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«Ma io sono fiero del mio sognare, di questo eterno mio incespicare» (Francesco Guccini)
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Alberto Biraghi
L'occhio privato di Denver
Un noir che più noir non si può. Parte in sordina, raccontando le imprese di Johnny Lane, un investigatore privato diventato star grazie agli articoli sulle sue imprese che vengono pubblicati da un importante quotidiano di Denver. Tutto liscio e pure - sia concesso dirlo - un po' scontato. Lane ha successo, è simpatico, pieno di lavoro, insomma non si capisce dove l'autore voglia andare a parare, anche se di tanto in tanto qualche suo gesto fuori registro induce il sospetto che qualcosa non funzioni per il verso giusto. Poi improvvisamente, compare Mary Williams, una studentessa bellissima e un po' ombrosa, che vuole trovare e conoscere i genitori che l'hanno data in adozione appena nata. Da questa circostanza apparentemente banale (un lavoro come un altro per un “occhio privato”) prende il via una spirale di ricordi che frantumano il mondo di Johnny Lane, molto meno reale e normale di quanto fosse dato di sapere.
Il libro è chiaramente spezzato in due parti. Nella prima - la meno felice - l'autore cerca di costruire l'ambientazione e connotare i personaggi. La seconda parte è centrata sul travaglio del protagonista che vede riaffiorare nella memoria ricordi e drammi che sembravano dimenticati. Questa seconda parte è più convincente e a tratti riesce ad avvincere, anche se in realtà il ritmo viene messo in crisi dalla mancanza di credibilità del racconto in prima persona, raramente il lettore riesce a credere al flusso dei pensieri di una mente che si suppone disturbata, ma che solo occasionalmente riesce a trasferire sulla carta le emozioni.
Riteniamo che - una volta di più - la responsabilità vada anche assegnata alla traduzione, ma non per demerito (o “solo” per demerito) della traduttrice, ma per le differenze intrinseche tra inglese e italiano, che rendono pressoché impossibile trasferire da una lingua all'altra alcune estreme sottigliezze delle menti umane.
Nonostante qualche pecca e alcune ingenuità, i
il libro di Zeltserman è comunque sufficientemente avvincente una buona lettura estiva o per un weekend di “decompressione” dai ritmi dei giorni feriali.
02.05.06 23:04 - sezione
libri