IL VERO INSULTO
di Claudio Magris
Uno degli ultimi scivoloni del presidente del Consiglio uscente è oggetto di vituperio per una cosiddetta parolaccia usata nei confronti degli avversari politici, anzi di tutti gli elettori (in ogni caso, qualsiasi sia l'esito delle elezioni, di una metà degli italiani) che hanno intenzione di votare contro l'attuale coalizione governativa e, in particolare, contro chi la presiede.
Scandalizzarsi per una loquela sboccata è forse esagerato, anche se un ruolo istituzionale dovrebbe comportare un certo stile e una certa decenza; una parola scurrile suona diversa se pronunciata da un marinaio alticcio che inciampa su uno scalino o da un vescovo che celebra una funzione religiosa. In ogni caso, lo scandalizzato stupore è fuor di luogo, perché ciascuno, in ogni momento della sua vita, fa (dice, pensa) esattamente quello che può ovvero usa i talenti che senza suo merito né demerito gli sono stati dati, come dice la parabola evangelica. Evidentemente, in quella circostanza — in quella costellazione irripetibile e fatale del suo stato d'animo, delle sue paure, ire, ambizioni, chimere — il presidente del Consiglio non poteva dire altro: non aveva, in quell'istante, altri concetti e altre parole a sua disposizione.
Non è dunque l'innocente volgarità da caserma — cui tutti, pur non presidenti del Consiglio, abbiamo largamente fatto ricorso senza per questo sentirci particolarmente infami — che deve essere bollata. In quella frase c'è qualcosa di ben più grave e sovversivo, che perverte il senso della politica. Il presidente in via di uscita ha offeso — poco importa con quanta finezza — chi vota senza pensare solo al proprio interesse. Con un unico insulto, ha liquidato secoli di pensiero liberale e di riflessione sul rapporto fra l'individuo e la collettività o lo Stato, fra l'interesse privato e quello pubblico, fra il bene individuale e quello comune. Aristotele Rousseau Locke Croce Einaudi e innumerevoli loro colleghi entrano così d'ufficio nella categoria che il presidente in scadenza ha definito con simpatica familiarità goliardica ossia nella categoria di chi vota — opera, agisce — pensando non soltanto al suo interesse, non soltanto al suo particulare.
È questa l'aberrazione, non il linguaggio colorito e plebeo. Alle elezioni si vota per eleggere chi guiderà il proprio Paese. Del proprio Paese fa parte ogni cittadino, il quale, legittimamente anzi doverosamente, vota pensando anche, e fortemente, ai propri interessi; scegliendo i governanti che gli sembrano più capaci di garantire a lui e alla sua famiglia lavoro, sicurezza, benessere, dignità. E' ovvio, è naturale ed è bene che in questa scelta rientri la considerazione della propria situazione personale, della propria categoria, delle proprie prospettive e dei propri beni. Gli interessi, prettamente intesi, possono essere più morali di astratti e furiosi ideali, come ha scritto Sergio Romano, perché responsabilmente attenti alla realtà e alle conseguenze, pure a lungo termine, di ogni atto e di ogni scelta.
Ma la civiltà e la maturità politica — di un individuo, di una società, di un popolo — consistono nella capacità di collegare il proprio interesse con quello generale, di capire la loro reciproca indissolubilità, e si misurano col metro di questa capacità. Io faccio il professore universitario; è comprensibile che non sia disposto a dare il mio voto a un governo che si proponesse di ridurre alla fame o di deportare i professori universitari, ma meriterei l'epiteto caro al presidente in via di scadere se votassi pensando solo alla confraternita degli insegnanti universitari e questo vale per ogni categoria.
Al servizio di trasporti urbani della mia città chiedo certo di non trascurare il rione in cui abito, ma non soltanto di non trascurare quel mio rione; tutto ciò acquista una speciale intensità quando entrano in gioco esigenze primarie quali la sanità, la scuola, la dignità, le possibilità offerte potenzialmente a ognuno, la sicurezza. Chi può finanziariamente permettersi una nutrita e costante guardia del corpo, potrebbe personalmente infischiarsene delle rapine e delle aggressioni, ma non per questo necessariamente vota per ridurre le forze e le dotazioni della polizia; in questo caso, una persona civile vota apparentemente
contro il proprio interesse (pagando per un servizio di cui in quel momento non ha bisogno), ma vota in realtà per il proprio interesse, che è quello di vivere in un Paese in cui la sicurezza è un bene generale. Guicciardini sferzava gli italiani accecati dal loro tornaconto particolare e perciò distruttori del bene dell'Italia e dunque di se stessi.
La ramanzina al presidente agitato per il suo congedo non ha bisogno di ricordagli eroi — ad esempio i volontari caduti in guerra per l'Italia che hanno dunque agito contro il loro interesse personale, ma non per questo vengono ricordati col termine a lui così caro. Ogni volta che camminiamo per la strada sappiamo che il nostro interesse coincide in parte con quello degli altri passanti, ugualmente minacciati da eventuali buche e disposti a qualche piccolo sacrificio per colmarle. E se ad offendersi per quell'epiteto fossero i cittadini che si apprestano a votare per l'attuale governo?
proprio anche solo di pensiero. :-) cavolo, sembro io da adolescente. :-)
quando rispondi una roba per l'altra a gente che ha 30 anni più di te e pensi di farla franca o di essere un genio.
gli viene detto che è un delinquente politico e lui... deve dire qualcosa a tutti i costi: "coglioni".
Carolina
Carolina....
eri anche tu così..???
come hai fatto a cambiare...???
che la cura la consigliamo anche a lui...!!!
è un nostro preciso dovere morale...!!!
come??? ah!!... sei cresciuta...
ma allora non c'è più speranza...
a 70 anni se non sei cresciuto è un problemino serio...!!! ;-D
:-D il trucco è provarci con i "coglioni" sbagliati :-D e mi sa che il nano ce la sta mettendo proprio tutta!!!
:-D dopo questa, Empoli!!! :-D
Carolina
Grande Magris, bella considerazione, facilmente riallacciabile a quanto il nano ha detto sulla diversità tra i figli degli operai e quelli dei professionisti (a proposito, ma lui è un professionista? Un avvocato? Un commercialista? Cos'è?): questo qui ignora i fondamenti del pesniero liberale al pari dei fondamenti del pensiero democratico... Non mi meraviglierei più di tanto se un giorno o l'altro qualcuno decidesse di farglieli entrare in testa con la forza... e non mi dispiacerebbe affatto. Porca miseria, se è nostro compito esportare con la forza la democrazia (vedi Iraq), cominciamo ad applicare questo principio in casa nostra: bombardiamo preventivamente Arcore e mettiamo fine alla dittatura che vi alberga!
"a proposito, ma lui è un professionista? Un avvocato? Un commercialista? Cos'è?"
faceva il piazzista, poi è arrivato Craxi e sappiamo tutti com'è andata a finire...
Sì, vabbè...ma questo è sempre più UBRIACOOOO!
http://gisa.openvlog.com/Userpreview.php?code=606555cf42a6719782a952aa33cfa2cb
Tutto questo sdegono per il pensiero liberale tradito, mah..mi sa di fasullo (da parte di chi liberale fu sempre assai poco).
Il cai-nano delira; suda, strepita e si dibatte nell'incubo di un'imminente sconfitta (i bookmaker inglesi danno Prodi a 1,3 contro 1; tutto dire); non c'è nessun bisogno che ci mettiamo a fare le signorine di buona famiglia sconvolte dall'enormità dell'epiteto..
Oh ma basta co 'sto NANOOOOO...! Ma trovate un'altro insulto,che questo ha rotto ed è assurdo ! Il Cavalier S.Berlusconi misura 1,71 metri di statura : voi che partecipate a questo blog siete tutti quanti almeno 1,72 metri? Anche tutte le ragazze? Mah...per poter dire "nano" a qualcuno bisogna essere almeno più alti di tale persona, no? Altrimenti è un'idiozia patetica usata tanto per il gusto di insultare quando non si sa più che dire...
nano in effetti è pesante Kaiser. include pure incolpevoli malati anche se noi lo usiamo dal punto di vista della statura politica (poi i cm non li so, so che però porta tacchi di oltre 7 cm). diciamo che è un delinquente politico?
Carolina
Berlusconi misura 1,71 metri senza tacchi. Cmq, delinquente politico va bene. Continuare a definirlo nano pare il risultato assurdo di una lite fra bambini che non trovando più nulla da dirsi si vanno a rinfacciare i difetti fisici...
Berlusconi è alto 1,71 senza tacchi
e ci sono gli asini che volano.
Molti in verità vanno anche a piedi .....