Il leader del Prc, i no global e i riformisti
CONSIDERAZIONI SU BERTINOTTI
di Sergio Romano
Questa non è una difesa di Fausto Bertinotti: il leader di Rifondazione comunista non ne ha bisogno e io avrei qualche difficoltà a trasformarmi in avvocato difensore della sua politica. È una manifestazione di sorpresa per le parole con cui alcuni esponenti dei Ds e il sindaco di Torino gli hanno chiesto di richiamare all'ordine i gruppi politici e sociali che hanno dimostrato contro il passaggio della fiamma olimpica in Val di Susa e intendono protestare contro le Olimpiadi invernali di Torino.
La situazione, se non ho capito male, è in questi termini. La sinistra socialdemocratica e riformista sa che potrà battere Berlusconi soltanto se riuscirà a conquistare i voti di quella parte della società italiana che viene definita «antagonista» e che rappresenta una fetta piuttosto piccola, ma pur sempre determinante, del corpo politico nazionale. La «sinistra di governo», tuttavia, sa di non poter chiedere i suoi voti senza spaventare quel centro moderato che è ormai, come in ogni democrazia avanzata, l'ago della bilancia dello zoppicante bipolarismo italiano. La soluzione del problema sembra essere, per l'appunto, l'alleanza con Fausto Bertinotti, vale a dire con l'uomo politico che è meglio riuscito in questi anni ad assumere la rappresentanza del dissenso antagonista. Non credo che le idee e i programmi del leader di Rifondazione coincidano interamente con quelle dei no global, dei centri sociali e degli agitatori accorsi in Val di Susa, nelle scorse settimane, per dare una intonazione rivoluzionaria alla protesta contro l'Alta velocità. Ma è lui che riesce a catturare i loro voti e a renderli politicamente utilizzabili. Nessuno può essere certo che la sinistra riformista riuscirà a governare se la maggioranza dipenderà dal sostegno di Bertinotti. Ma senza di lui, molto probabilmente, non potrà vincere. Il leader di Rifondazione lo sa e cerca di amministrare al meglio il suo patrimonio. Sa anche, tuttavia, che il suo elettorato è una costellazione di gruppi sociali attraversati da febbri eversive, fremiti ideologici e mal digerite teorie rivoluzionarie. Un anno fa, con un certo coraggio e molto buon senso, ha cercato di convertirli ai principi della non violenza. Oggi, alla vigilia delle elezioni, può soltanto allungare il guinzaglio e sperare che non facciano troppi danni. È una posizione ambivalente, se non addirittura ambigua. Ma è quella che ha caratterizzato per alcuni anni la linea del leader di Rifondazione e non ha nulla di sorprendente.
Non è ragionevole, quindi, che la sinistra riformista gli chieda di mettere ordine fra le sue truppe. Bertinotti potrebbe replicare ricordando le molte circostanze in cui i leader dei Ds, a livello nazionale o locale, hanno chiuso gli occhi di fronte alle intemperanze dei centri sociali e corteggiato i piccoli tribuni antagonisti che sono emersi dalle manifestazioni degli scorsi anni. Quante occupazioni abusive, quante interruzioni di servizi pubblici, quanti scioperi senza preavviso, quanti cortei e girotondi sono stati, se non esplicitamente giustificati, perdonati e attribuiti agli errori del governo?
Se i riformisti vogliono fare a meno di Bertinotti, devono cercare di conquistare quella costola della sinistra che è da sempre la malattia infantile del progressismo italiano affrontandola con franchezza e cercando di persuaderla della bontà dei loro programmi. Se non vogliono assumersi questa responsabilità devono accettare l'ambivalenza di Bertinotti. Ma non è né logico né politicamente ragionevole chiedergli di fare ciò di cui essi non sono capaci.
Meglio tardi che mai.
Montanelli l'aveva capito nel '94. nel 2001 Romano ancora firmava editoriali su "Panorama"...
E' quello che storicamente ci ha sempre fregato: senza Bertinotti non si vince, ma con Bertinotti si perde, prima o poi...
sergio romano e' una brutta bestia, Biraghi, non legittimarlo.
berja: non lo legittimo, lo considero per quello che è, ma legittimo la sua preoccupazione che vinca Silvio. Se ariva a essere preoccupato uno come Romano, vuol dire che il pericolo è davvero grosso.
toticchiamo toticchiamo, :-) qualche politico di recente ha esternato su Lourdes? Mi sa che ci manca solo un qualcosa del genere nel menu delle notizie del giorno...
Carolina
la preoccupazione è leggittima.. ma,non è giusto vedere bertinotti solo come uno strumento per accaparrare più voti possibili..a mio avviso la sua presenza politica non è meno importante di altre..e non è da sottovalutare.ANZI!
credo che la sinistra(non solo dei partiti) per prima abbia parecchi pregiudizi a riguardo..
Ma i riformisti, le battaglie dei metalmeccanici, dei NO TAV le porterebbero avanti? E la protesta dei NO TAV non è legittima?
Aldo
riformisti al mio orecchio suona un po' tipo "biciclètt lader" :-) Lasciamo Domenico Savio a voler fare a meno del Berty :-)
Carolina
"quella parte di società che viene definita antagonista" non è leggittima? perchè quando si parla di no global di manifestanti di dissidenti o disobbedienti si pensa sempre alla violenza? perchè le forme di protesta sono state etichettate come una cosa quasi poco dignitosa?
io non approvo alcuna forma di violenza..ho partecipato varie volte a manifestazioni senza mai avere intenzione di spaccare niente perchè credo che scendere in piazza sia un buon strumento per far sentire la propria voce e dissentire appunto a ciò che non ci sta bene!
e..come me tanti altri..la maggior parte oserei dire! la tv, e quindi il potere e chi gestisce l informazione, sottolinea la violenza(che poi su questo punto c'è molto da discutere..) perchè discreditare questi movimenti gli fa comodo.e noi ci cadiamo sempre!
screditare no discreditare!!! errore...
il governo e' una delle declinazioni della politica.
assicurarsi che mio figlio un giorno potra' votare per qualcuno che dice LE COSE COME STANNO e' un'altra declinazione della politica.
BERTINOTTI e rifondazione non fanno parte della prima declinazione, forse, ma certamente della seconda.
l'altro ieri parlavo con un ragazzo americano e mi rendevo conto di quanto siamo fortunati ad avere un partito come rifondazione.
senno' ci toccherebbe scegliere tra du merde con la faccia diversa, ma pur sempre merde allo stesso modo.
se i DS fossero un partito di sinistra non ci sarebbe bisogno di rifondazione.
MA I DS NON SONO UN PARTITO DI SINISTRA per cui propongo, anziche' la scomparsa di rifondazione: FORMATE QUESTO CAVOLO DI PARTITO DEMOCRATICO E LACIATE CHE LA SINISTRA FACCIA LA SINISTRA...
...eh Massimo...ti fa paura eh...
boh, negli USA ci sono, volendo, Nader, che a me non piace perché inizia i discorsi con "Our Forefathers and our Foremothers", e McCain, che, faccio fatica a spiegarlo, ma non è un deficiente. E' un repubblicano, ma che ha già chiesto più volte il ritiro dall'Iraq. E' simile ai democratici (le loro sono categorie politiche diverse semmai decidessimo di non guardare sempre al nostro ombelico) nei diritti sociali, politici e civili. E' veramente di destra sull'economia, ma comunque in America "liberali e liberisti" a parte che con gli australopitechi con cui lui è in rotta, non è uno slogan come da noi. La loro disoccupazione è bassa. Il loro Antitrust non guarda in faccia nessuno, altro che il nostro con Stronzetti Gruviera. E poi è uno che è stato 6 anni prigioniero dei Vietnamiti e ne è uscito sano di mente.
Carolina
fabrizio! parole sante!