«In periferia ci sono potenzialità da valorizzare»
di Jacopo Milesi
Studente del Berchet che abita nel quartiere Rosa
Abito al Corvetto e vorrei intervenire sul tema delle periferie, emerso nei giorni scorsi dopo gli spiacevoli episodi del quartiere Rosa. Dopo aver letto le varie opinioni di condanna (giustissime), mi sento anch'io chiamato in causa per una lettura diversa.
Frequento un liceo della Milano-bene, e mi sono reso conto che la periferia che vivo io è diversa da quella descritta nei giornali in questi ultimi giorni. Il Corvetto non ha punti di riferimento. Ci sono due oratori, dai quali la maggior parte dei ragazzi si allontana appena raggiunta l'adolescenza, per frequentare l'unico altro luogo di aggregazione possibile: la «piazza». Su quelle panchine puoi incontrare di tutto. Generazioni a confronto, accomunate da un vuoto di interessi e da una sfiducia nei confronti del mondo che li isola. Da qui la necessità di crearsi un proprio mondo, in opposizione a chi ha una vita più facile. Eppure abbiamo tanto da dare. Un potenziale enorme che si consuma nella quotidianità di una vita al confine della legalità, nella quale si mescolano carenze economiche e difficoltà ad integrarsi con l'altra società, quella delle scuole, del benessere, del consumo e dei «valori».
C'è una grande disparità rispetto al centro, con le sue vetrine, i suoi servizi, i suoi turisti e le sue bellezze. In tutta la zona di Corvetto e in particolare in Gabriele Rosa esiste un degrado urbanistico e sociale che fa spavento; là tutto, qua niente. Fa male ammetterlo, ma è inevitabile che la città si trovi divisa in due parti. La mia esperienza tuttavia mi ha portato a vedere in modo positivo la gente che popola le periferie: si incontrano qui persone vere, originali e caratterizzate da capacità che è difficile riscontrare
altrove. La creatività e la vitalità sono valori fondamentali per creare... basti pensare all' hip-hop, al rap, addirittura al jazz, tutte arti nate da contesti di estremo disagio come le periferie e che solo in relazione ad esse possiedono un vero significato.
Qui c'è gente che suona tutti i giorni con l'anima, instancabile, nelle cantine, gente che lavora e crea con ogni materiale oggetti di ogni tipo: conosco una persona in particolare che ogni giorno crea con l'argento collane e sculture bellissime e lo fa perché lo vuole fare, senza piegarsi alle necessità della clientela; c'è chi lo fa con la ceramica, chi invece si diverte con semplici tornei di calcetto (gratis!). Se non ti perdi, qui trovi qualcosa che nella Milano plastificata non c'e più. La Milano che un tempo si trovava sui Navigli ora vive nelle periferie, nei suoi bar dove ancora c'è qualcuno che parla dialetto. Le idee e le novità spesso nascono da questi quartieri. Si tratta di indirizzarle, di convogliarle in prassi positive e costruttive, per evitare le mafiose degenerazioni che fanno della «piazza» uno dei luoghi privilegiati della criminalità. Ma con la repressione non si fa altro che alimentare l'odio nei confronti di tutto ciò che rappresenta quella società da cui questi ragazzi sono esclusi: scuole, mondo del lavoro, l'immaginario collettivo che ancora ha paura di confrontarsi con le periferie. Pur condannando fortemente gli episodi di violenza che hanno caratterizzato le periferie negli ultimi anni, è necessario leggere tale realtà con occhi diversi, nel tentativo di creare un ponte tra questi due mondi.
io p'eriferia. :-)
Carolina
c.v.d. (come volesi dimostrare)