Sia chiaro: riteniamo Marilena Adamo una persona di valore, una rarità di impegno nella triste politica meneghina e lo
abbiamo scritto quando è stata scippata di un posto in Parlamento che meritava e che avrebbe certamente conquistato se i partiti del centrosinistra avessero reagito in modo democratico a una legge elettorale indegna. Purtroppo non è stato così, i gerarchi hanno protestato formalmente salvo gettarsi a pesce sulla possibilità di mandare a Roma una prima mlinea di facce presentabili (Colombo, D'Ambrosio, eccetera) seguite da un codazzo composto in gran parte da tristi portaborse. Cosicché molte persone troppo per bene e troppo in gamba - come Marilena - sono rimaste a casa, pugnalate alle spalle dai loro gerarchi.
Fatta questa doverosa e dolorosa premessa, riteniamo che i nomi fatti (compreso quello di Marilena) per una listona che ancora non esiste (a un mese dalle elezioni comunali) siano del tutto inadeguati a dare il pesante contributo di voti che faccia la differenza per la vittoria di Bruno Ferrante su Natzgul-Letizia e i suoi orchi. Non basteranno certo una marilena Adamo e un Moni Ovadia - con tutto l'affetto e la stima che gli portiamo - a convincere la quota di elettorato conta (indecisi, delusi da questa e quella parte, cinici, disinteressati) ad andare in cabina il 28 maggio per mettere una X su una qualunque delle liste che sostengono Brunetto.
Modesta considerazione: ragazzi, non siate presuntuosi, qui occorre dare un segnale forte di discontinuità. Servono facce nuove, linguaggi nuovi, atteggiamenti diversi. Ferrante ci sta già provando (non è un caso se la prima faccia annunciata per la sua lista è stata quella di Davide Corritore, una faccia che ha tutte le caratteristiche di cui sopra), ma voi dei partiti no. Si va avanti con le meline sui nomi, le polemicuzze, le dichiarazioni che non dichiarano, le decisioni che non decidono. Si rimescolano le stesse tre carte e le dispongono sul tavolo in tutte le combinazioni possibili e immaginabili, ma quelle tre carte restano sempre tre, mica diventano sei. E sono pure carte consunte e forse truccate.
Eppure di facce adatte ce ne sarebbero. Il giochetto "Cambiamilano" con cui la scorsa estate portammo svariate migliaia di milanesi di centrosinistra a dichiarare il nome del sindaco dei loro sogni (ufficialmente snobbato dai partiti, ma da loro consultato avidamente matttina e sera) diede un responso chiaro: Bersani. E' da qui che scaturisce una domanda da incompetenti nelle cose politiche: perché questo bravo signore non piomba in lista per le comunali? Perché non si spende in prima persona per aiutare il centrosinistra a riprendersi Milano (anziché limitarsi sponsorizzare le ambizioni megalomani da supersindaco di Pippo Penati salvo poi nascondere la mano dietro la schiena?) Ci rendiamo conto che fare il ministro è meglio che fare il (probabile) capo dell'opposizione a Milano, ma la politica è anche sacrificio, non solo autisti e privilegi romani, no?
Abbiamo fatto il primo nome che ci è passato per la testa, ma ce ne sono tanti altri che funzionerebbero altrettanto. Non ci aspettiamo risposte qui, ci è sufficiente che qualcuno tra i soliti noti ci rifletta, metta da parte la propria aspirazione a una poltrona, chiuda per un po' la bocca e si dia daffare per mettere in prima linea facce nuove e decenti. Siamo consapevoli che non è facile rinunciare a dettare alle agenzie la banalità quotidiana per farsi rileggere dalla zia e dai generali romani. Ma sappiano gli interessati che in cambio di un loro elegante passo indietro incasserebbero dalla città gratitudine e coccole per tanti anni a venire.