L’ultima porcata
di Marco Travaglio
No, non è per allontanare di qualche settimana la par condicio che Bellachioma chiede di prolungare la legislatura. Con i suoi uomini sistemati in ogni anfratto della Rai, per non dire di Mediaset, continuerà a fare il bello e il cattivo tempo anche dopo. Il movente della richiesta di proroga al Quirinale è lo stesso della discesa in campo di 12 anni fa: salvarsi dai processi. Uno, in particolare: quello che sta per iniziare alla Corte d'appello di Milano per corruzione del giudice Renato Squillante. Mentre accusa Prodi di aver beneficiato di un'amnistia (quella di cui beneficiò lui nel 1990) e di una legge ad personam (quella del '97 sull'abuso d'ufficio, chiesta e votata da Forza Italia insieme al sempre generoso Ulivo), Bellachioma stringe i tempi per abolire il suo processo con l'ultima legge ad personam che ha l'effetto di un'amnistia. Ed è curioso, per usare un eufemismo, che anche stavolta trovi sponde nell'Unione, con l'on.avv. Vincenzo Siniscalchi dei Ds e l'on.avv. Giuseppe Fanfani della Margherita che dicono di condividere il principio ispiratore della legge Pecorella che abolisce l'appello del pm appena bocciata da Ciampi, anche se poi distinguono sulla formulazione pratica (un altro ottimo motivo per l'Unione di tener lontani dai posti-chiave della politica giudiziaria gli esponenti del partito trasversale degli avvocati). Come se fosse una sottile questione giuridica.
In realtà è tutto molto più semplice. Quel processo si fonda su una prova documentale e inoppugnabile: il sogno di qualunque pm. Un triplice bonifico bancario avvenuto il 6 marzo 1991. La stessa cifra - 434.404 dollari, pari a 500 milioni di lire tondi tondi - passò dal conto Ferrido al conto Mercier al conto Rowena. Il conto Ferrido, aperto per la All Iberian dal capo della tesoreria Fininnvest Giuseppino Scabini presso il Credito Szvizzero di Chiasso, era alimentato - per ammissione dei legali del premier al processo d'appello All Iberian - dal «patrimonio personale di Silvio Berlusconi». Il conto Mercier presso la Darier Hentsch di Ginevra è intestato a Cesare Previti. Il conto Rowena, presso la Società Bancaria Ticinese di Bellinzona, fa capo a Squillante.
Dunque nello stesso giorno la stessa somma (mezzo miliardo di lire di 15 anni fa) passa da un conto di Berlusconi a uno di Previti a uno di Squillante. È la «prova regina» del fatto che Squillante era - come ha raccontato Stefania Ariosto, come ha sostenuto la Procura di Milano, come hanno confermato due sentenze di tribunale (Imi-Sir, Sme-Previti, Sme-Berlusconi) e due di appello (Imi-Sir e Sme-Previti), «sul libro paga» del gruppo dell'attuale presidente del Consiglio.
In base a quella prova regina, che invano la maggioranza tentò di cestinare con la legge-vergogna sulle rogatorie, Previti è stato condannato in primo e secondo grado a 5 anni di reclusione per corruzione: i fatti sono talmente gravi - hanno stabilito i giudici - da rendere impossibile la concessione delle attenuanti generiche, dunque il reato si prescrive in 15 anni e non in 7 e mezzo. In base alla stessa prova regina, il mandante di quel versamento corruttivo, cioè Berlusconi, è stato processato separatamente dopo lo stralcio deciso dal Tribunale nel maggio 2003, quando il premier faceva saltare le udienze accampando fantasiosi «impedimenti istituzionali» in Italia e all'estero (compresa la finalissima di Champions League a Manchester fra Milan e Juventus). Poi calò la mannaia del Lodo Maccanico-Schifani, che abolì il processo finchè, nel gennaio 2004, la Consulta dichiarò la norma incostituzionale.
Il processo ripartì dinanzi a un nuovo collegio, visto che l'altro presieduto da Maria Luisa Ponti aveva già sentenziato su Previti, Pacifico e Squillante. Il nuovo, presieduto da Francesco Castellano, l'11 dicembre 2004 giudicò Berlusconi responsabile della corruzione di Squillante, ma gli concesse le attenuanti generiche e dunque la prescrizione abbreviata: per lo stesso fatto che aveva portato l'altro collegio a negare le generiche e la prescrizione a Previti. La Procura fece appello, mettendo in risalto quell'incredibile disparità di trattamento fra mandante ed esecutori materiali della corruzione. Ora, grazie alle telefonate con Consorte, indagato a Perugia per favoreggiamento e rivelazione di segreti, si comincia a capire chi è Castellano. C'è dunque il pericolo, per il premier imputato, che la Corte d'appello decida di prenderne le distanze, dando a Silvio ciò che è di Cesare: la condanna senz'attenuanti. La sentenza in ogni caso arriverebbe dopo le elezioni e difficilmente un governo di centrosinistra gliela abolirebbe per legge. O così almeno teme Bellachioma, uomo di poca fede.
"dando a Silvio ciò che è di Cesare" è eccezionale :)
si, e' la frase piu' bella. anche il titolo e' discretamente chiaro
Il solito grande Marco. Io mi chiedo: esiste un'altra persona in itaglia capace di spiegare così chiaramente ciò che sta succedendo?
Credo di no.
Alberto dovresti cercare di dirottare i commenti pro-Travaglio all'Unità, chissà che non diano a Padellaro la forza di resistere... resistere, resistere!
Grazie Marco!
Mauro ha ragione, l'attacco all'unità e a Travaglio è diventato insopportabile, specialmente se pensiamo che arriva anche da elettori cosiddetti di sinistra.
qualcuno nel forum del giornale ha chiesto l'epurazione di Marco...roba da matti.
Marco, mon mollare !
Come non detto: c'è!
http://www.repubblica.it/2006/a/sezioni/politica/versoleelezioni6/trincea/trincea.html
E' bello sbagliarsi così, ogni tanto! ^_^