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Alberto Biraghi
Carceri piene e ammalate
Un gesto di trasparenza sorprendente in questa legislatura, che ha regalato all'Italia in carcere cinque anni di sovraffollamento, di leggi inique sulla droga, di tagli alle risorse. Il Dipartimento di amministrazione penitenziaria ha infatti fornito i dati completi (e inquietanti) sulle condizioni di salute dei carcerati nel corso del convegno dal titolo significativo "La salute in carcere, parliamone senza censure" che si è svolto ieri a Roma. L'evento era organizzato dal magistrato catanese Sebastiano Ardita, che da 4 anni presiede la Direzione generale dei detenuti e del trattamento. I dati sono impressionanti.
Su 59.593 persone chiuse in gabbia, solo una su tre gode di buona salute, i due terzi sono - chi più chi meno - ammalati. La percentuale cresce drammaticamente per i tossicodipendenti (16.185, più o meno il 27 per cento) con 1.625 Hiv positivi ufficiali, in realtà quasi 5mila.
Sebastiano Ardita, l'organizzatore, ha detto a Corsera: «È inutile nascondersi dietro un dito. Siamo consapevoli di versare in una situazione di grave, perdurante quanto involontaria e inevitabile divergenza delle regole per il fatto di non essere nella materiale possibilità di garantire quanto previsto dalla normativa vigente e dal recente regolamento penitenziario».
Unico latitante tra tanti galeotti il cosiddetto ministro della giustizia, Roberto Castelli, che si è limitato a mandare un messaggio adeguato al proprio livello morale e intellettuale: «Questo governo ha sempre avuto a cuore la salute nel carcere». Possiamo stare tranquilli.