Nella sua storia è il quinto atto di rottura
di Ro.Mi.
MILANO - Nessuno stupore. Pur con la massima stima per il grande direttore Paolo Mieli, Franco Abruzzo, che non è solo presidente dell'Ordine lombardo ma è anche un grande storico del giornalismo, sentenzia: «Mieli, da sempre, ha una visione del giornalismo superiore. Si pone al centro e usa i politici come farebbe con i pupazzi siciliani in un teatrino. Non dimentichiamo inoltre che la stampa italiana non è mai stata guardiana dei poteri forti come quella americana. E poi - continua - che novità c'è?».
- In che senso?
«Chi conosce bene la storia del Corriere della Sera sa che il giornale ha già avuto, prima di questo, quattro momenti di rottura. Il primo nel 1915, quando Albertini schierò il giornale a favore della guerra contro Giolitti. Poi il '46, quando il Corriere (con Mario Borsa direttore) prese posizione per la Repubblica contro la Monarchia. Nel '72 ci fu Ottone che fece crollare i veti contro il Pci, che lui considerava un partito normale. E non dimentichiamo che Mieli, già nel '96, schierò il giornale con Prodi contro Berlusconi».
- Nessuna novità quindi?
«In realtà le novità sono tre: Mieli dice di votare Prodi perché il governo Berlusconi ha fallito ma, con una manovra estremamente sofisticata, indica chi votare: primo Rutelli, poi i Ds, poi Pannella con Boselli e infine Bertinotti, che ha il merito di essersi schierato con chi ha difeso il giornale dalla scalata. In seconda battuta, indica anche le alternative a Berlusconi nel centro destra, e anche questa è una novità. Il terzo elemento che considero importante infine è che Mieli, da uomo attento qual è, sceglie quell'"obiettività bassa" già indicata da Eco. Nel senso che, visto che l'obiettività vera non esiste, possiamo optare per quella più vicina al reale».
- Che peso avrà questa posizione di Mieli?
«Il direttore sa che rischia in edicola, ma questa è una sua scelta e va rispettata. Certo secondo me è una posizione che inciderà pochissimo, se non nulla sul voto. Gli elettori sono 45 milioni, il Corriere diffonde circa 650mila copie, e non dimentichiamo che solo tre italiani su dieci leggono un giornale. La maggior parte si informa con la tv. E so che in questi giorni, su tv e radio locali, che hanno un loro peso, Berlusconi ha comprato una marea di spot. Quindi l'incidenza dell'articolo di Mieli non dico che è zero ma quasi».
Benissimo.
Allora, però, la prossima volta che "qualcuno" tenterà di acquistare/scalare la RCS, nei tempi, modi e limiti prescritti dalla legge (e questo, beninteso, NON era il caso dei furbetti del quartierino), si commenti e si gestisca la cosa come una normale operazione finanziaria/borsistica, e non come un attentato alla democrazia, un sabotaggio alla costituzione, un reato di lesa maestà.
Se il Corriere della Sera è una società come qualsiasi altra, allora esca dal limbo in cui viene mantenuto ed affronti il mercato secondo le regole vigenti.
Tanto, come dice Abruzzo, anche qualora dovesse essere scalato, l'influenza complessiva sul'opinione pubblica sarà minima.
O no!?
Fotone serioso
a me fa sorridere che il presidente di un ordine dei giornalisti si dilunghi sulla loro indipendenza e in parallelismi fra Italia e USA a tal proposito. :-) Comunque trovo interessante questo articolo.
Carolina
Un commento molto breve.
E' vero che i lettori del Corriera della Sera sono 650.000 circa (il numero di copie vendute) ?
Io penso di no.
Quelli sono gli acquirenti del quotidiano, i lettori possono essere un 50% in più (lettori a sbafo. Io non sono fra questi).
Ma poi il clamore suscitato in Tv ?
Io credo che una incidenza l'avrà sul voto, rafforzerà gli indecisi, recupererà i delusi (del centro-sinistra che votarono a destra ed i delusi del centro-destra, che vorranno votare a sinistra o si asterano dal voto).
Ognuno può essere d'accordo o no
se un direttore di giornale può esprimere
una preferenza politica come ha fatto Paolo Mieli
nel suo giornale, ma bisogna rinoscere che
la sua analisi non è banale....parla di un riequilibrio nel centro-destra forse perchè
guarda al futuro, ad un polo di centro destra
riformato e moderno...non quello di oggi....
fondato intorno a mediaset.
La democrazia della alternanza non il problema...ma modificare la costituzione e
legge elettorale a maggioranza è un pessimo
inizio..
Vorrei che Franco Abruzzo, o chi per lui, mi rispondesse.