Apripista della politica. Il rabbino in moschea
di David Bidussa
L'incontro di ieri nella moschea di Roma tra il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, accompagnato dal presidente della Comunità ebraica, Leone Paserman e il presidente della Lega musulmana Mario Scialoja e il segretario del centro culturale islamico, Abdellah Redouane, costituisce sicuramente un evento epocale.
Molte immagini stanno dietro a quella scena. Quelle delle fughe precipitose degli ebrei dai paesi arabi nella seconda metà del Novecento, quelle del conflitto israelo-palestinese. In breve quelle del grande freddo che ha a lungo caratterizzato la coabitazione di ebrei e islamici nelle terre d'Occidente e nelle terre d'oriente fino alle scene del conflitto di strada tra giovani islamici e giovani ebrei nelle strade di Francia negli ultimi anni.
Poi alcune settimane fa sono arrivate le riflessioni comuni sulle vignette danesi, le manifestazioni di solidarietà contro gli atti di antisemitismo da parte del CFCM (Consiglio francese del culto musulmano) in occasione dei recenti avvenimenti a proposito dell'uccisione del giovane Ilan Salimi.
L'appuntamento di ieri dunque conferma una stagione di confronto e di disponibilità e avviene in un momento specifico: quello segnato dall' incontro e dal confronto lo scorso 7 marzo della “Consulta per l'islam italiano” con il Ministro Giuseppe Pisanu in cui si è aperto uno spiraglio di dialogo dopo anni di chiusure e di incomprensioni. Ieri si è consolidata dunque una stagione ufficiale di dialogo. Non sarà una “marcia trionfale” ci saranno momenti di arretratezza, di incertezza, talora anche di rigidità. Ma era ed è importante dimostrare che confrontarsi non solo di deve, ma si può.
Stupisce allora che in questa serie di atti che sicuramente costituiscono uno stimolo anche al governo della politica a non rifiutare le aperture e a ripensare le barriere e le conflittualità precedenti, che ci sia una parte dell'opinione delle fedi che stenta a misurarsi con le timide aperture che si stanno verificando.
Lo scenario riguarda alcune posizioni oggi in atto nel mondo della Chiesa in particolare dopo le dichiarazioni di apertura della settimana scorsa del Cardinale Martino e poi dalle posizioni di un intellettuale certamente espressivo di una parte rilevante e culturalmente significativa del mondo cattolico come Vittorio Messori contrario all'apertura della scuola all'ora coranica e anzi favorevole a una uscita della religione dall'apparato curriculare.
Non si tratta di fondare degli ecumenismi senza peraltro dimenticare i conflitti o le differenze. Ma si tratta di spostare alcuni ostacoli - forse prima ancora che di contenuto, certamente emotivi - che hanno impedito fino ad oggi un confronto e una qualsiasi forma di dialogo.
Il resto è il territorio della politica, della costruzione lenta di un clima pubblico di coabitazione in una società più larga. La scena di ieri non sostituisce la politica né deve farlo. La obbliga ad abbandonare i facili slogan e a misurarsi con il percorso incerto di costruire la società aperta.
sì sono d'accordo. cmq per me o religione sì e allora è inutile vedere se un musulmano è più o meno fanatico di un altro a meno che non lo si faccia anche con i cattolici, oppure religione (nelle scuole, non nell'esistenza) no e non se ne parla più. poi bon, a me la Consulta per l'Islam italiano non fa impazzire. Certo sono temi complicatissimi, quindi sconsiglierei di prendermi per particolarmente informata o avveduta e tanto meno esperto. Ma è un po' il discorso che la società aperta non dovrebbe essere un affare così specifico secondo me. Né religiosamente né etnicamente o altro. E poi Pisanu mi pare che abbia pregiudizi propri sull'Islam che con il drammatico sfondo menzionato c'entrano fino a un certo punto. Inoltre so che l'idea non è solo di qui. So che per esempio c'è un tentativo in quel senso anche in Olanda anche di gradimento di una parte del mondo cattolico di là (che là è una minoranza, a differenza che qui). Lì pensano anche alle scuole di formazione agli Imam olandesi. E anche qui: ci sono mille possibili posizioni a riguardo, tutte legittime. I due poli estremi (per me) però vorrei ricordarli: quello degli Imam che insegnano la religione tradizionale, dottrina e legge schematicamente, e che formano persone che degli strumenti della civiltà occidentale conoscono troppo poco per viverci come si deve; o quelli che mantengono, qualora le abbiano, posizioni fondamentaliste e magari distorte e vi aggiungano un bagaglio tecnologico e una mentalità occidentale anche in senso di "aggressività" da fare impallidire. E qui secondo me sono casi davvero difficili. Difficili per la politica, che deve giustamente porsi di queste questioni molto importanti, soprattutto in relazione alla società aperta più che nei confronti di una fede religiosa in particolare; ma più difficili ancora senza che la società tutta s'interroghi. Fatto questo su cui siamo davvero, ritengo, a un momento epocale grazie a questa iniziativa di dialogo.
Carolina
"Il sondaggio più realistico sulle elezioni sono.."
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Societa` aperta.. C spero davvero..
sì, solo ke kon Pisanu, i preti e le elezioni in mezzo xò bisogna vedere quale... axtura ;o) naturalmente invece bellissima l'iniziativa delle due comunità ;o)
Carolina