Un mese dopo il blog è più vivo che mai. E i blog sono tanti. Foto di uno striscione appeso alle spalle di passanti impegnati a chiacchierare sulle panchine di un giardino: «No al terrorismo dei comandos isreaeliti in Venezuela». E un attimo dopo arriva l’omelia di Rosalio Castillo Lara, cardinale emerito di Caracas, tra lui e Chavez scintille dal primo giorno: «Il governo eletto sette anni fa ha smarrito il suo cammino democratico e presenta segni di dittatura». Batti e ribatti. Distribuzione capillare, postini molto accurati: testo spagnolo tradotto in italiano. Chissà perché Barbara Bessone, italica pasionaria dei messaggi, dimentica la replica immediata della Conferenza Episcopale venezuelana. Monsignor Ubaldo Santana ne è il presidente. «Il cardinale ha diritto ad esprimere le proprie opinioni e come ogni altro cittadino può divulgare il suo giudizio personale mentre gode la meritata pensione. Ma non appartiene ormai alla Conferenza Episcopale e queste parole non possono essere considerate espressione della volontà dei vescovi. Insomma, non ha parlato a nostro nome».
Allora perché montare un orribile falso contro Chavez, arruolando un gruppo di intellettuali i quali pagano “di tasca loro” una pagina del Nacional (giornale, come tutti, avverso al presidente ) nella quale si ammorbidiscono le accuse di antisemitismo parlando solo di «allusioni piuttosto chiare», ma ribadendo che con Chavez è ora di finirla: perché?
Fra tre giorni comincia il Forum Sociale Mondiale di Caracas. Indigeni, diseredati, soprattutto i giovani di un’America Latina che sta cambiando bandiera, arrivano per ascoltarlo. Folle enormi, segnate da drammi e rabbie. Come è successo a Porto Alegre con Lula e a Mar del Plata con Chavez e Morales, il rimbombo animerà il continente. Un pericolo da disattivare con l’insulto più atroce: antisemitismo. Ricorda un trucco dell’Europa di 30 anni fa. La famiglia del francese Giscard d’Estaing era diventata socia della più importante miniera d'uranio dell’Africa nera; socia del presidente centroafricano Bokassa. Ma Bokassa, matto per sifilide, diventava ingombrante. Abbraccia in pubblico Giscard: «Ecco il mio cugino preferito». Si incorona imperatore. Gli esperti del deuxième bureau, servizi segreti, hanno un’idea per liberarsene senza ucciderlo: lo accusano d’essere cannibale. Liquidato per sempre quando l’era internet era ancora lontana. Oggi è più facile, i blog galleggiano. E il Chavez antisemita riaffiorerà appena serve metterlo in cattiva luce riesumando le verità dimezzate di questi giorni.
Infastidisce ciò che Chavez annuncerà al World Social Forum: il petrolio del Venezuela sarà venduto con lo sconto del 40 per cento a tutti i paesi in difficoltà nel continente. Con Brasile e Argentina, Caracas produrrà e distribuirà gratuitamente farmaci anti Aids. Oleodotto e gasdotto lunghi 10 mila chilometri uniranno Venezuela, Brasile, Bolivia e Buenos Aires assicurando interscambio e indipendenza energetica che taglia fuori le multinazionali. Il terremoto economico rafforza il Mercosur e permette a Morales di far respirare la Bolivia. Sarà vero se le promesse scendono da una specie di Eichmann travestito da presidente? A proposito dello striscione disteso nei giardini di Caracas: fa venire in mente lo striscione apparso una domenica in piazza San Pietro sotto la finestra di Giovanni Paolo II. Il giorno dopo il Papa doveva ricevere Fidel Castro. Piove a dirotto, pochi fedeli: tre pellegrinaggi diocesani da Puglia, Piemonte e Insbruck. Spuntano da sotto gli archi quattro ragazzi tirando uno striscione. Parole di fuoco: «Santità, non riceva l’Anticristo - I perseguitati cubani». Un operatore ha qualche problema a filmare: l’acqua appanna l’obiettivo: «E sbrigate, che ce bagnàmo. Te se’ rincoglionito?». Strani habaneri dall’accento romano. Due ore dopo il Tg2 dà grande rilievo all’avvenimento. «Ecco i profughi di Castro accorsi a Roma per contestarlo. Protestano prima della benedizione dell’Angelus: non vogliono che il Pontefice riceva chi li ha costretti all’esilio». Primi piani di facce un po’ fuori luogo: ragazze in costume tirolese, occhi mediterranei, il profilo scolpito dei piemontesi. «Povera gente che sfida la pioggia per far sapere a Giovanni Paolo II quale dolore li ha spinti fin qui». Direttore del Tg2, 1997: Clemente Mimun.
Pochi giorni fa, scrivevi di come i blog sarebbero qualche passo avanti ai giornali. Maurizio Chierici è uno dei giornalisti + onesti che conosca, però il merito della notizia anche stavolta va a un blogger, che l'ha pubblicata 12 giorni fa.
Sì all'estero e in particolare in Francia se ne è parlato parecchio. Io personalmente ho rinunciato a scriverci perché replicare ad argomentazioni interamente false è logorante e in qualche misura legittima questi metodi di discussione. Come Bush e Berlusconi stanno a testimoniare indipendentemente dalle smentite a bugia segue bugia più grossa, perché lo scopo è di forzare colpo su colpo la capacità di giudizio, aprendo la strada in modo circolare a panzane più imponenti.
Il merito sta tutto altrove. Mentre qui in Europa e negli USA cerchiamo di applicare a situazioni che non capiamo categorie e ossessioni nostre (altro che relativismo culturale), in altre parti del mondo stanno sperimentando ora cambi di marcia importanti e vie di uscita alla crisi del pianeta. Il titolo di un articolo che ho visto recentemente diceva all'incirca "Cercando di creare un asse Nord-Sud" intendendo non nord e sud del mondo, ma l'alleanza di cui stanno gettando le basi in America latina Brasile, Argentina e Venezuela. Questi hanno capito che per il bene loro e di tutti devono fare da sè, liberandosi della tutela perniciosa degli Stati Uniti, e senza contare sulle promesse non mantenute di un'Europa debole e altrettanto compresa nella sua visione egocentrica.
A noi - noi, perché un giornale come Libération ha sposato in pieno la polemica del centro Wiesenthal, rilanciandola - sembra invece interessante soppesare l'antisemitismo di Chavez o in alternativa dipingerlo come un fenomeno da baraccone.
Per chiarezza e completezza, il discorso è disponibile sul sito del governo venezuelano a questo indirizzo (PDF, 76KB).
Chavez che non è di formazione marxista ed è un autodidatta che mischia ecletticamente le fonti più diverse, fa un costante riferimento nei suoi discorsi alla figura di Bolivar e, più recentemente, a quella di Gesù. E' successo anche a Milano. La cosa può far storcere il naso ad alcuni ma va letta nel contesto sudamericano, in cui la religione è un elemento di riferimento e speranza quotidiano per le fasce più svantaggiate della popolazione (cioè la grande maggioranza). E non solo in Sudamerica...
A pagina 16 si può leggere:
<<No, Cristo fue y es uno de los más grande revolucionarios de la historia y el primer
socialista de nuestra era, el primer socialista y por eso lo crucificaron.>>
Il cui senso mi sembra inequivocabile.
Poi a pagina 18 viene il paragrafo incriminato (che per dire di suo è lungo 5 volte questa parte che cito):
<<El mundo tiene para todos [n.d.r. di risorse naturali, acqua e alimenti], pues, pero
resulta que unas minorías, los descendientes de los mismos que crucificaron a
Cristo, los descendientes de los mismos que echaron a Bolívar de aquí y también lo
crucificaron a su manera en Santa Marta, allá en Colombia. Una minoría se adueñó
de las riquezas del mundo, una minoría se adueñó del oro del planeta, de la plata,
de los minerales, de las aguas, de las tierras buenas, del petróleo, de las riquezas,
pues, y han concentrado las riquezas en pocas manos:>>
In grassetto ho evidenziato le uniche parti riportate dal Wiesenthal.
Poi chiude la frase ribadendo il soggetto della reprimenda casomai qualcuno si fosse distratto:
<<menos del diez por ciento de
la población del mundo es dueña de más de la mitad de la riqueza de todo el mundo
y a la... más de la mitad de los pobladores del planeta son pobres y cada día hay
más pobres en el mundo entero.>>
Infine a conferma che al di là delle immagini evocative il discorso è tutto politico:
<<Nosotros aquí estamos decididos, decididos a
cambiar la historia y cada día nos acompaña y nos acompañará mayor cantidad de
jefes de Estado, de presidentes y de líderes; vean ustedes cómo el pueblo
boliviano...>>
Mi sembra correttissima la critica ai metodi. Il metodo del dirla ogni volta più grossa nel modo descritto da Antonio è antidemocratico di suo e molto spesso (dai personaggi del nostro Paese citati soprattutto) presenta proprio analogie con quello che qui tutti deprechiamo - non nomino e non aggettivo per un senso di rispetto e perché mi sembra che ci capiamo. Un altro caso simile anche se in un ambito diverso scuote molto la Francia, ed è riportato in modo molto discutibile se non altro perché lascia molti dubbi proprio sul piano logico e poi una volta in quindici anni dal Corsera. Si tratta di Dieudonné che secondo me ha un indubbio problema di riconoscimento nella cultura europea. E' un cittadino francese di origine africana. Cerca di portare alla ribalta il problema culturale, storico e per lui di giustizia della tratta degli schiavi - se c'è una cosa che ho capito è che la considera un tabù storico. Lo fa con la satira. Che a volte va pesante, è discutibile etc., ma dopo do dei link per farsi un'opinione personale. Il motivo per cui ritengo se non altro (ci son stati anche i casi delle banlieue) che ci sia un problema di riconoscimento reciproco fra questo personaggio e il suo Paese è che in questa questione - fatta, credo, anche di fraintendimenti e di frasi scorrettamente riportate - si continuano a riproporre insieme i temi dell'antisemitismo e i problemi del razzismo di epoca coloniale, in modo assai poco decifrabile. Sulla decifrazione rimando ai link e al giustamente auspicato senso critico di ognuno. Cito solo alcuni fatti: ci sono stati circa venti processi (molto spesso aditi d'ufficio dai magistrati francesi) a carico di Dieudonné e altrettante assoluzioni; egli ha subito un attentato di cui non si conoscono i responsabili; d'altra parte, lo stesso Dieudonné sembra riempire i teatri di Francia. Che potrebbe anche essere un problema se fossimo sicuri che è un antisemita. Però per esempio non corrisponde con i numeri al deprecabilissimo consenso che a un certo punto era sembrato avere il FN nello stesso Paese (e del FN si sa, credo proprio, che propensioni abbia).
Boh, ora metto qualche link.
1) il sito dei sostenitori di Dieudonné:
http://membres.lycos.fr/comitesoutiendieudo/
2) il primo articolo in quindici anni in cui il tema è stato trattato nel nostro Paese, dal Corsera, che prende una posizione sul caso già dal titolo, ma che ha un modo, secondo me, "curioso" di sostenerla:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2005/12_Dicembre/30/montefiori.shtml
3) il risultato della sitesearch su Libération, qui citato sempre in relazione al tema dell'antisemitismo e di chi è antisemita, chi no, etc., magari per dei confronti:
http://www.liberation.fr/sitesearch/consult5/index.php?mot=dieudonné&mid=c91e5906521f3ba2f64caa4dba286b91&l=fr&h=s1&initial_mot=&sortbydate=1&showextr=1&f=0&collid=
Per me si tratta di un caso controverso di tipo assimilabile per tema e perché presenta anche un altro aspetto relativo al vissuto delle questioni nelle varie parti del mondo, poco conosciuto ma che forse è utile alle riflessioni che si compiono su OMB.
Carolina
Scusate ma dalla lettura del testo integrale ci sono due frasi:
"los descendientes de los mismos que crucificaron a Cristo, los descendientes de los mismos que echaron a Bolívar de aquí y también lo
crucificaron a su manera en Santa Marta"
L'articolo di Maurizio Chierici (e il blog citato) fanno finta che una non esista e riportano solo l'altra. La loro scorrettezza e' pari a quella che dicono di voler denunciare, non trovate?
Relativamente al merito, il discorso è confuso, come succede a demagoghi populisti, ma non è scandaloso che sia accusato di antisemitismo.
Dice che "quelli che hanno crociffisso Cristo controllano l'economia mondiale". Se si riferiva agli ebrei (come interpretabile) nella prima parte della frase sta esprimendo due concetti antisemiti.
Ma si, cercate pure disperatamente di dargli dell'antisemita. Daltronde non vi è riuscito farlo fuori con un golpe militare, e avete perso 8 elezioni di fila.
vorrei precisare che le elezioni sono state REGOLARI e STRAvinte.
e che l'uomo che piu' accusa Chavez, quello che parla direttamente con dio insomma, ha vinto due elezioni di fila in maniera molto dubbia, proclamadosi lo stendardo della pace e della democrazia, e dichiarando che in Venezuela questa sarebbe in pericolo.
e le penne di entrambe le sponde dell'atalntico lo seguono, gli fanno eco, si scatenano (compresa la sinistra europea) nell'inutile propaganda contro, che troppo spesso non tiene conto dei fatti o che li travisa.
gli ebrei cacciarono simon bolivar?
azz!
Daniele, Gennaro Carotenuto ha scritto il primo post che è stato linkato qui sopra fidandosi evidentemente di fonti poco accurate. Dopodiché ha controllato di persona e ha scritto un aggiornamento correggendo la svista. Chierici avrà attinto dalle stesse fonti. In questo caso possiamo dire di essere stati più scrupolosi di lui.
Io però non ho citato quei passaggi per confutarlo, ma anzi per chiarire in modo definitivo che il caso è stato costruito sul niente. Anzi, speravo di prevenire obiezioni come la tua.
Se scrivi quello che scrivi, dopo aver letto quello che hai letto, è la dimostrazione di quello che sostenevo più sù: queste menzogne pagano. Intanto si spara il colpo, poi casomai eventualmente si può smentire in un secondo momento. E ne è anche dimostrazione il fatto che la wikipedia inglese da già ampio risalto alla denuncia nella pagina dedicata a Chavez.
Attenzione perché se questa tecnica è già nota al banana, molti riferiscono che ora sarebbe intenzionato ad applicare fino in fondo la lezione di Karl Rove: attaccare con ogni mezzo gli avversari sulla base di argomenti infondati o pretestuosi. Quindi oltre allo svilimento del significato di antisemitismo, la cosa ci riguarda anche per ragioni più immediate.
e ho come la sensazione che nella bible belt degli elettori del W ci siano una manica di antisemiti da non sottovalutare.
anzi.
Non sto dandogli dell'antisemita, sto dicendo che non è scandaloso che qualcuno l'abbia interpretato così, visto che lui, non io, dice una frase confusa in cui unisce coloro i quali crocifissero Cristo con coloro che cacciarono Bolivar (X tonii, tra i due descendentes c'è una virgola, in spagnolo come in italiano credo si possono indicare due soggetti diversi) come responsabili delle miserie del mondo.
E sto dicendo che l'articolo citato non riportava correttamente la frase, ma solo una parte (così come gli articoli precedenti riportavano scorrettamente solo l'altra parte).
Mi permetto poi di provare un po' di compassione per quella parte della sinistra antagonista che eroicizza personaggi squallidi come Chavez (e non mi riferisco a questa vicenda) solo perchè antiamericano. Mi ricorda l'appoggio acritico a personaggi tragici del passato con l'aggravante che l'esperienza avrebbe dovuto insegnare qualche cosa....
su che base lo definisci squallido?
e su quale mi definisci estremo ed irrimediabilmente antiamericano?
"eroicizza"
"l'appoggio acritico"
chavez non fa parte della mia storia, semmai quella tipicamente sudamericana dei militari liberal (tradizione ottocentesca tragicamente interrotta negli anni 60/70)
non eroicizzo, non appoggio. mi limito a considerare gli attacchi della destra forcaiola americana (e servitu' varia) come colpi di coda di un imperialismo vecchio stampo che usa ogni mezzo per elimiare l'avversario.
Mah.. scusate a me xsonalmente sembra kiaro, anzi kiarissimo ke NN parlasse d ebrei ed essendo ebrea son molto sensibile agli attakki antisemiti. Inol3 conosco bene lo spagnolo e mi sembra a maggior ragione evidente ke nn parlasse d'ebrei, x cui forse il fraintendimento è stato fatto da ki lo spagnolo nn lo conosce ed ha capito male (ingenuamente o meno)
anche senza saperlo lo spagnolo mi sembra molto chiaro che non si riferisse agl'ebrei.
poi se tagli parti del discorso solo per strumentalizzarlo...
Chavez antiamericano?? E se fossero i governi USA ad essere "antivenezuelani"?
Grazie a chi mi ha citato. La prima precisazione veniva da Aporrea e non era letterale e quindi è stata necessaria una precisazione. Successivamente i rappresentanti della comunità ebraica venezuelana e diverse tra le maggiori associazioni ebraiche americane hanno fortemente condannato il Centro Simon Wiesenthal per aver emesso un giudizio avventato e non veritiero accusando il presidente del Venezuela, Hugo Chávez, di antisemitismo. a questo link http://www.gennarocarotenuto.it/dblog/articolo.asp?articolo=422
il documento in inglese che chiude la polemica. Chi continua a considerare un indio dell'Orinoco antisemita lo fa evidentemente per altri motivi.
Già che ci sono vorrei invitarvi a ragionare su quanto sta succedendo. Ogni giorno c'è un'accusa infamante contro un dirigente politico latinoamericano, oggi Kirchner, ieri Evo, domani Chávez. Ho scritto un pezzo ieri nel quale faccio il punto della situazione qui: http://www.gennarocarotenuto.it/dblog/articolo.asp?articolo=440
Vi invito in particolare a considerare il caso dell'Espresso.
grazie
Gennaro Carotenuto