Nuova «casa» per le mamme detenute
UN CARCERE SENZA BIMBI
di Candido Cannavò
Lasciate che i bambini lascino il carcere. Non è un messaggio evangelico, ma semplicemente la imminente, sospirata cancellazione di una vergogna che ha mortificato per anni la dignità e la civiltà di Milano. Ed è, con tutta umiltà, anche il traguardo felice di una battaglia condotta su tutti i fronti da questo giornale per far breccia soprattutto nell'indifferenza delle istituzioni.
La soluzione è stata trovata in una struttura della Provincia, in viale Piceno, dove mamme e bambini potranno trascorrere, in vigilanza attenuata, una vita affettiva quasi normale, fruendo anche di un piccolo giardino. Nasce così, con decreto ministeriale, un istituto-pilota, primo in Italia, che ospiterà tutte le mamme-detenute della Lombardia. Stamattina gran parata di ministri (Castelli e la Moratti) e affini (Formigoni, Penati, Albertini, Maiolo, Corso, Simini) a San Vittore per l'annuncio ufficiale. E poco conta se ci saranno anche personaggi «autorevoli» sui quali le nostre denunce sono scivolate di dosso, come una pioggerella primaverile.
Chiariamo subito. Milano non realizza nulla di speciale: rientra nella legalità. I bambini in carcere, salvo casi eccezionali, non ci possono stare. C'è una legge del 2001 che prevede misure alternative per mamme con figli inferiori a tre anni. Misure alternative, bella espressione: ma quali? Chi se ne deve occupare? Chi le trova? Chi le paga? Così per cinque anni. Un progetto del Comune di Milano abortì subito: per un cambio di assessore, pensate un po', e perché il successore ritenne il problema non di sua competenza.
Non abbiamo risparmiato indignazione di fronte a questo misfatto. Vorrei che tutti scoprissero cosa si prova a veder vivere in carcere bambini appena nati. Non mi sembra il caso, proprio in una giornata come questa, di distribuire meriti e demeriti. Nella dirittura d'arrivo tutte le istituzioni milanesi hanno collaborato, mettendo in condizione il Dipartimento penitenziario di approvare il progetto e il ministro Castelli di firmare il decreto. Ma due nomi, per rispetto della verità, bisogna proprio farli. Il primo è quello di Luigi Pagano che ha diretto per quindici anni San Vittore e oggi è provveditore regionale: lui non ha mai mollato la presa. L'altro nome è quello di Francesca Corso, assessore provinciale. È stata lei a trovare la sede del progetto-pilota e a portare avanti questo piccolo granello di civiltà sino all'annuncio di oggi.
grazie a Luigi Pagano e Francesca Corso per il passato.
grazie a tutti quelli che vorranno impegnarsi per il futuro
"Sinite pargulos veniant ad me."
Mi viene in mente leggendo ora per allora l'articolo di Candido Cannavò.
A chi il merito di avere fatto proprio il precetto dei Vangeli ?
Sono stati citati: il dr. Luigi Pagano, Provveditore Regionale e l'assessore alla Provincia Francesca Corso.
Ma c'è anche Francesca R. Valenzi da mettere nel novero, un validissimo dirigente di area educativa del Provveditorato del dr. Pagano.
Era giusto dirlo.
iniziativa lodevolissima!
magari ci fossero più persone così...
...persone sicuramente di grande sensibilità ed impegno civile!
Complimenti a loro, con l'augurio che questo tipo di esperienza venga ripreso anche altrove in Italia. :-)
sono sociologa a guadalajara in Messico,. facio investigacion en la galera de donne madri in galera qua.- quello che me intereza si el figlio sta meglio dentro o fuori,. anche vado a instituzioni dove albergan a cuesti bambini. pure mi piacerebbe sapere che cose hanno questi bambini dentro de la galera,.. e come e la construccion de la maternidad dentro de questa.. tutta la informazione che me possa dare la reingrazio moltisimo. Alicia