condivido tutto.
esatto,
a questo punto chiedo alla coalizione dei volontari un'intervento umanitario anche all'ilva di taranto, nota "enclave" dove gli operai cadono come mosche....
"sono un figlio della pace e voglio la pace in eterno con tutto il mondo, dato che l'ho finalmente conclusa con me stesso".
Goethe
cit. da
Begli interrogativi !
D’impulso avrebbe fatto di osservare che, se una differenza c’è, questa è dovuta alle diverse modalità con le quali si perde la vita.
Tento di spiegarmi.
Colpiscono l’opinione pubblica le morti che avvengono sui “teatri di guerra” (brutta espressione del linguaggio militare), sia che si tratti di militari di carriera sia di civili la cui presenza è connessa con le attività militari.
Uno Stato che si rispetti rende onore a questi caduti, per lunga tradizione e perché espressione di un sentimento popolare.
Sono i nostri figli, mariti, padri, fratello e sorelle che muoiono.
L’opinione pubblica nella maggioranza vive così tali morti.
Lo spartiacque sta nella pubblicità che viene data agli ‘onori di Stato’ per forza di cose, perché non possono che essere pubblici.
Poi accade che spesso le famiglie, per motivi sottratti a qualsiasi valutazione, decidano di non accettarli ed optino per funerali privati.
In tal caso gli onori di Stato sono resi in assenza del feretro.
Quanto all’andare fieri, non credo che questo sentimento sia condivisibile, ma esiste ed è di tipo consolatorio, sia per le famiglie che per chiunque abbia un parente ‘in armi’.
Qui il discorso si fa ancor più difficile.
Sono tanti, troppi i morti sul lavoro, in genere di persone comuni che sono costrette a lavorare per mantenere sé stessi e le famiglie in condizioni di precaria se non inesistente sicurezza, nonostante la legislazione italiana sia molto severa al riguardo.
Il punto è che, almeno in questo, il legislatore è stato bravo, ma il Governo, i Governi no, non lo sono (stati) altrettanto.
È la piaga non solo italiana dell’assenza di controlli (efficaci).
Queste morti restano oscure e sono piante solo dai familiari e dagli amici.
Il risanamento deve iniziare da molto lontano e coinvolgere il funzionamento dello Stato in generale e la tenuta etico-morale dei cittadini, latitante da tempo e negli ultimi cinque anni anche nel Governo del paese.
conosco quattro o cinque persone che sono lì in iraq o afganistan in missione. non sono esaltati fascistoidi, o idealisti della divisa, bensì in massima parte sono proletari, economicamente parlando, che sono lì anzitutto per guadagnarsi il pane. Io li considero, al pari di un operaio che cade da un'impalcatura, anzitutto dei morti sul lavoro. La retorica ridicola che attorno ai loro freddi e morti corpi si scatena a partire dalle istituzioni per finire ai conoscenti, non centra anzitutto il fatto che la maggior parte di quella gente è lì per lavorare, e non per fare una comparsata eroica in platoon.
Non é che ci voglia molto a capirlo...i militari morti in iraq facevano un lavoro leggermente piu' rischioso di un semplice operaio...rischiavano la vita per un altro popolo e aiutavano ad instaurare una democrazia nonostante tutto...se x te questo é niente...
ABC:
il valore di una persona si valuta in base al rischio che corre nel suo lavoro?
"rischiavano la vita per un altro popolo e aiutavano ad instaurare una democrazia", ti sei visto rambo troppe volte mi sa..
lavoravano, cristo, se non meritano più rispetto dei lavoratori sull'impalcatura, non ne meritano meno, cazzo.
Bravissima Tregiorni: detto bene, con completezza e misura. Non era mica facilissimo, su queste cose è facile seguire il gregge o strabordare in negativo, od andare da tutt'altra parte.