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Alberto Biraghi
Chiamatemi Kowalski. Il ritorno
«Avevamo Berlinguer, ci hanno dato l'Unipol». Kowalski è tornato, diciotto anni dopo, in forma smagliante, coi suoi monologhi intervallati dalle musiche estemporanee della banda di pazzi che lo accompagnano. Al
Piccolo Teatro Giorgio Strehler nuovi testi si mescolano ai classici, scritti per Kowalski assieme ad artisti del calibro di Gino e Michele, David Riondino e Giampiero Solari. Era tanto tempo che non si vedeva il piccolo-grande comico così in forma. Inarrestabile, sempre sorprendente, riesce a tenere in mano il pubblico per quasi tre ore in cui tirare il fiato è un gesto raro.
«»Il tema del nuovo spettacolo di Paolo Rossi è la memoria, che per l'artista dopo anni di lavoro diventa un elemento fluido, in cui realtà e racconti si fondono in un magma indistinguibile. Ritmo travolgente, improvvisazioni brillantissime, verve e capacità di "tenere" il pubblico sono qualità note di Rossi. Su questo vive e si distingue il Ritorno di Kowalski, che rinuncia alla satira politica a tutto campo, liquidando Berlusconi con un paio di battute al vetriolo.
Eccellente anche la band, che sa passare dal melodico all'heavy con rara scioltezza e alla straordinaria Syria, talento naturale che meriterebbe ben altro successo.
A margine: per chi non lo sapesse, Kowalski è il cognome della nonna di Paolo, istriana di Fiume, cognome che a Paolo Rossi ragazzino piaceva molto di più del suo.
22.03.06 00:37 - sezione
cinema