Oil for food
Il Presidente è di tutti ma gli affari sono di pochi
di Mario Agostinelli
Tutto parte da un'inchiesta condotta dai quotidiani Il Sole-24 ore e Financial Times, proseguita dall’ONU e approdata in Procura.
Nel 1999 Tarek Aziz invita‘Mister Roberto Formigoni’ a partecipare alla conferenza che si tiene al Mansour Melia Hotel di Baghdad. Nell'elenco, rinvenuto negli archivi del ministero del Petrolio iracheno, figurano tra gli altri invitati i nomi delle personalità straniere a cui, tra il 1997 e il 2003, il regime di Saddam darà in omaggio "buoni" per centinaia di milioni di barili di petrolio.
Il detentore delle assegnazioni poteva rivendere i suoi contratti a trader compiacenti e riservati, spuntando di solito robusti margini di guadagno anche grazie ai rialzi di mercato. Così il metodo delle assegnazioni finiva per alimentare un flusso finanziario che andava a creare due tipi di fondi neri, fuori dal controllo dell’Onu: il primo andava nelle tasche e nei conti riservati degli «amici dell’Iraq» a cui Saddam faceva arrivare i contratti; il secondo rimpinguava direttamente le casse del regime, che pretendeva una tangente sui guadagni. Questi fondi venivano usati per aggirare l’embargo, anche con l’acquisto illegale di armi. Secondo una commissione del Congresso Usa, il regime di Saddam ha accumulato fondi neri per oltre 4 miliardi di dollari.
Il presidente della Lombardia spicca come maggiore beneficiario tra tutti i politici occidentali (solo i russi possono vantarsi di aver fatto meglio di lui) con 25 milioni di barili. Nei fogli rinvenuti le assegnazioni concesse a Formigoni sono spesso registrate con la dicitura "Richieste speciali" e una nota aggiunta a mano in cui si spiega che i quantitativi di petrolio concessi erano stati approvati da Saddam in persona.
Nelle stesse carte il nome di Formigoni appare inserito tra parentesi a fianco di quello della Cogep, piccola società a responsabilità limitata il cui business veniva dai depositi di autobotti per il trasporto di gasolio. Nel 1999, grazie ai contratti ottenuti in Irak, i ricavi della società balzano da 30 a 384 miliardi.Ma come ha fatto una piccola azienda di prodotti petroliferi raffinati, senza alcuna esperienza nel trading di greggio, a diventare uno degli interlocutori privilegiati della Società petrolifera di Stato irachena? Gli investigatori dell'Onu hanno scoperto che la risposta sta nel nome del suo sponsor: Roberto Formigoni. Un fax, rinvenuto a Baghdad e con i timbri di accettazione del ministro del Petrolio, intestato «Da: Formigoni. A: Tarek Aziz» dice «Eccellenza, in seguito al nostro incontro a Roma, mi lasci ricordarle i nomi delle società petrolifere italiane che le ho segnalato: una è la Cogep e l'altra la Nrg Oil. Molte grazie per quello che sarà in grado di fare. Cordiali saluti, Roberto Formigoni».
A partire dal 2000, su ordine di Saddam, la società petrolifera iraqena offrì petrolio soltanto a chi era disposto a pagare una tangente del 10% al regime. Le compagnie petrolifere maggiori si rifiutarono di accettare quest'imposizione in aperta violazione delle risoluzioni dell'Onu ritirandosi dal mercato iracheno, ma la Cogep fu tra le società che si prestarono al gioco. Delle decine di politici che risultano aver avuto "buoni" di petrolio dall'Irak, Roberto Formigoni è l'unico ad aver ottenuto assegnazioni poi convertite in contratti eseguiti senza mai un'interruzione dal gennaio1998 fino alla vigilia dell'invasione anglo-americana. E il fatto che le sue assegnazioni siano continuate anche dopo il 2000 è ritenuto particolarmente significativo: gli investigatori hanno appurato che
L'11 novembre 2000 Formigoni fu alla testa della delegazione che partì dall'aeroporto di Linate a bordo di un volo umanitario. A organizzare il viaggio fu la Regione Lombardia. «Questa missione - dichiarò il governatore - è un segnale di solidarietà a un popolo che soffre, ed esprime la nostra volontà che le sanzioni contro l'Irak abbiano fine».
E soprattutto un segnale di ringraziamento.
Oil for food (2)
Sulla stessa barca: una barca di petrolio
Il personaggio-chiave della vicenda Oil for Food, è più che una buona conoscenza di Formigoni: il cinquantenne Marco De Petro, ex onorevole democristiano, ex sindaco di Chiavari costretto a dimettersi nel 1987 in seguito a una faccenda di appalti pubblici), tra i primi iscritti a Comunione e Liberazione e al Movimento Popolare.
Attualmente De Petro è presidente dell’Avio Nord, piccola compagnia aerea controllata dalla Regione Lombardia e specializzata nel trasporto organi. Ma De Petro ha anche un'altra attività: presso la segreteria milanese della Presidenza della Regione enella sede romana della Regione Lombardia ha a disposizione un ufficio con il mandato di tenere i rapporti internazionali tra la L’Ente lombardo e vari Paesi, incluso l'Irak.
Un anno dopo l’avvio del programma Oil for Food, nel 1998, Marco De Petro, dopo aver contattato imprenditori italiani del settore energetico per piazzare i contratti di greggio iracheno, trova un accordo con la Cogep e parte per l'Irak con un esperto appositamente assoldato dall’azienda che - lo ricordiamo - non aveva alcuna competenza nel trading di greggio. Dopo due giorni di trattative si arriva alla firma del contratto con Saddam Hassan, cugino del leader iracheno e direttore generale della Somo, l’azienda petrolifera dello Stato irakeno. Come è normale, il contratto viene firmato dal venditore - la Somo - ma la firma dell'acquirentenon è altrettanto ovvia, trattandosi di quella del consulente di Formigoni anziché della Cogep.
De Petro non ha, perciò, obblighi particolari nei confronti della società milanese intestataria del contratto, ma si sente libero di diversificare: entra in contatto con il proprietario della Nrg Oils (la seconda società segnalata da Formigoni nel suo telex a Tarek Aziz). Documenti trovati negli archivi iracheni confermano che la Ngr Oils ha avuto contratti con la Somo nel 1996, nel 1999, nel 2001 e nel 2003.
Il rapporto tra il duo Formigoni-De Petro e la Cogep continua invece senza interruzioni per tutto il corso del programma Oil for Food: i versamenti delle tagenti fatti dalla Cogep alla Somo - in totale 943mila dollari - venivano fatti da un conto speciale (diverso da quello ufficiale), aperto presso la Ubs di Lugano, su due conti segreti della Somo, il primo a Beirut e il secondo ad Amman.Ma nelle casse della Cogep non entrano solo profitti. Nell’ufficio del proprietario della Cogep era conservato un faldone verde contenente le fatturazioni e le relative rimesse pagate dalla Cogep ad una misteriosa società, la Candonly Limited,per un importo corrispondente ad una commissione di tre centesimi per ogni barile di petrolio acquisito dalla Somo.
Chi c'è dunque dietro la Candonly? Amministratore e proprietario risulta essere Michael Patrick Dwen, un prestanome di professione (soltanto in Gran Bretagna è nel consiglio di oltre 400 società diverse). Ma in un documento acquisito nell’inchiesta a fianco del nome della Candonly Ltd compare anche quello di Marco De Petro.
L’Obelix è uno yacht di 15 metri (due motori da 400 cavalli e una portata di 15 persone), ormeggiato nel porto di Lavagna e acquistato nel 2002 per un valore dichiarato di 240 mila euro: al pubblico registro delle navi risulta intestato a cinque comproprietari, tra cui spiccano tre nomi: Roberto Formigoni, Oriana Ruozi, che è la moglie di Marco De Petro, e Fabrizio Rota, segretario particolare del governatore lombardo nonché ex presidente della Socomir, una società partecipata dall’azienda petrolifera Cogep.
In pochi ma sempre quelli, dunque, sulla barca del Presidente di tutti. Una barca di petrolio. .
Volevo rassicurare gli amici di OMB e i lettori che Agostinelli non è stato lasciato solo. Sul sito del gruppo dei Democratici di Sinistra campeggia da più di un anno un dossier su Oil for food, con le nostre denunce, dichiarazioni e prese di posizione. L'ultima è la mia ironica di ieri, che riporto sperando di fare cosa gradita:
Wine for food
Un Formigoni frizzante come un lambrusco ha presentato l'edizione 2006 di Vinitaly. Il presidente barricato (non solo nel senso della barrique) ha risposto alle domande su ribolla gialla e pinot grigio, ma ha esternato anche sull'oro nero dello scandalo Oil for food. La sua è stata la solita difesa d'ufficio: ha ricordato di come volesse aiutare i bambini che muoiono di fame e che il suo impegno in Iraq mirasse soltanto a quello scopo. Tutto qui. Delle inchieste e del merito della questione, nessuna parola. In vino mediaset.
Il coinvolgimento dell'entourage di Formigoni nello scandalo Oil for Food è vicenda grave, che in Italia uscì la prima volta nel gennaio 2004 con una serie di articoli sul Sole 24 Ore a firma di Claudio Gatti. Dello stesso giorno è un'interrogazione in Regione dei Democratici di Sinistra, firmata dal capogruppo Pierangelo Ferrari, dall'attuale capogruppo Giuseppe Benigni e da Carlo Porcari.
Seguirono tre mozioni, una il 22 aprile '04 firmata dai Ds, una il 13 ottobre '04 e una il 14 febbraio '05 firmate da tutta l'Unione per chiedere a Formigoni di riferire in Aula. Il 15 Formigoni effettivamente si presentò in Consiglio regionale per esporre le proprie tesi, assai elusive rispetto alle domande che gli erano state rivolte. Riccardo Sarfatti intervenne il 14 febbraio e anche il 15, chiedendo che fosse fatta chiarezza.
Ai primi di novembre del 2005 uscì il raporto della Commissione d'inchiesta su Oil for Food presieduta da Paul Volcker, e il 3 novembre venne depositata dai Ds un'ulteriore interpellanza a riguardo delle notizie, assai precise, pubblicate in quel rapporto.
L'ottimo Mario Agostinelli - ci mancherebbe altro - non è stato lasciato solo.
Stefano Tessera - addetto stampa gruppo Ds in Consiglio regionale della Lombardia