Franca Rame: c’era una volta una mazzetta
di Rosella Battisti
Come eravamo o come siamo? Risulta quasi imbarazzante datare lo spettacolo di Dario Fo e Franca Rame, Settimo: ruba un po’ meno! n.2, altra puntata del loro teatro che esce oggi con l’Unità. La registrazione dello spettacolo risale ai primi anni Novanta, in piena bufera Tangentopoli, con una Franca in tenuta d’assalto, bionda e furente. Pronta - come dice nell’introduzione - a ritornare sul palco ancora una volta perché piena di rabbia e indignazione. Una furia di graffi d’ironia contro gli sprechi dello Stato, con un testo compilato praticamente da quel che usciva sui giornali e le telecronache di allora. L’Italia dei ladroni e dei lardoni, delle tangenti e delle truffe. L’Italia dell’altro ieri (la puntata numero 1 di Settimo: ruba un po’ meno risaliva al 1964...) e, a occhio nudo purtroppo, l’Italia di oggi, che sembra un ritratto ingiallito, rugato e macchiato, peggiore persino rispetto a dieci anni fa.
La chiaccherata di Franca - distesa come sempre dietro a un leggio, i grandi occhiali tolti e messi, i toni leggeri ed arguti - è una cavalcata sciolta sulle storie di allora: tutto parte da una megatruffa sui morti, una storiaccia di tangenti sui cadaveri e «creste» fatte sulla fornitura di fiori, lumini, casse funebri. L’avevano già immaginata il Dario e la Franca nel loro primo spettacolo, trent’anni prima, ed eccola lì, in quei «favolosi» anni Novanta, materializzarsi nella realtà, in una camera ardente di una grande città del nord dove i portantini e gli infermieri si litigano la salma, mentre volano corone di fiori e candele di cera. È solo l’assaggio della grande pochade di Tangentopoli, che scoppierà poco dopo, innescata - sembra una barzelletta - da una banalissima storia di corna: la moglie di Mario Chiesa (ve lo ricordate? l’ingegnere socialista presidente dello storico ospizio Pio Trivulzio) lo scoprì a letto con un’altra e si premurò di mandare certi documenti in procura. Seguono indagini, accertamenti e l’arresto in flagrante con Chiesa che cerca di occultare in bagno decine di mazzette di banconote. «Ingegnere, lei è nella merda fino al collo» commentò uno degli agenti, impietoso riporta la Franca, perché l’ingegnere stava effettivamente alle prese con la tracimazione del water ingorgato dai soldi e altri materiali...
Era (è?) l’Italia del potere arrogante, convinto dell’eternità del suo potere. Di un Parlamento che - scriveva Enzo Biagi - aveva respinto in dieci anni 480 su 520 richieste della magistratura di autorizzazione a procedere. Solo 35 erano state accolte nell’arco di trent’anni e otto riguardavano l’onorevole Cicciolina. «Vi ricordate? - domanda Franca -, quella bella, bionda, con la trecciolina di fiori in testa e senza mutande». Otto autorizzazioni a procedere per atti osceni, «dal ché si deduce - chiosa la Rame - che l’unico reato veramente perseguito in Italia è quello di far vedere la passerina...».
Facce e figuracce di ieri: la carrellata è senza fine, dal De Michelis inseguito per i canali di Venezia al grido di «ladrone, lardone, avanzo di balena» a Craxi che a Guzzanti (padre) che lo intervistava sulla vicenda degli «aerei blu» rispondeva che lui viaggiava come gli pareva e andava dove voleva. Gratis, naturalmente, visto che gli aerei blu come la macchine blu vengono pagate dai cittadini.
Fa ridere, amaro, lo spettacolo di ieri che sembra anche quello di oggi. Forse sarà per questo che Franca ora ha deciso di saltare la barricata e candidarsi come senatrice con L’Unione e la Lista Di Pietro. Il copione si ribalta in vademecum per combattere quegli abusi che ancora continuano. Trasformare l’Italia degli sprechi nell’Italia dei valori. Ecco la sfida. Forza Franca!
test
Bravi e brava!!!
Carolina