Cosa sta succedendo? Io sono almeno 5 anni che osservo (e cerco di proteggere) gli adolescenti da una postazione particolare, quella virtuale. Mi sforzo di capire come e se ci sia un modo per riacchiapparli e non riesco a trovare un appiglio comune.
Siamo noi, i 30-40enni che dobbiamo prenderci la responsabilita' e fare qualcosa. Qui non si delega.
La notizia è agghiacciante, d'altra parte se in 5 anni come dici si è verificato almeno un caso di tentato omicidio, mi sembra che il tipo di protezione cui ti riferisci non è idoneo, secondo me i ragazzi "deviati" i cosidetti bulli adolescenti ad alto rischio, non possono stare insieme a quelli normali, per avere la possibilità di recuperarli devono secondo me aggregarli sotto stretta osservanza da psichiatri, psicologi insomma educatori specializzati, al fine di cercare di fargli emergere quella normalità, almeno in una parte di loro, che gli permetta di stare insieme agli altri (indipendentemente dalle loro condizioni sociali) in modo da non arrivare a condizioni estreme di ritrovarsi un figlio in coma o un figlio in carcere. Infine negli ultimi anni si è affaciato il principio che gli schiaffi ai minori sono contro la legge, questi sono i risultati, non intendo dire che bisogna usare la violenza sui violenti ma in una società molto liberale per applicare una restrizione a certi soggetti non credo si debba aspettare che questi compiano atti criminali, una restrizione per cosi dire preventiva (sotto qualsiasi forma) da parte dei genitori (purchè questi siano, anche, informati del comportamento dei loro figli) può essere utile.
Quello che ti sfugge e che qui non si tratta di un numero limitato di ragazzi "deviati" come dici tu, di delinquenti in erba. Il problema e' una diffusa mancanza di valori ed ideali. Prova a fare una conversazione sull'argomento ideali con un bravo ragazzo. I valori non si insegnano a suon di ceffoni.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/04_Aprile/08/fasano.shtml
E leggiti questa, oneblogger. Poi dimmi come applichi la tua educazione a ceffoni.
Il problema, io credo, è che manca una certa forma di etica. Però l'etica dobbiamo insegnarla noi, insegnanti, genitori e adulti in generale. La scuola svolge un ruolo importantissimo perché è l'unico luogo in cui tutti possano confrontarsi con altri, coetanei e adulti.
Quando dico che in Francia in periferia mi sento molto più a disagio di tre mesi fa, quando invece tutti parlavano di noi, voglio dire proprio questo, e cioè che la violenza esiste perché per molti ragazzi è l'unico mezzo di espressione che credono di avere. Anche dopo le manganellate di Sarkozy, anzi, soprattutto dopo le manganellate di Sarkozy. Sta a noi insegnar loro a esprimersi diversamente. E credo dovremmo esser molto più severi e attenti (ma non con i ceffoni!) ai piccoli atti di inciviltà che lasciamo passare ogni giorno. E' ovvio però che se in classe ci sono 35 sedicenni agitati, è umano e quasi indispensabile lasciar perdere alcune cose gravi (parolacce, insulti, alunni che lasciano cadere i libri in terra solo per far arrabbiare l'insegnante, e altre piccole perle quotidiane). Avessi la soluzione, sarei la donna più felice del mondo. E anche le troppe sicurezze degli adulti mi fanno paura perché credo che non immaginiamo nemmeno lontanamente in che condizioni vivano i nostri ragazzi.
Qualche settimana fa, una mia collega ha parlato al padre di una sua alunna molto nervosa e insolente. La reazione spontanea, in buona fede, del signore è stata: "Mia figlia conosce solo le botte, le molli un ceffone anche lei e vedrà che capirà"...
Francesca
Rispondo in ritardo, avete meglio di me saputo dare una forma a questo problema, sia Chiara che dice mancano gli ideali, sia Francesca che afferma la carenza di una certa forma di etica, io con restrizione non necessariamente mi riferivo ai ceffoni, ma piuttosto a mettere in atto proprio ciò che ha scritto Francesca, molta attenzione e all'occorrenza severità.
Mi piacerebbe sapere se in una classe con 35 16ni agitati è possibile riuscire a utilizzare la loro creatività e sviluppare la loro curiosità in modo da coinvolgerli ad essere più responsabili sia dentra la scuola che fuori.
non lo so. dico solo che un problema personale spesso è anche un problema sociale. chiediamoci il perché di questi fatti.
Carolina
L'etica di Francesca ed i miei ideali sono la stessa cosa, abbiamo usato termini diversi per la stessa cosa, ma non potrei essere piu' d'accordo con Francesca.
Severita' - prima di tutto volonta' di essere coerenti. E' spesso piu' semplice fare finta che i problemi non esistano, perche' c'e' da fare la spesa, da pagare le bollette, o c'e' il grande fratello in tv.
Elaborero' domani.
E' l'argomento su cui rifletto ogni giorno. Lavoro in periferia da tre anni e, anche per indole, interessi ed educazione, posso dire che l'unica cosa che funziona sia il trasmettere ciò che si ama, e cioè il sapere; far vivere la cultura, e cioè far vivere, condividere ciò che si ama di solito funziona. Se in classe si è spontanei e diretti i ragazzini se ne accorgono e si appassionano a tutto.
Non si insegna ciò che si sa, ma ciò che si è (e qui cito Camus).
I problemi però esistono, sono spesso di natura sociale (genitori disoccupati da anni, povertà, discriminazioni di vario genere) e, almeno in Francia, l'attuale governo non vuole vederli.
P.S. Tutte le mie classi come compito per casa dovranno seguire le elezioni italiane su vari siti internet, giornali e radio italiani. Si sono sentiti trattati da persone intelligenti, erano molto contenti. Vedrò poi cosa hanno capito e se si sono informati per bene. E, come al solito, sarò esigente, poveri loro.
Brava Francesca!!! Lo sai che il mi' ba' che ha sempre insegnato fisica li tormenta pure con cose tipo se capiscono la scaramanzia? Che uno si chiederebbe: ma che c'azzeccano scienza e scaramanzia? E invece c'entrano perché Niels Bohr in ufficio teneva un ferro di cavallo e a coloro che gli chiedevano se fosse superstizioso rispondeva: "No, però se funziona...". E mio padre già se la gente capisse l'ironia considererebbe risolti molti problemi sociali.
Carolina
I ceffoni non servono. La responsabilità è dei genitori che dei figli non si occupano più perché sono troppo occupati a seguire lavoro, attività extra lavorativa, hobby, amante e chi più ne ha più ne metta. Ma vogliamo renderci conto che questi figli li abbiamo messi al mondo noi? E allora siamo noi e non la scuola o la chiesa, i responsabili di dargli un'educazione. E non è neanche giusto pensare che la cosa più importante siano gli studi ma che quel che fanno nel tempo libero sia affare loro. So che siete tutti atei sfegatati e non voglio offendere nessuno, ma nella religione di cui faccio parte abbiamo un programma per la famiglia che si chiama "serata familiare", secondo il quale tutta la famiglia si riunisce insieme per una sera alla settimana e genitori e figli parlano insieme e i genitori hanno così modo di fare ai figli anche una breve lezione su quelli che sono i principi morali della reciproca convivenza. Mi piace pensare che se tutte le famiglie lo facessero, forse fatti come quello di Sebastien non succederebbero.