in effetti c'e` il contrasto tra i diritti dell'ovulo e degli spermatozoi e quello degli ipotetici genitori. una semplice soluzione e` quella di ideare dei preservativi con apposito buco che permetta agli spermatozoi di fuoriuscire, una cosa tipo "atupertu, il condom che respira".
Al di là delle ultime frasi, che possono essere condivisibili, il cattolicesimo non predica solo il non-uso del preservativo, ma anche (anzi soprattutto) la castità, come modo non egoistico di vivere il rapporto sessuale. Dunque penso che sbagli chi predica unicamente la prima cosa e non la seconda, e penso che l'approccio "cattolico" al problema dell'AIDS e delle altre malattie veneree debba essere questo, e il preservativo potrebbe essere un'extrema ratio. È più difficoltoso da applicare, ma è comprensibile che un approccio del tipo "fai quel che ti pare tanto c'è il preservativo" non è applicabile al cristianesimo in generale.
Detto questo, non credo che definire un'azione come sbagliata implichi necessariamente la mancanza di rispetto e dignità per chi la compie. Anzi, la confessione mi sembra proprio la dimostrazione della falsità di questo concetto.
Chiudo, torno domani pomeriggio.
su qs sono molto laica io invece: non vietare ciò che non puoi impedire. non ha molto senso nemmeno la dottrina della confessione a questi riguardi, visti i disastri che fa l'aids in Africa.
Carolina
MG55 ho sempre trovato molti preti (direi purtroppo la maggioranza) affermare che le concezioni della Chiesa Cattolica su contraccezione, divorzio, aborto, ecc. devono essere valide per TUTTI (imposte per legge o comunque perchè per loro la Chiesa Cattolica dovrebbe essere considerata come una guida morale per TUTTI), cioè anche per i non cattolici.
In realtà, più che penso a questa gente (e alle sberle prese da bambino), più son convinto quanto sia stato importante per questa società mettere "in minoranza" la Chiesa Cattolica (e non solo) - e l'opera deve continuare -, visto che storicamente la sua azione ha causato più repressione (con grandi contraddizioni e tentativi ipocriti di tenerle nascoste) che vera moralità. Poi è bastato mollare un attimo il freno ed è successo quello che è successo, nel bene e purtroppo anche nel male. Il fatto è che la Chiesa aveva convinto ben pochi, si era limitata a tenerli in gabbia con l'aiuto del potere politico. E adesso, come si suol dire, "inutile piangere il morto".
Personalmente non ho nulla da obiettare invece che nel cristianesimo si proponga di valutare, sul piano delle scelte personali possibili, anche la "castità". Però anche nel cristianesimo ci sono anche altre possibili scelte e i comportamenti morali sono chiari ma fino ad un certo punto, perchè anche qui la società (e le diverse società) pongono problemi e soluzioni diverse.
E mi sembra, in sostanza, che i precetti cattolici, nella loro rigidità, non configurano un'obbedienza alla parola di Dio [ove la coscienza e i molteplici casi della vita concreta, possono arrivare addirittura al conflitto tra diverse esigenze morali (vedi appunto il caso dell'Aids)], ma un'obbedienza piuttosto ad un rigido corpo dogmatico voluto ed imposto da uomini, non da Dio.
Pertanto, se mi permetti, credo che un'obbedienza dogmatica in certi suoi eccessi possa configurarsi come un atto "contro Dio", una sorta di bestemmia.
Anche se ormai trovo sempre più cattolici "aperti" e sempre meno propensi a sostenere in assoluto la visione "dogmatica" che la Chiesa Cattolica propone del cristianesimo, capisco la difficoltà di capire concetti come quelli esposti da Moni Ovadia da chi poi attribuisce ad un Papa e ad una ristretta cerchia di vertici vaticani il potere di dare un'interpretazione "autentica" delle sacre scritture.
E quindi il problema non è assolutamente il "fai quel che ti pare", perchè è chiaro che ci sono delle scritture a guidarci, però come dice Ovadia in primo luogo le scritture vanno interpretate ed attualizzate e, in secondo luogo, le interpretazioni possono essere diverse e non sta a noi uomini giudicare quali siano giuste ma piuttosto, in ultima analisi, a Dio.
Personalmente credo più nel primato della coscienza che del papato e dei suoi preti (e di qualsiasi altro leader spirituale).
E lasciamo stare poi la confessione, questo sacramento quasi "inquisitorio". In genere non conta la tua "coscienza" , come ti rapporti a Dio, ma piuttosto l'obbedienza a precetti astratti (anche se, devo dire, ho cominciato a trovare alcuni preti "disobbedienti" che invece sostengono più la coscienza; ma devo dire che li vedo in grande difficoltà).
Tuttavia ritengo bellissimo l'articolo di Ovadia. Dovrebbe anche far capire a molti frequentatori di questo blog, che a volte sostengono posizioni "anti-religiose", che esistono anche religioni non dogmatiche (o, in questo stesso senso, movimenti riformatori di religioni esistenti), cioè gente che cerca o spera in Dio ma non vuole imporre niente a nessuno (nemmeno ai propri "adepti").
le dottrine sono il meno qui secondo me. c'è tutta una corrente molto persistente peraltro e fondata anche su filosofi non trascurabili (es. Paolo, Tommaso e Agostino) che parla di separazione fra mente e corpo - non è proprio dottrina ufficiale della chiesa, almeno in tutti i periodi storici, però è innegabile che faccia parte di molte mentalità diffuse in Occidente. Questo contrasta con quello che la scienza dice ora, e cioè più o meno che il cervello è un altro organo del corpo e che ciò che potrebbe giustificare "l'immagine e somiglianza" degli uomini con Dio sarebbe un nucleo peraltro ridotto di cellule presenti nello stesso cervello, ma assolutamente non una scelta che sia la castità o meno. Anzi la scienza mette in dubbio quei precetti proprio perché, se la mente è corpo e se una sua parte ha componenti così elevate, non ha senso una repressione del corpo visto che è tutto un insieme, a quel punto, che può avere la sua elevazione o umiliazione comunque. Un altro lato della questione poi sta nel fatto che Gesù è sia uomo che divinità: un amore che trascuri lo spirito piuttosto che la carne sarebbe quindi "cristianesimo incompleto". E anche qui, sono teorie e categorie di pensiero, in ogni caso che stanno tutti nell'alveo del cristianesimo. Per cui già sarebbe dubbia la teologia su questo punto anche se uno fosse "dottrinario" (che poi appunto la stessa dottrina cambia anche a seconda di momenti politici e storici).
Sulla confessione poi: ma dico io? Che cosa "confessa", se la si vede così, la violazione della castità come "peccato", una persona che ha su di sé i segni di un terribile morbo? Confessa lui o confessa il suo corpo? Se "confessa" il corpo siamo ancora nel cristianesimo? Un corpo può confessare? Non credo proprio!!! Secondo me un motivo maggiore di essere laici su questo lasciando perdere tutte le possibili dottrine è che il nesso "peccato - malattia" della Bibbia per un qualsiasi uomo, per una qualsiasi società umana è inconcepibile a meno che non sia un'elaborazione culturale o emotiva spontanea che però vada al di là del dovere di provvedere alla prevenzione e alla cura. In altre parole: anche con il cancro io posso pensare - dico pensare, o sentire, o temere - che una persona vi fosse predisposta, per dire, "perché è iraconda" (altro peccato), ma non posso invece esimermi dal cercare che il meno possibile di persone lo contraggano e dall'applicare tutta la scienza possibile nel caso malaugurato che qualcuno lo contragga lo stesso e abbia bisogno di cure. Con il cancro non c'è di mezzo il sesso, ma volendo per esempio ci potrebbero essere i peccati di "ira", però questo nessuno lo dice nemmeno nella chiesa. il che a me fa pensare che la fede e la sua dottrina non c'entrino alcunché. OLtretutto praticamente non si può stare nelle camere da letto di milioni/miliardi di persone a controllare che siano caste, di qui anche il fatto che io laicamente pensi: "Non vietare ciò che non puoi impedire".
Carolina
PS mi consola sapere da un'amica viaggiatrice che nel Madagascar ci sono suore che distribuiscono profilattici alla popolazione.