Imparare da Berlusconi
di Marco Travaglio
L’altra sera, come ogni domenica, al posto della rassegna stampa il Tg3 ha mandato in onda il cosiddetto «editoriale» di Klaus Davi, al secolo Sergio Mariotti. Il wurstel dal volto umano discettava sul comprensibile stupore con cui la stampa di tutto il mondo segue la maratona televisiva di Bellachioma, visto che in nessuna parte del mondo s'è mai visto nulla di simile. Qualcosa però stonava, nell'analisi del Negronetto della massmediologia: il fatto che da anni costui si affatica a spiegarci che la tv non conta, non sposta voti, anzi è addirittura controproducente per chi ne usa e ne abusa. È quel che han sempre detto Lucia Annunziata, Francesco Merlo, Pigi Cerchiobattista e altri. Tutti a ripetere che Berlusconi non vince per le tv, ma perché interpreta al meglio l'Italia e gli italiani. L'idea che molti italiani siano stati plasmati per vent'anni dalle tv di Berlusconi non ha mai sfiorato questi geni della comunicazione. Essi, anzi, si affannano dal 2001 a spiegare all'Ulivo che «demonizzare l'avversario» è un boomerang (Davi ha addirittura pubblicato un libro dal titolo «Dì qualcosa di sinistra. Come vincere le elezioni senza parlar male di Berlusconi»). E il bello è che il centrosinistra ci ha creduto. Quando, due mesi fa, l'Annunziata invitò sulla Stampa a tenere lontani dal video gli epurati, i «radicali», i «Michael Moore italiani», per non «spaventare le classi medie» e non «far perdere le elezioni al centrosinistra», trovò immediata udienza: infatti, anche dopo la nota rivoluzione copernicana seguita all'ascesa di Petruccioli in Viale Mazzini, nessun epurato ha potuto metter naso in tv. La qual cosa non ha suscitato alcuna reazione apprezzabile.
Naturalmente Bellachioma, che almeno di tv ci capisce e dunque non si circonda di Davi o di Annunziate, sa benissimo che demonizzare l'avversario paga. Non trovando un Berlusconi, un Previti, un Dell'Utri, un Cuffaro nell'Unione, è costretto a demonizzare con accuse false (Telekom Serbia, Mitrokhin, pressioni Ds sulle Generali per Unipol, comunismo-miseria-terrore-e-morte, Prodi amnistiato da leggi ad personam, Prodi complice delle Br nel caso Moro, Prodi svenditore della Sme e così via). Lo fa a reti unificate, 24 ore su 24, e recupera. Mentre chi potrebbe demonizzare con accuse vere, cioè informare correttamente i cittadini sentenze e dati alla mano, ha rinunciato a farlo dai tempi della Bicamerale. E ora è tardi.
Bellachioma ha capito tutto, i suoi avversari poco o niente. Infatti continuano a concentrarsi su un aspetto marginale, collaterale, sostanzialmente ininfluente dell'offensiva del premier: il numero delle presenze in tv. Col risultato che un Vespa qualsiasi può metterli a posto pubblicando la classifica dei politici più invitati a Porta a Porta: nell'ultima legislatura, Bertinotti 43 volte, Pecoraro Scanio 40, Fassino 33, Mastella 32, Rutelli 31, Boselli 25, Fini 22, Follini 20, D'Alema e Berlusconi 10. E un Mimun qualunque può esibire il sostanziale rispetto della regola dei tre terzi (un terzo al governo, uno all'opposizione, uno alla maggioranza). Lo stesso calcolo demenziale che fa dire a Petruccioli che «fino a dicembre 2005 la Rai ha sostanzialmente rispettato l'equilibrio fra le parti» e che gli fa rispondere all'ultimo, drammatico messaggio di Ciampi con un imbarazzante comunicato congiunto, scritto a quattro mani con l'incompatibile Meocci. A nessuno di questi insigni studiosi viene in mente che, mentre perdono tempo al bilancino e al pallottoliere per calcolare quanto hanno parlato Pecoraro Scanio e Schifani, senza domandarsi di che cosa hanno parlato, da cinque anni la Rai (per non parlare di Mediaset) ha abolito le notizie. L'ha capito il cardinale Tettamanzi, che ha denunciato «la tv delle parole e delle opinioni, senza più i fatti». Vox clamans in deserto. Infatti la sinistra continua a protestare a colpi di cronometro, mentre la destra insorge come il sol nano per i contenuti, le rare volte in cui qualche programma, per sbaglio, svicola dall'«agenda unica» imposta da Bellachioma e sfiora qualche tema scomodo (la mafia a Report e a Blu notte, la censura e il conflitto d'interessi da Celentano, i delirii di mamma Rosa a Quelli che il calcio, la sospensione della parodia di Fassino a Parla con me, la minaccia del ritorno di Santoro). Bisognerebbe imparare almeno questa lezione, da Berlusconi. Invece, purtroppo, si sono imparate tutte le altre.
ottimo, come sempre, Travaglio ha scritto tutto quello che c'era da scrivere in questi cinque anni, ha messo in guardia tutti dai rischi e i pericoli di una nuova vittoria del buffone trapiantato, trovando molto spesso piu' detrattori che 'ringraziatori'.
ecco, mi piacerebbe che questi detrattori poi, non piangessero.
piu' di così penso che non si possa chiedere ad un giornalista.
(Che poi, tra l'altro: non è che quella è la classifica delle presenza, più che degli inviti? Bellachioma ha rifiutato le apparizioni in TV centinaia di volte)
sarà che poi a Berlusconi è sufficiente andarci 10 volte, ma senza contradditorio (esclusa una) mentre Bertinotti ci va 43 volte ma sempre in minoranza e col campanello che imcombe, pronto ad interromperlo... :)
*iNcombe
Travaglio non vi sta dicendo questo Davide...
Travaglio dice tutt'altra cosa.
Per esempio, quando Vespa chiede a uno del centrosinistra del caso Cogne, quello non se lo dovrebbe filare per niente e dovrebbe parlare del conflitto di interessi e dei rapporti mafiosi di Dell'Utri.
Questa sarebbe una vera strategia d'attacco.
Questi la buttano in caciara e tu ti devi adeguare. Se ti danno uno schiaffo non devi rispondere con una spintarella, gli devi dare un calcio alle palle.
ho capito benissimo cosa dice Travaglio
ma volevo dire qualcosa anch'io, se permetti :)
e dirò anche altro: leggete qui
http://www.repubblica.it/2006/a/sezioni/politica/versoelezioni7/adpers/adpers.html
La teoria del salsiccione Davi sarebbe corretta in un mondo perfetto, dove regna la par condicio. E' vero infatti che le campagne elettorali non spostano più di un tot % e che vanno ad influire sugli indecisi e sui moderati. Ma è anche vero che:
1) Un tot % può bastare a vincere le elezioni.
2) In Italia gli indecisi e i moderati sono molti.
2) Se la realtà percepita dall'elettore è distorta dal mezzo d'informazione, questa regola vale poco. Se i telegiornali e i programmi omettono i processi del nano trapiantato e parlano del paese di fruttolo, il moderato potrebbe pensare di vivere nel migliore dei mondi possibili.
4) A forza di parlare di comunismo-miseria-terrore-e-morte qualcuno potrebbe anche cadere nella trappola..
per me rivince il nano perchè ormai ci siamo abituati a questo andazzo. non penso che gli italiani immaginino qualcosa di diverso, ma poi diverso da cosa? gli italiani sono quello che li rappresenta, anzi forse anche peggio. comunque la speranza è sempre l' ultima a morire. :)
Sono perfettamente d'accordo con jello. Basta guardare come siano stato ACCETTATE in tutte le televisioni le prassi deliranti introdotte dal Berluska... Ad esempio, l'altra sera c'era Rizzo vs Borghezio su raidue a (mi sembra si chiami) "confronti". Ogni due minuti, Borghezion interrompeva Rizzo con frasi tipo "eh, perché invece questi signori con le coop rosse..." oppure "ah, comunque voi avete fatto bene con la unipol e consorte...", a prescindere da qualsiasi che fosse l'oggetto del dibattito. E Rizzo ci stava!!! Un persona seria con un età mentale di più di 2 anni se ne sarebbe andata alla seconda interruzzione, per l'evidenza dell'assoluta futilità di un dibattito del genere...
Il grosso problema è che uno come Vespa ce lo terremo anche nel caso di vittoria della sinistra, possiamo scommetterci. Già mi vedo la levata di scudi generale, quando un misero parlamentare dell'Unione oserà proporre la rimozione forzata dell'insetto dal suo osceno nido in Rai. Certe merde galleggiano su qualsiasi liquido.
Se rivince il nano, io emigro.
Perchè Marco deve sempre essere una voce nel deserto, cazzo???
Se vince il nano emigro anche io
Chiaramente si è potuto vedere come la demagogia recalcitrante di Berlusconi lo abbia solo portato ad atti di isterismo e di autolesionismo con affernazione partorite da uno spregiudicato tentativo di distogliere l'attenzione del telespettatore su quelli che sono i disastri compiuti ed incombenti dovute alla figura del premier...
Prodi ha impostato una visione del tutto coerente con quello che è la sua figura di "mentore" illustrando, non come fatto dal "tizio" che gli si opponeva contro, che la VERA strada da percorrere è quella del dialogo e non quella del "quì comando io!".
Il tempo darà, ne sono sicuro, conferma di tutto ciò.
Distinti saluti,
continuate così...