Ministro da operetta
di David Bidussa
La maglietta del Ministro Roberto Calderoni, rischia di diventare un caso internazionale. Le notizie che giungono da Bengasi ancora confuse, forse non definite dal punto di vista della dinamica sul campo dicono sostanzialmente due cose: 1) che non è più il tempo degli scherzi con i gavettoni; 2) che forse sarebbe il caso di affrontare l'attuale emergenza con un minimo di senso dello Stato.
La politica nella congiuntura italiana rischia di divenire contemporaneamente una realtà da operetta e uno scherzo o una "vacanza". E' la conseguenza di definire il proprio operato senza una riflessione, valutando che il terreno del confronto ed anche dello scontro si costruisce con argomenti e non con barzellette o scherzi da bar sport. Una classe politica non è solo un incarico con responsabilità cui corrisponde uno stipendio.
La politica è una responsabilità e dunque la sensazione che laddove si causa direttamente o indirettamente un danno si paga.
Non solo. Responsabilità politica significa anche avere senso dello Stato.
Fino a prova contraria avere senso dello Stato non implica decidere quale stato si sponsorizzi se centralista o federalista. In ogni caso, senso dello stato significa avere una percezione delle proprie responsabilità pubbliche. Non sembra che il nostro Ministro per le riforme ne abbia contezza e consapevolezza.
Noi oggi potremmo anche chiudere qua la nostra valutazione, ovvero limitare il senso di questa nostra valutazione solo su un piano di opportunità politica. E' quello che sembrano chiedere a gran voce anche gli alleati di Calderoli. E' un segno. Ma non basta.
Lo diciamo non per spirito di vendetta, o di recriminazione, ma perché occorre che la politica oggi sappia battere un colpo.
Nella campagna elettorale che si è appena aperta si sono giocate già molte partite almeno nell'area del centrodestra.
La prima partita è quella non chiara o solo rimediata all'ultimo momento del rapporto tra Casa della Libertà e area della nuova destra di Alessandra Mussolini, Roberto Fiore e Adriano Tilgher. La soluzione finale è una "foglia di fico" che dice noi non sappiamo, non ci hanno detto, non vogliamo sapere quello che la mano destra fa rispetto alla mano sinistra. In breve il gioco delle tre scimmiette. Alla fine un'uscita dalla porta di servizio che non lascia presagire niente di chiaro e di buono. E che dice, soprattutto, che domani in nome della alleanza mantenuta ci sarà un prezzo e un pegno da pagare. Sarebbe bene saperlo subito, esplicito e senza giri di parole.
La seconda partita è quella di scaricare sull'avversario la mancanza di senso dello Stato. Non più tardi di 48 ore fa il Ministro alla Giustizia Roberto Castelli ha chiesto scusa alle vittime irakene per la motivazione della sentenza della procura di Milano a proposito dell'assoluzione dall'accusa di terrorismo internazionale di tre islamici, tra cui Mohammed Daki.
Non sarebbe improprio che in una forma esplicita, non allusiva, comunque responsabile qualcuno dicesse che i morti di Bengasi si potevano evitare anche non trasformando la politica in goliardia.
Non sarebbe un rimedio. Sarebbe necessario benaltro per uscire da un dimensione inconsistente della classe politica italiana. Non basta chiedere le dimissioni del ministro Calderoli. Quest'atto forse salva la faccia oggi. Lascia irrisolto il problema di una classe politica che non c'è.
Noi oggi abbiamo bisogno prima di tutto di una classe politica responsabile che affronti le emergenze e che sappia con senso dello Stato guidare e governare le intemperanze. Se qualcuno ha voglia di prove muscolari vada allo stadio la domenica, dove speriamo (ma viste le ultime scene a Roma non siamo proprio certi che accada) agisca una cultura civile in grado di saper fermare gli stupidi di turno. In un'epoca di incertezza e di gravi decisioni di tutto abbiamo bisogno, fuorché che qualche stupido governi e, soprattutto, sia in grado di decidere o di pesare sulle nostre vite
Io più che in un'operetta lo vedrei bene rinchiuso da solo in un cpt custodito da libici omosessuali e anche un po' comunisti.
Carolina