La fatina è turchina ma le quote sono rosa
Se è vero come dice Propp che le favole sono strutturate tutte, suppergiù nella stessa maniera proviamo, a curiosare nei 'tropi' della nostra Storia come lo faremmo in quelli di una novella, appunto. Tra le tante ho scelto Pinocchio perché come tutti sanno è l'unica nella quale appaiono le forze dell'ordine. Allora proviamo…
Per capire quale potrebbe essere il futuro dobbiamo prima di tutto renderci conto in quale punto della narrazione ci troviamo. Ecco, se dovesse vincere ancora “l'omino di burro”, dovremmo intravedere all'orizzonte il cartello luccicante del Paese dei Balocchi e questi cinque anni non sarebbero stati altro che il lungo viaggio verso quella terra dove tutti scordano il senso di responsabilità e molto altro. Se invece dovessero vincere i “prodi” di Prodi sarà segno che nel Paese dei Balocchi ci siamo già stati e che, come succede a Pinocchio, ne siamo usciti vivi, inciuchiti ma vivi. Vorrà dire che abbiamo già ballato nel circo con la pelle d'asino addosso, che siamo già caduti nella bocca del pescecane e che ora siamo a cavallo del tonno che ci riporterà nel mondo dove i figli, i giovani, possono lavorare mentre i vecchi si godono il meritato riposo, sostenuti e nutriti. Tutto sarà un po' meno divertente questo è sicuro, ma forse troveremo un po' più di soddisfazione.
Per chi non ricordasse la favola di Collodi, proverò a fare un breve riassunto nel quale qualcuno forse riconoscerà una storia che, come italiani, abbiamo attraversato negli ultimi anni, sulla nostra pelle. Non parlerò dell'inizio quello è noto a tutti e sarebbe poco utile a capire il presente. Come tutti sappiamo questa storia non è iniziata dieci anni fa, quando l'Omino di burro ha fatto la sua comparsa sulla scena politica, ma molto prima, quando sono arrivati quei due tremendi animali che hanno trasformato il ventesimo secolo in una carneficina mondiale.
Insomma partiamo da quel bel giorno in cui Pinocchio, dopo mille peripezie si trova a scuola, dietro il banco, convinto di essere pronto per prendersi le sue responsabilità. Come tutti ricorderanno, nella famosa storia, gli sforzi che Pinocchio fa per crescere e diventare bravo e giudizioso vengono continuamente ostacolati dalla sua fantasia e dalla sua curiosità, che come ogni bambino sa, sono comunque sintomi di intelligenza. Insomma dopo un po', fattosi convincere da Lucignolo, abbandona di nuovo la sedia dello scolaro, senza portare a termine il compito che si era dato, per andare ad aspettare il carro, guidato appunto dall' Omino di Burro, che li porterà tutti nel Paese dei Balocchi. Un posto dove si diventa professori senza studiare, dove tutto è semplice, facile. Un posto dove la strada più corta è sempre la migliore. Ed eccoli salire sul carro pieni di belle speranze. Tutti sappiamo come è andata a finire… orecchie d'asino, lavoro nel circo e poi giù nella pancia della pescecane, (sempre che sia finita qui!)
Ma si sa più buia è la notte e più vicina è l'alba. Proprio da quel pescecane, da quel punto oscuro parte la rinascita di Pinocchio. Lui e il suo babbo riescono a uscire, attraversano il mare sulla schiena del tonno ( che secondo me parla bolognese) e, un volta a casa, Pinocchio finalmente mette la testa a partito e inizia lavorare per sé e per il suo babbo fino a quando una mattina si sveglia bambino, come tutti gli altri.
Como tutti avranno capito (ciglioni compresi) in questa metafora Pinocchio è il popolo italiano. Geppetto la parte anziana del nostro popolo che forse si merita finalmente tranquillità e sicurezza e non ansia e crepacuore per i figli che non trovano lavoro e che si perdono dietro al sogno del bengodi prodotto dalla televisione. Lucignolo è il pensiero estremo, quello che non scende a compromessi con il buon senso. Il tonno che porta fuori Pinocchio e suo padre dal pescecane e dalla paura, dovrebbe e potrebbe essere il nostro prode Prodi, e l'omino di burro, colui che ha guidato il carro fino alla terra dell'illusione ha i capelli incollati alla testa e il sorriso di chi non conosce la sincerità.
Chi conosce la storia, però, si sarà accorto che nella mia ricostruzione manca un personaggio. Un personaggio fondamentale. E non manca a caso. La fatina: l'unica femmina di quella favola. E, come sa chi l'ha letta, senza di lei tutto sarebbe andato diversamente. E' lei la custode della giusta medicina, del buon senso e, perché no, della tenerezza. E' lei quella capace di dire un No, deciso. Come potrebbe Pinocchio compiere il suo destino senza il suo aiuto e il suoi consigli. Come sarebbero andare le cose se nella favola di Collodi non ci fosse stata la fatina?
Proviamo a estendere la domanda: come andrà il nostro futuro governo se non sarà capace di dare alle donne un ruolo da protagoniste?