Il candidato sindaco fuori dai poli sostenuto da intellettuali e imprenditori. Per i sondaggi è oltre il 7%
Napoli, il maestro bipartisan che allarma i Ds
Rossi Doria rifiuta l'offerta di accordo di Fassino: sulla scheda il mio nome
di Fulvio Bufi
Ha trovato in un cassetto un quaderno conservato quando aveva diciassette anni. Era pieno di appunti su come impedire che a Napoli fosse costruita la tangenziale. Lo racconta e ride: «Pensa se avessi potuto davvero bloccare quel progetto. Sai che fesseria?». All'epoca Marco Rossi Doria era un marxista- leninista reduce dal Sessantotto e ancora indeciso su come portare in giro quel cognome così prestigioso ma anche ingombrante ereditato dal padre Manlio, economista e meridionalista. A 21 anni Marco scelse di fare il maestro elementare, e andò a lavorare a Torre Annunziata. A 52 si è messo in testa di fare il sindaco di Napoli.
Senza partiti alle spalle ma spinto da un manifesto-appello nato con duecento firme, che in due mesi sono diventate mille. L'ambito è il centrosinistra, e l'appello nasce da chi in passato si affidò a Rosa Russo Iervolino e ora è insoddisfatto di come Rosetta ha amministrato la città, indispettito per la sua lunga indecisione prima di accettare la ricandidatura e sospettoso che alle elezioni europee lei punterà su Strasburgo lasciando a metà il mandato a Palazzo San Giacomo. Nell'elenco delle firme però c'è di tutto. Gente con storie e provenienze anche lontanissime. Il regista Mario Martone
e l'industriale Tommaso Iavarone,
uno tra i più vicini all'ex presidente di Confindustria Antonio D'Amato; l'architetto Nicola Pagliara, a lungo vicino al centrodestra, e lo storico inglese Percy Allum, autore di libri feroci sulla politica italiana, da Gava a Berlusconi. E ancora: il videomaker antagonista Massimo Maglietta
e il presidente della Carime Andrea Pisani Massamormile, il cantante Nino D'Angelo e l'economista Adriano Gianola, presidente della Banca del Sud (non quella di Tremonti, un'altra); il musicista Daniele Sepe e il manager Michele Lignola, anche lui uomo di D'Amato.
È nato così il movimento «Decidiamoinsieme», e nel nome c'è il progetto di Rossi Doria, che vuole una politica di «partecipazione e concertazione», e che, piaccia o no ciò che ha in mente, è l'unica faccia nuova nel gioco elettorale napoletano. Iervolino è il sindaco uscente e non era una novità nemmeno quando si presentò la prima volta; Franco Malvano,
candidato del centrodestra, è nuovo per la politica ma non per la città, di cui è stato questore fino a non molti mesi fa.
Marco Rossi Doria, invece, ha una notorietà a spazi alterni. Il mondo culturale lo conosce bene, e quello politico (di sinistra) lo considera un tecnico affidabile e lo ha chiamato a collaborare al programma dell'Unione sulla scuola. Piero Fassino lo teme anche. Tramite il Corriere del Mezzogiorno ai suoi ha detto: per evitare di far finire Iervolino a un pericoloso ballottaggio, ora che c'è Rossi Doria «si deve definire una piattaforma rivolta anche a chi è propenso verso altri candidati».
Eppure a Napoli Marco lo conoscono soprattutto quelli che non contano. Perché la sua è la storia di un maestro di strada, che dopo Torre Annunziata se ne andò un anno in America, quattro a Nairobi e due a Parigi, ma al ritorno cominciò a raccogliere ragazzini nei vicoli dei Quartieri spagnoli per farli studiare, e poi mise in piedi il Progetto Chance, la scuola della seconda opportunità per chi ha l'età in cui dovrebbe stare tra i banchi e invece cresce in strada. Difficile quindi, con una storia così, che il suo ingresso in politica non ricevesse commenti benevoli. «La concorrenza è utile a tutti», dicevano nel centrosinistra. Forse pensavano che non facesse sul serio. E sbagliavano. Né valse a dissuaderlo la dietrologia che lo voleva ora sponsorizzato da D'Amato, ora pronto a accordarsi subito con Bassolino e Iervolino. Se la prese solo quando Piero Craveri, dalle pagine del Mattino,
lo accusò di deregulation. Replicò, e Craveri rispose a sua volta: fu singolare vedere il figlio di Manlio Rossi Doria e il nipote di Benedetto Croce darsi del disinformato e del deregolatore dalle pagine di un giornale.
Probabilmente in quella occasione Rossi Doria capì che il percorso non sarebbe stato semplice. Ma aveva da poco incontrato in un cinema napoletano duemila simpatizzanti, e non se l'aspettava. E poi un sondaggio lo aveva appena dato tra il 7 e il 10 per cento, senza campagna elettorale. Cominciò a crederci un po' di più e adesso dice di crederci molto di più. Proprio ora che il segretario ds Maria Fortuna Incostante e la stessa Iervolino lo invitano a rientrare nei ranghi. «Il 28 maggio i napoletani troveranno il mio nome sulla scheda», ha risposto lui. E ha chiuso il discorso.
sono una delle tante persone che stanno lavorando nell'associazione che si è formata a Napoli intorno alla candidatura di Marco Rossi Doria, che abbiamo chiamato Decidiamo insieme. Non a caso.
E' importante (credo) che questo esperimento vada avanti, anche dopo le elezioni, e che segni una svolta nella vita pubblica della città di Napoli, ma forse non solo di Napoli.
Una svolta nel senso della cittadinanza attiva, secondo la linea di metodo principale che ci siamo dati: la città si governa attraverso l'attivazione della città stessa.
Mi sembra anche importante che noi napoletani non ci parliamo solo fra di noi. Per questo inviterei i lettori di questo interessante blog a visitarci e anche a commentare. Fare rete in città e fra città è una cosa preziosa!
Il sito dell'associazione (neonato) è www.decidiamoinsieme.it. Il blog di Marco Rossi Doria è http://marcorossidoria.blogspot.com.
un raggio di luce nel buio della notte.
Sono si Napoli lo sto scoprendo ora. Forza Marco Rossi Doria. Magari ci liberasse da fascisti e vocine fastidiose!!
sto seguento le vicende del "collega" ( sono insegnante anche io) e sono fiero per due motivi:
la prima è che rappresenta una grossa novità nel panorama politico( la gente decide di agire in prima persona nella res pubblica) la seconda è che un collega della mia stessa regione!!!
un grosso in bocca al lupo
nella stampa della sinistra la vicenda di marco rossidoria e di decidiamo insieme è rimasta completamente oscurata. è importante che onemoreblog si sia mosso. i contenuti sono nuovi perchè tornano ai valori fondamentali di sempre, guardati con gli occhi di un "bambino", con gli occhi di qualcuno che arriva da "fuori" e si permette di notare - quello che sappiamo perfettamente tutti - che il re è nudo. quello che conta adesso è il coraggio di crederci. e la novità non si fermerà a napoli. ne sono sicuro
dal manifesto di marcorossidoria:
"La partecipazione quindi è risorsa. In una città povera di risorse in tutti i sensi la partecipazione è l’unico patrimonio a cui attingere: si tratta di centinaia di migliaia di cittadini che possono essere attivati, che non devono più bussare alle porte ma devono rimboccarsi le maniche e produrre: Produrre il sociale innanzi tutto. Produrre capacità di auto aiuto, capacità di tessere relazioni che sono capitale umano, brodo di coltura in cui ogni difficoltà trova accoglienza e sostegno nei legami stabiliti.
Per fare questo servono parole.
Buone parole spese nei contesti giusti da persone che abbiano la professionalità per farlo. La partecipazione potrebbe assumere come slogan: “meno fatti e più parole”, laddove il potere assume sempre che al primo posto ci siano fatti e soprattutto risorse finanziarie che poi sono da esso stesso gestite.
Le buone parole delle giuste persone, sono le parole dell’educazione pronunciate da docenti, educatori, addetti ai servizi sociali, addetti ai servizi medici, addetti all’anagrafe, ai servizi postali, alla riscossione tributi, alla repressione della sosta selvaggia, alla repressione delle violazioni della legalità……... Sono le parole dei servizi che dovrebbero avere iscritto nel proprio DNA e nel proprio comportamento quotidiano: “sono al servizio del cittadino”, sono innanzi tutto un educatore, uno che aiuta il cittadino a imparare come tirarsi fuori dallo stato di cose esistenti.
A una buona amministrazione si chiede di considerare questa come la priorità delle priorità, di investire in questa direzione poche risorse ma significative per avviare un processo di rigenerazione dei servizi urbani ed insieme della convivenza civile.
Viceversa mi pare che abbiamo assistito per 12 anni ad una gestione della città che molto poco ha innovato nel rapporto tra cittadino e amministrazione, che ha aggiunto alla arroganza dei caporali annidati nella burocrazia, l’arroganza dei giusti (o pretesi tali) che si sono assunti la missione salvìfica della città a prescindere dal cittadino. Abbiamo assistito non a una rifondazione del potere politico, ma ad una sua ridistribuzione da pochi potentati a innumerevoli piccoli feudi che sono più voraci e paralizzanti – si veda le difficoltà di scelta del nuovo sindaco – che non i grandi."