Premi a pioggia perché esclusi i veri titoli forti
di Alberto Crespi
Domanda, nemmeno tanto retorica: come può Crash essere il miglior film dell’anno, se non è diretto dal miglior regista né interpretato dai migliori attori né realizzato dai migliori tecnici (a parte il montatore Hughes Winborne, premiato nella sua categoria)? Mai come quest’anno l’Academy che assegna gli Oscar ha deciso di premiare un po’ tutti per non premiare davvero nessuno: quando almeno le 6 statuette principali (film, regia, attori protagonisti e non) vanno a 6 film diversi, vuol dire che non c’è un titolo forte. È quindi obbligatorio parlare di un premio insipido, di transizione: fra un anno nessuno ricorderà i premi per il 2005, mentre tutti ricordano il super-vincitore per il 2004 (Million Dollar Baby di Clint Eastwood) o le grandi vittorie di film belli o brutti poco importa, ma comunque capaci di segnare una stagione come Titanic, Il silenzio degli innocenti, Balla coi lupi o Il ritorno del re, tanto per limitarsi ad anni recenti.
Crash è un buon film, per carità. Il suo autore, Paul Haggis, è prima di tutto un bravo sceneggiatore (ha scritto il citato Million Dollar Baby) e il secondo Oscar da lui vinto, per il copione, è meritato. Ma non è un film particolarmente originale. Diciamo pure che è un clone, sapientemente costruito a tavolino, di un capolavoro come America oggi di Robert Altman che nel 1993 ottenne una sola candidatura, alla regia: e Altman, quest’anno premiato per il complesso della sua carriera, collezionò una delle sue tante delusioni, per altro sconfitto da un vincitore «obbligato», lo Spielberg di Schindler’s List. Crash è anche un film ideologicamente furbo, che semina dubbi sul sogno americano del melting pot, della mescolanza di popoli su cui si basa l’America: ma lo fa in modo meccanico, studiato, senza mettere in discussione alcun aspetto del modello sociale che analizza. È il tipico film indipendente fatto apposta per piacere a Hollywood: il che vale, in fondo, per quasi tutti i suoi rivali, da Brokeback Mountain a Capote, con la sola eccezione di Good Night and Good Luck che è davvero un film politicamente alternativo, anche solo non sembri un aspetto secondario per il suo essere in bianco e nero e per minare alla base la credibilità di una colonna portante del sistema americano, la televisione. Guarda caso, Good Night and Good Luck è stato snobbato e George Clooney si deve accontentare del premio al quale sicuramente teneva meno, quello come attore non protagonista per il thriller Syriana.
Il verdetto, si diceva, è frutto di cinquine deboli, dell’assenza di titoli indiscutibili. Annata fiacca, il 2005, nel cinema americano? Tutt’altro. Sono usciti alcuni veri capolavori come Match Point di Woody Allen, La fabbrica del cioccolato di Tim Burton, The New World di Terrence Malick, History of Violence di David Cronenberg. L’Oscar li ha ignorati. Registi troppo colti, troppo visionari, troppo raffinati. Troppo «europei».
In quanto all’Italia, crediamo che Cristina Comencini debba essere già felice della candidatura e dei riconoscimenti di stima ottenuti in questa trasferta hollywoodiana. Ultima considerazione a margine, sugli attori. Philip Seymour Hoffman nei panni di Truman Capote, e Reese Witherspoon in quelli di June Carter Cash, sono bravissimi, ma ormai è ufficiale che per vincere l’Oscar gli attori devono imitare personaggi famosi oppure imbruttirsi e mascherarsi, meglio ancora se in ruoli da gay, alcolizzati, trans, mignotte e serial-killer. L’Academy ha, nessuno si offenda, una concezione stupida, o quanto meno limitante, del lavoro di attore. Con questi criteri, quanti Oscar avrebbe dovuto vincere Alighiero Noschese? Se Fiorello ci pensa, e fa un film con tutti i suoi portentosi personaggi (Mike Bongiorno, Cassano, Califano, Camilleri, Minà, lo smemorato di Cologno…), Hollywood come minimo gli dà il Nobel.
Non sono d'accordo con Crespi. Questa mancanza del film forte che lui sente non la condivido. Preferisco tanti piccoli film onesti che la manipolazione di Milion Dollar Baby. Quello per me
è la Hollywood che non ci piace. Non si può guardando Crash non pensare al duo Altman/Carver, ma in Crash c'è più freschezza. Haggis se ne sbatte di mettere in discussione il modello speciale. Eh dai Crespi! Quello che interessa qui è l'animo malato degli uomini. Un'umanità che si scontra violentemente con se stessa. Ma in alcuni sparuti punti ci sono brevi e tenerissimi contatti di calore. Dalla prima scena l'ho trovato un grande film. Ci ho scommesso e vinto, come ho vinto con Tsotsi, un grandissimo piccolo film. Titanic, Il silenzio degli innocenti, Balla coi lupi o Il ritorno del re,li lascio volentieri nelkla cineteca di Crespi. Nella mia non troveranno mai posto.
Scusate modello speciale= modello sociale
Ho molto apprezzato Crash e ho notato anche la somiglianza con i film di Altman (ma d'altronde ormai qualsiasi film "corale" vedi Magnolia non può prescindere da questo autore) ma non mi sembra un disvalore. Forse Haggis ha una diversa estetica più vicina a registi moderni come Mann (ma con meno movimento).
Poi mi spiegate che vuol dire che non mette in discussione alcun aspetto del modello sociale che analizza? Deve fare un documentario alla Moore?
Credo che un film debba fare riflettere lo spettatore. E io ho riflettuto.
Il fatto che il miglior film prenda anche il premio per regia attore e attrice mi è sembrato sempre una forzatura dell'Accademy. Io poi avrei dato il premio alla regia ad Haggis.
Secondo me mai come quest'anno c'erano buoni film agli oscar. Quindi preferisco non avere quello che Crespi definisce titolo forte se poi deve essere Titanic...
Concordo con turco.
Tutti i film premiati quest'anno a parer mio meritano, peccato x Transamerica x' l'attrice meritava davvero.
E poi crash mi è proprio proprio piaciuto.
Ok 1po' peccato x "good night and good luck".. Ma cmq quest'anno i premi son andati ad 1certo qual genere d cinema "sociale" e la cosa nn mi dispiace affatto.
Inol3 il fatto ke i premi siano andati a 6 film diversi, nn vuol dire "forse" (1bagnetto d umiltà a Crespi nn farebbe male) ke nn è ke nn c'era 1FILMONE bensì ke c'erano 6 BEI FILM altrettando "ONI" nelle loro specificità?
Ooh ecco!
Brava, brava, brava
A volte il critico è talmente immerso (comprensibilmente!) nella sua propria materia da non poter vedere con una certa semplicità e chiarezza un contesto, penso...
non ho visto Crash, quindi non so, però Good Night and ... mi è piaciuto moltissimo,sia visivamente che come storia, il protagonista poi era magnifico!
daniela il protagonista meriterebbe 1 oscar a prescindere ;o)
OT: oppi ma tu 6 d Torino? X' io vengo lì verso il 17 marzo x 1festona d Purim.. (e tu sai..)
io invece credo che Crespi abbia ragione sugli argomenti generali, di questi film tra un anno non si ricordera' nessuno.
su siamo seri, i cowboy froci, il razzismo negli stati uniti (il razzismo! ma va, in un paese in cui devi dichiarare l'etnia c'e' razzismo!), il grande scrittore (sempre stato la macchietta di se' stesso) frocio pure lui, il trans, il cantautore alcolizzato....
ma che film sono? ma che e' er circo barnum?
'ndo sta la donna barbuta? e i nani?
aridate ce "freaks" di Tod Browning!
quando il particolare viene generalizzato diventa ridicolo e grottesco, quello che era andato benissimo in un capolavoro come "boys don't cry" diventa ridicola parodia quando viene rifatto 3 volte; in quanto ai rapporti omosessuali, fatemelo dire, preferisco le raffinate allusioni del cinema di una volta (mi viene in mente il famoso "schermo velato") ai voyeurismi del cinema d'oggi.
comunque per finire non credo vada data tutta questa importanza agli oscar, non vedo films indiani agli oscar e pochi cinesi, percui gli oscar contano un po' meno di nulla nell'economia della cinematografia mondiale che gia' da anni parla indiano e cinese.
sono i premi per i films statunitensi, dati dall'industria cinematografica statunitense, con i parametri di giudizio del pubblico statunitense, ne possiamo discutere entro certi limiti ma possiamo anche stropicciarcene.
tanto da noi premierebbero vanzina....
Gio': certo che so!
E sì, sono un giandujotto
e anche di prima qualità :P (vabé)
Ma ti fermerai per tutto il fine settimana?
Eccerto tutto il WE!
Ps. il tuo ind email è corretto?X' magari se mi mandi 1 mail al mio ne parliamo in privato!
bacini
Berja immenso!
x Berja. Non e' questione di politically correct ma sono certo che riesci ad argomentare le tua opinione evitando fioriture verbali che nulla aggiungono alla tua lecita analisi. Permettimi, e' fastidioso.
Crash di Higgis è una brillante opera prima, magistralmente girata con un sapiente e raffinato senso dello spettatore. Higgis ci proietta nella sua visione, nel suo spaccato dimensionale di una Città-Stato, rivolta l'immagine e il campo muovendo lo spettatore che prova una sensazione di movimento, di rovesciamento fisico. Chi guarda vede ciò che il regista sente e allo stesso modo sospende lo spettatore in un'attesa contrita di ciò che deve avvenire e che non accade. Il premio come miglior film, invece del piu' giusto miglior regia, è una scommessa di un'Accademy che guarda al cinema come un nuovo modo artistico, una nuova tendenza, piu' umile e degna, risorta dalle ceneri di un'America piu' umana.
scusi egregio xtress: ma lei crede a cio' che scrive o usa la retorica cosi' per esercizio di stile?
(o ha copiato da qualche ufficio stampa?)
in quanto al linguaggio, credo offenda di piu' l'ipocrisia.
"il grande scrittore (sempre stato la macchietta di se' stesso)"
Il film è molto bello, a mio parere. E il libro anche di più.
non metto in dubbio, achab, contesto solo la tendenza alla caricaturizzazione, al macchiettismo ed alla semplificazione nel cinema statunitense di questi tempi.
Comunque Berja, si parla delle cose, anche di quelle difficili. Almeno si prova. Cazzo Transamerica porta all'estremo la questione paternità oggi molto sotto il microscopio del cinema. Da Dardenne a Tsotsi..
Qui abbiamo Verdone e Muccino come gran plus ultra in trepida attesa.
Non scordarti che Hollywood ha molto e molto raccontato a suo tempo la Grande Crisi come altre tematiche dure. Eh dai, prima del maccartismo... E' vero riconosci che anche la griffe Hollywood viene usata eccessivamente in maniera stereotipata. Boh poi il cinema cinese...sarà! Ma in quello indiano che ci vedi? E in quello europeo? Tolto Anghelopulos e pochissimi altri.
il cinema indiano lo trovo noiosissimo, del cinema cinese mi piacciono solo i films di kung-fu.
pero' sono i cinema di massa, col grande pubblico ed il cinema non esiste senza pubblico di massa.
il cinema serve a raccontare, a far intravedere, a realizzare i sogni, ad intrattenere, a distrarre, non solo a filosofeggiare.
te lo ricordi il cinema degli anni'70? tutti quei films stradaioli, gauchisti (occhio, i gauchos non c'entrano una mazza), terzomondisti etc?
rispecchiavano la societa', il pubblico cui erano diretti, la cultura che li produceva; allora come oggi il cinema non e' che il nostro specchio, solo che siamo molto piu' noiosi e narcisisti.
occhio, io dicevo e dico cose giustissime e rimango uno splendido ultratrentenne.
Scusatemi, ma io non ce la faccio più: prendere sul serio l'Oscar e Hollywood (anche solo per criticare) è — perdonatemi tutti — da scemi. Significa — veramente — non amare il cinema. È come, per la musica, parlare seriamente di Sanremo. Ed è forse proprio per questo motivo che siamo COSTRETTI a vedere ormai solo film americani (quasi tutti bruttissimi). Chissà se Crespi — che non scrive mica sul Corriere — se lo ricorda.
Comunque, per ricredervi sul cinema americano di questi tempi andate a vedervi (prima che lo tolgano) lo splendido "Le tre sepolture".
non ho bisogno di copiare, berja. Se poi non comprendi ciò che scrivo non e' colpa mia. Di certo le opinioni si possono non condividere, il difficile sta nell'argomentarne il contenuto e non la forma. Come fai tu. Com'era...il dito punta la luna e lo stolto guarda il dito? Si parlava di Crash, non della mia retorica, se poi ti infastidisce...
Yes Giorgia,
il mio indirizzo è giusto
Sentiamoci lì ;)
Scusate!