Mani Pulite in Palestina
di Siegmund Ginzberg
Quanto ha pesato il fattore corruzione, la percezione della «questione morale» nello spaventoso risultato elettorale in Palestina? L’immagine di Hamas è tristemente associata agli attentati suicidi, all’islam puro e duro, all’obiettivo della distruzione di Israele e dello sterminio degli ebrei con motivazioni religiose (e non solo nazionaliste). Abbiamo letto che anche i loro spot elettorali in televisione contenevano effetti speciali violenti ed esplosioni. Ma anche che stavolta non si trattava di esaltazione di esplosioni che ammazzano israeliani.
Ad esplodere sui teleschermi su uno sfondo nero, nel filmato mandato in onda sino agli ultimi giorni della campagna elettorale, era la parola «corruzione», seguita dalle parole «nepotismo», «tangenti», «caos», «ruberie». Non erano bombe dirette al nemico sionista, ma al malgoverno dell'autorità palestinese. «È tempo di cambiare. Votate per il cambiamento e le riforme», diceva il commento.
Se ne colgono echi anche negli «exit poll» raccolti dalle agenzie di stampa. Dice ad esempio un elettore: «Ho sempre votato per Fatah. Ma ora voglio cambiare. Voglio qualcuno nuovo, con mani pulite. Quando fu stabilita l'Autorità palestinese mi fidavo di loro, ma ora che li abbiamo avuto al governo per 10 anni non mi fido più di nessuno di loro. Ci avevano promesso una vita migliore, ma hanno gestito il governo come fosse la loro impresa privata. Non sono puliti e non servono il popolo, esattamente come succede negli altri paesi arabi. Molta gente la pensa come me».
Le cose sono ovviamente più complicate di così. L'argomento per cui bisogna prendere sul serio quel che predica Hamas sulla distruzione di Israele (e che finché non cambiano anche quel che dicono non c'è molto da negoziare con loro) è convincente. C'è chi ricorda che sarebbe stato meglio «prendere in parola» a suo tempo Hitler, piuttosto che illudersi che si trattava di retorica e basta, che si sarebbe temperata con l'esercizio del governo. Si potrebbe aggiungere che anche Hitler tuonava molto contro la «corruzione», si vantava di avere le «mani pulite», persino di non intascare un soldo, se non i diritti di autore del suo Mein kampf. Certo che Arafat fosse il capo dei corrotti - ancora non si sa che fine abbiano fatto i miliardi che controllava di persona - non ha impedito che anche Hamas facesse campagna sbandierando la sua effigie. Così come non è bastato al suo successore Abu Mazen lo sforzo per presentarsi come il leader che vuol fare pulizia nei conti. Che queste elezioni si siano giocate molto su chi prometteva maggiore pulizia e meno corruzione, più che su chi prometteva più sangue e più attentati sembra anche confermato dall'insistenza con cui i parla del ministro della finanze Salam Fayyad come di un possibile nuovo premier di coalizione che possa andare bene agli uni e agli altri: l'economista formatosi negli Stati Uniti non è un personaggio che si è distinto per maggiore o minore propensione a negoziare con Israele, maggiore i minore fanatismo religioso, ma per aver dato l'impressione di voler sradicare la corruzione e mettere ordine nei bilanci.
C'è chi ha notato che tra Hamas e Fatah, quelli che hanno il «pedigree» più militaristico, a primogenitura in fatto di terrorismo a danno di civili (andate a vedere Munich di Spielberg) sono questi ultimi. Anche tra quelli di Hamas girano un sacco di soldi. Ma quanto ha pesato la percezione che li utilizzassero per organizzare assistenza, scuole, trasporti, distribuzione di cibo (oltre che nel finanziamento dei «martiri» suicidi), anziché per arricchimento personale? Alla prova dei fatti le «mani pulite» comunque non bastano a far funzionare le cose, e capita che i «puri» si rivelino anche più corrotti di quelli che denunciavano. C'è chi ha osservato, ben prima dello shock elettorale: «Finché Hamas non era al governo i palestinesi gli erano grati per qualsiasi servizio sociale gli fornisse; una volta al potere se la prenderanno con loro per ogni servizio gli venga a mancare». Intanto però non si sfugge all'impressione che il patatrac, il fattore che ha fatto precipitare i piatti della bilancia su cui pure pesavano molti altri fattori, sia stata proprio quello che poteva sembrare tutto sommato secondario, la questione morale, o per essere più precisi, sulla percezione che ne avevano gli elettori in questo momento.
Qualcosa di simile è forse successo, poco fa in Iran: è possibile che nell'elezione a presidente di Mahmoud Ahmadinejad abbiano pesato brogli e intimidazioni, la mobilitazione dei miliziani, la stanchezza e la delusione sulla performance dei «riformisti», ma è un fatto che l'ultrà si presentava come l'uomo della «pulizia», dell'attenzione ai diseredati e ai più poveri contro un avversario (il «pragmatico» Rafsanjani) da anni in odore di mani in pasta in tutti i traffici e affari. Del figlio di fabbro, ex pasdaran ed ex sindaco di Teheran si dice che continui a condurre una vita semplicissima: «abbiamo visto in tv la sua casa. Vive modestamente come noi», dicono i poveracci della capitale. Forse sulla sua popolarità influisce più della dichiarata voglia di atomica.
Un dato che salta agli occhi delle elezioni palestinesi è che sono state elezioni vere, non fasulle. C'è chi osserva che se si votasse davvero allo stesso modo in Egitto (e c'è ben stata un'avvisaglia nel successo elettorale dei Fratelli musulmani ultrà), in Marocco e in Tunisia (paesi moderati «esemplari») i regimi autoritari e corrotti sarebbero spazzati via dall'opposizione islamica radicale. Lo stesso probabilmente succederebbe negli assolutamente «filo-occidentali» Giordania, Kuwait o Bahrain, per non parlare dell'Arabia saudita, che oltre ad essere una monarchia feudale, in fatto di «riconoscimento» di Israele e del suo diritto ad esistere resta qualche passo indietro rispetto persino ad Hamas. Era successo in Algeria, già molto prima dell'11 settembre. Lo stesso meccanismo della protesta islamica contro la «corruzione» dei laici ha operato in Turchia. Che lì non sia finita male come altrove non è però probabilmente tanto merito dei generali, quanto del fatto che la Turchia ci tiene a fare parte dell'Europa. La repressione non ha funzionato, l'attrazione di un modello che funziona sì.
La scelta quindi non è del male minore, tra «mani non proprio pulite» e mani grondanti sangue. La cartina di tornasole per Hamas non saranno certo le «mani pulite», ma se continuerà la «tregua» negli attentati e se rispetteranno le regole della democrazia, lasceranno il potere acquisito nelle urne qualora gli elettori non li volessero più. È vero che l'inferno della storia è lastricato delle più orrende nefandezze in nome della «purezza». E che non riguarda affatto solo il mondo islamico: i peggiori orrori del Novecento europeo, storia recentissima, erano maturati sull'onda della denuncia della corruzione capitalistica e plutocratica e dell'inefficienza della democrazia e del parlamentarismo borghese. Non ci sono garanzie assolute che la cosa non si ripeta, tranne forse una: che il rispetto per le regole vincoli tutti. Mentre far finta di niente, sottovalutare e minimizzare gli spettri mostruosi che si nutrono anche di «questione morale», rischia che questi si materializzino.
Dai ladri agli assassini, bel progresso..
“Di’ ai miscredenti: ‘Presto sarete sconfitti. Sarete radunati nell’Inferno. Che infame giaciglio!’” (Corano 3, 12).
Questa è l’unica via alla liberazione. La testimonianza della storia non lascia dubbi. È una delle regole dell’universo, è una delle leggi dell’esistenza. Solo il ferro può spezzare il ferro, solo la vera fede dell’islam può sconfiggere la loro credenza falsa e corrotta. La fede può essere combattuta solo dalla fede. In ultimo, la vittoria appartiene alla verità, perché la verità non può essere che vittoriosa.
Ovviamente dal simpatico sito di Lia, che ci vuole fare capire le ragioni Hamas..(consiglio di leggere bene il tutto).
Il pregiudizio acriticamente filopalestinese di una parte della sinistra, non ha fatto prendere in considerazione il problema della pesantissima corruzione della dirigenza palestinese. Cio' non è avvenuto neanche a seguito di clamorosi episodi , come quando la moglie di Arafat ha ricevuto in eredità un miliardo di euro, soldi che sta amabilmente usando per fare shopping a Parigi.
Adesso alcuni iniziano ad accorgersene, sarebbe stato meglio farlo prima...
credo sfugga alla gran parte dei commentatori che lo stato di Israele abbia fatto qualsiasi cosa in suo potere per distruggere le forze politiche palestinesi laiche e socialiste.
fino a pochissimo tempo fa IDF, mossad e shin beth non si sono occupati di hamas che di sfuggita ma hanno represso con tutti i mezzi a disposizione i vari fronti popolari e l'area bargouti di fatah.
non vedete una strategia in tutto questo?
se non la vedete provate a cambiare punto di vista.
Israele che adesso finge di non volere hamas (in realta' credo stia facendo di tutto per indebolire abu mazen) ha usato qualsiasi mezzo a disposizione affinche' hamas vincesse queste elezioni, uccidendo, deleggitimando, infamando, disinformando etc etc etc.
ora vedremo se questa mossa si rivelera' vincente per una soluzione pragmatica oppure non e' altro che l'ennesimo passo verso i bantustan palestinesi progettati dalla dirigenza del likud negli ultimi 10 anni.
Berja dice una cosa sacrosanta, ma sappiamo che i viados-neocon tipo dedalus (quelli cioè che cercano di dissimulare il loro amore per le torture a Guantanamo ed Abu Grahib) negheranno, negheranno sempre, negheranno tutto.
Cosa c'entra Israele con la corruzione dell'ANP? Cioè so che per alcuni Israele c'entra sempre, ma io mi chiedo perchè ad esempio negli anni del processo di pace, le forze democratiche che si dicevano vicino ai palestinesi non hanno posto il problema della corruzione della dirigenza palestinese?
Risposta perchè nella visione pregiudiziale di una parte della sinistra, le vicende internazionali sono viste tramite la lente beneassoluto vs maleassoluto (che poi è una riedizione per dummies della dicotomia marxiana capitale-lavoro). Il beneassoluto erano i palestinesi per cui la loro classe dirigente non poteva essere formata da corrotti responsabili di ruberie ai danni della popolazione palestinese.
scusa daniele, credi che lo stato di Israele sia una realta' immanente e la palestina una variabile impazzita o non vedi una certa interdipedenza?
la corruzione e' ovunque, e' in italia, in Israele (su sharon c'era piu' di un sospetto, mi pare), perche' non ci dovrebbe essere nell'onp?
io dico solo che credo che la vittoria di hamas sia stata favorita da Israele con un preciso disegno strategico.
e' il mio parere, ne' pro ne' contro.
ma sappiamo che i viados-neocon tipo dedalus (quelli cioè che cercano di dissimulare il loro amore per le torture a Guantanamo ed Abu Grahib) negheranno, negheranno sempre, negheranno tutto.
Ringrazio per la gentile attenzione, ma desidero ricordare all'educato disertore che la corruzione della dirigenza palestinese era nota da tempo (e denunciata, ad esempio, dai radicali) ma le vestali della vera sinistra non ne volevano sentire parlare neanche a morire. Peraltro la linea di costoro è sempre stata quella di Bush (al contrario) ovvero: appoggiamo qualunque nazionalismo si batta contro il capitalismo occidentale e non stiamo tanto a sofisticare. Arafat era chiaramente un signore della guerra, che campava e si arricchiva grazie alla disastrosa situazione dei palestinesi.
Ora i nodi sono arrivati al pettine col bel risultato di avere gli amici di Lia al potere a Gaza. Staremo a vedere.
"negheranno, negheranno sempre".
ed infatti olegna non delude,s'allinea e nega lanciando cacca dall'altra parte. la solita strategia.
forse, come sostiene Berja, Israele ha, forse, piu' influenze sulla politica palestinese che non la "vera" (quale?) sinistra, forse.
"col bel risultato di avere gli amici di Lia al potere a Gaza". cabaret!
Gli "amici di Lia" sono stati democraticamente eletti. Ora che siano terroristi (come Bush...) o altro, è da dimostrare: tagliare gli aiuti alla Palestina è oggi un modo per dire a queste persone (elette da un popolo sotto costante attacco militare) che sono autorizzate ad attaccare. L'analisi di Berja è più che lucida, estremamente realistica e tutto sommato conforme alla'articolo che dà origine al thread. Bisogna andare oltre, a questo punto delle cose, al fatto che hamas è una fazione politica che ha al suo interno anche terroristi (più o meno come un tempo Al Fatha e come il Likud) e vedere adesso qual'è la strada che vogliono prendere, prima di minacciare sanzioni. Ammesso che l'obiettivo sia davvero la pace in Palestina e non il mantenimento di un costante stato di guerra.
"dico solo che credo che la vittoria di hamas sia stata favorita da Israele con un preciso disegno strategico"
Berja
"Ammesso che l'obiettivo sia davvero la pace in Palestina e non il mantenimento di un costante stato di guerra"
Adimant
"Tutti coloro che cercano di distruggere le libertà di una nazione democratica dovrebbero sapere che la guerra è il mezzo più sicuro e più rapido per riuscirci."
Alexis de Tocqueville
ritengo giuste tutte e 3 le affermazioni
purtroppo.
Su tutti e due i fronti le fazioni sostenitrici del conflitto sono quelle che considerano le proprie azioni come le legittime e normali reazioni alle azioni degli avversari. I filoisreliani acritici dicono che Israele per difendersi dal terrorismo vota Likud, costruisce la barriera difensiva, elimina i capi dei terroristi, è costretta ai check point con le conseguenti umiliazioni dei palestinesi etc etc.
Dall'altra parte si sostiene che il terrorismo sia una reazione all'occupazione (cosa palesemente falsa per chiunche conosca un po' di cronologia delle vicende) e adesso che hanno votato hamas per reazione. A me stupisce quando gente che si definisce di sinistra abbraccia questa teoria per le quali la parte che si sostiene è una variabile dipendente dalle azioni dell'altro, di conseguenza non ha responsabilità delle proprie azioni.
Questa logica puzza di guerra e di morte sia quando la applicano filoisraeliani acritici sia quando la applicano filopalestinesi acritici.
Già che si parla di rapporti tra sinistra e Israele, personalmente credo che l'accusa di antisemitismo sia da usare con molta attenzione, sia perchè infamante sia perchè c'è il pericolo di inflazionare il termine.
Personalmente credo che alcuni di destra usino l'accusa di antisemitismo strumentalmente per controbattere le critiche (legittime o meno) ad Israele.
Personalmente credo pero' che l'antisemitismo esista anche a sinistra e quando lo si incontra lo si deve denunciare con forza, leggete il vomitevole e subdolo post pubblicato il 28 gennaio su:
http://orabasta.iobloggo.com/
Daniele se intendi che Dacia Valent andrebbe lasciata perdere non posso che essere d'accordo.
di dacia valent ricordiamo il suo passaggio da rif. com. ad AN nel 1994, gli arresti mentre litigava ubriaca col suo convivente e il suo attuale feeling con maurizio blondet.
di dacia valent ricordiamo il suo passaggio da rif. com. ad AN nel 1994
Lo scrissi su questo blog e fui censurato (accusato, al solito, di fare polemiche non gradite).
Quanto a rilanciare la cacca nel vostro campo, beh, si vede che ce n'è molta..
ce n'e' molta, ma ancora di piu' sono i lanciatori che amano soprcarsi le mani. e' un lavoraccio, ma qualcuno *deve* pur farlo, no dedalus?
Israele non esiste, esiste solo hamas e la vera (di nuovo, quale?) sinistra che appoggia il t-e-r-r-o-r-i-s-m-o. grande analisi, da capi di stato d'oltre oceano.
il fatto è che la puzza di merda non ha colore. qualunque cosa ne dicano gli "amici". Vedi il buon vecchio Vladek.
Carolina
Lasciando da parte per un attimo i cattivi odori (eh sì che siamo in un paese impestato) sembra quasi che parlare della corruzione di Arafat e C. sia una cosa sgradevole e comunque finalizzata ad altro (una sorta di colpo basso) mentre, che so, attaccare Sharon è sempre doveroso.
Questo perchè si è stabilito aprioristicamente che esistevano i "buoni" (gli anticapitalisti palestinesi) e i cattivi (i filio-occidentali israeliani) e poi non si è più voluto deviare dalla linea.
In realtà i buoni non sono buoni e le cose sono più complesse di quello che sembra, ma le abitudini, si sa, sono dure a morire.
Stesso discorso per quanto riguarda il rigurgito islamico (sicuramente aiutato anche dalla politica sbagliata di Bush) che ammorba tutti quei paesi.
Ma è ovvio che anche Hamas (agli di Borja e dei soliti) appare una sorta di baluardo contro l'odiato capitalismo occidentale..
Penso che oggi il mondo la Palestina non la veda proprio tranne accorgersi che esiste quando vince Hamas.Possibile che non vi rendiate conto che non un millimetro del territorio palestinese e' autonomo da Israele.??Che Israele possiede tutto e gli israeliani vivono in relativa sicurezza
mentre i palestinesi non hanno niente e muoiono tutti i giorni.??Israele ha ammazzato a angue freddo pacifiste come Rachel Corrie che praticava la non violenza e l'interposizione per salvare le case e gli ulivi che Israele distrugge.
Non avete idea della carica di violenza che vivono i palestinesi sulla loro pelle.Sol perche' qualcun ebbe la soave idea di transferirsi in una terra che tutto sommato non e' nemmeno la loro.
Se ognuno di noi andasse dove la propria famiglia stava 2000 anni fa il mondo sarebbe un manicomio.
Ah ah ah! Se non fosse tragica, la cosa farebbe davvero scompisciare. Al Fatah aveva le mani sporche di corruzione? Bè, sempre meglio delle mani sporche del SANGUE di almeno 600 persone che ha Hamas...
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Hamas è una sorta di "Lega Nord palestinese", per fortuna da noi Bossi era violento solo a parole, tra 10 anni i Palestinesi si accorgeranno che anche i leader di Hamas sono ladri, ma per loro sarà troppo tardi.
Moreno, non è che i dirigenti di Hamas sono solo ladri, e che sono anche assassini, e questa la cosa peggiore...
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