Amato ma non troppo
di Marco Travaglio
Corre voce che Prodi voglia affidare il ministero della Giustizia a Giuliano Amato. Forse è il caso di discuterne pubblicamente, a carte scoperte. Non perché Amato non sia culturalmente e tecnicamente adatto a ricoprire quell’incarico (ha competenze adatte per qualsiasi incarico). Ma perché la sua storia personale e la sua visione della giustizia, che ovviamente ne risente, non sembrano rispondere alle attese della stragrande maggioranza degli elettori che un mese fa hanno mandato l’Unione al governo. Da vicesegretario del Psi e poi da sottosegretario alla presidenza del Consiglio, quand’era l’eminenza grigia di Craxi, Amato disegnò la «Grande Riforma» istituzionale tanto cara al leader socialista. Una riforma che comprendeva la separazione delle carriere fra pm e giudici e la sottoposizione delle Procure al governo. Qualcosa di più spinto della stessa controriforma dell’ordinamento giudiziario poi perpetrata dal governo Berlusconi. Nulla di male né di illecito: ciascuno è libero di pensarla come crede. Ma il programma dell’Unione, sul punto, va nella direzione opposta: difesa assoluta dell’indipendenza e autonomia della magistratura, con una semplice «distinzione delle funzioni» (già in larga parte esistente) fra pm e giudici. Se Amato andasse alla Giustizia, dovrebbe violentare le sue idee, cosa che nessuno può chiedergli, oppure violentare il programma dell’Unione, cosa che risulterebbe incomprensibile ai tanti elettori che in questi 15 anni hanno vissuto come una violenza intollerabile gli attacchi eversivi alla magistratura, prima craxiani e poi berlusconiani.
Alla carica di Guardasigilli puntava anche Antonio Di Pietro. Ma Prodi, saggiamente, ha risposto di no: sarebbe inopportuno che chi ha vestito la toga in primissima linea ai tempi di Mani Pulite si occupasse di Giustizia. Ma è altrettanto inopportuno che se ne occupi chi si trovò, negli anni caldi del 1992-’93, dall’altra parte della barricata. Cioè ai vertici del Psi e poi del governo, mentre emergevano gravi fatti di corruzione a carico di molti suoi compagni di partito e di alcuni suoi ministri. In quegli anni non emerse una sola accusa o sospetto sul conto di Amato (a parte alcuni fax, generici e ricattatorii, da Hammamet). Emerse però, ancora una volta, la sua visione del ruolo della magistratura e del «primato della politica»: visione legittima, ma lontanissima da quella degli elettori del centrosinistra.
Nel 1983, quando il sindaco comunista di Torino Diego Novelli denunciò il malaffare che affiorava nella sua stessa giunta, aiutando i magistrati a fare giustizia, fu rimproverato da Amato, inviato da Craxi a commissariare il Psi nella bufera. «Hai sbagliato °© disse Amato a Novelli, come ha raccontato quest’ultimo °©, bisognava risolvere politicamente la questione». Novelli rispose: «I reati sono competenza dei giudici, chi ruba vada in galera». Nel ’92, commissario del Psi milanese travolto dagli scandali, Amato ribadì il concetto polemizzando con Occhetto, che aveva preso le distanze da alcune metastasi corrotte del Pds alleato del Psi: «Sullo scandalo di Milano l’atteggiamento di Occhetto è intollerabile. Perché ha posto una pregiudiziale morale» (8/5/92); «Il tentativo di coinvolgere Craxi nella storia di Mario Chiesa mi sembra il classico scandalo montato sul nulla per impedire che Craxi abbia l’incarico di governo» (7/6/92). Il 26 agosto Craxi convocò la direzione nazionale del Psi per programmare l’attacco a Di Pietro: il famigerato “poker d’assi”. C’era anche Amato, allora presidente del Consiglio, anche se poi disse di essersi assentato per andare alla toilette mentre Bettino apriva il dossier “Mani Pulite”. Carlo Ripa di Meana, suo ministro dell’Ambiente, raccontò che Amato l’aveva redarguito per il suo sostegno al pool di Milano: «Mi disse che l’azione giudiziaria di Mani pulite °© come indicavano i servizi e il capo della polizia Vincenzo Parisi °© era un pericolo per le istituzioni». E quando, il 15 dicembre, Craxi ricevette il primo avviso di garanzia, Amato si rivolse direttamente a lui in un famoso discorso: «Questa responsabilità, e qualunque responsabilità ci venga addebitata per questo ruolo, non è e non può essere solo tua, perché tu te la sei assunta per tutti noi... Le responsabilità tutte sono di tutti noi». Tre mesi dopo, il 5 marzo ’93, il governo Amato varò il primo colpo di spugna: il decreto firmato dal ministro Conso che depenalizzava il reato di illecito finanziamento ai partiti e lo trasformava in semplice infrazione amministrativa, punibile con una comoda multa. Amato disse che gliel’avevano chiesto i pm del pool. Borrelli smentì con un clamoroso comunicato. Ma Scalfaro respinse al mittente il decreto, in quanto incostituzionale. Pochi giorni dopo Amato, col governo decimato dagli avvisi di garanzia, si dimise, sostituito da Ciampi. «Mi ritiro dalla politica - annunciò . non farò come certi che vorrebbero essere protagonisti del vecchio, del nuovo e del nuovissimo. Per cambiare dobbiamo trovare nuovi politici. Solo i mandarini vogliono restare sempre e io sono in Parlamento ormai da dieci anni». Poi cambiò idea.
Questi e altri episodi indicano chiaramente che, per lui, il «primato della politica» prevale su tutto (anche per questo, nella recente partita per il Quirinale, il Cavaliere pensava intensamente a lui). Abbiamo come l’impressione che, dopo cinque anni di berlusconismo feroce, i 4 milioni e più che han votato Prodi alle primarie e i 20 milioni che han votato Unione alle politiche la pensino diversamente. E chiedano al nuovo ministro della Giustizia una legge uguale per tutti: anche e soprattutto per i politici. Insomma, siano affezionati a un altro primato: a quello della Legge.
ricordate come illustrava e, credo, illustri tuttora Forattini Giuliano Amato nelle sue strisce ?
La vignetta di un topolino con gli occhiali a stanghetta.
ebbene, il cartoon di Walt Disney è intramontabile, perchè dovrebbe tramontare Giuliano Amato.
godibilissimo e puntuale l'articolo di Marco Travaglio.
una domanda: perchè deve essere ricollocato ?
alla Giustizia amato NO !
quanto al ritirarsi: promesse di marinaio o di maitresse.
qualcuno mi può illuminare ?
pietosa la bugia dell'essere andato al cesso.
quanto all'annuncio dle ritiro:
promesse di marinaio o, se preferite, di maitresse
Mah, Amato come Ministro della Giustizia dovrebbe comunque seguire le direttive del governo e quindi di Prodi, non farebbe certo leggi di testa sua.
Alla fine non è mai stato coinvolto in beghe giudiziarie e questo conta.
Ha fatto il Primo Ministro in pieno scandalo mani pulite, possiamo a mala pena immaginare le pressioni a cui è stato sottoposto, sono stati anni particolari, mezzo parlamento sotto inchiesta, partiti che si sfasciavano, forse ai politici sembrava fosse in gioco la politica stessa.
salvatore, meglio di no.
non a caso lo chiamavano il "Dottor Sottile", anche se convengo sulle tue argomentazioni.
noto che REPUBBLICA dà una triade di nomi per la Giustizia: Amato,Mussi, Fassino (un ex).
quidi, tutto in alto mare.
contrapposta all'attacco tutto date, fatti e citazioni di Travaglio, ecco la difesa metafisica di CerchioBattista
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2006/05_Maggio/12/battista.shtml
stesso mestiere, due pianeti diversi
La rassegna stampa di radio radicale stamattina fatta da massimo bordin ha messo in contrapposizione
esattamente i due articoli.
Bisogna essere generosi per definirla una rassegna stampa, sarebbe meglio chiamarla "adesso vi leggo solo solo quello che cazzo dico io" e giù con perle prese dal giornale da libero dal foglio e complimenti vari a gentaglia come farina,festa feltri elevati a grandi firme nazionali.il manifesto l'unità no no.Be vuoi mettere quando ai gente del calibro di feltri che fai leggi gli editoriali di Parlato della Rossanda.
Comunque e' soprattutto la versione etere del foglio di mignottone ferrara (di cui non si fa scappare un editoriale e non solo del mignottone suddetto ma anche di tutte le altre inutili comparse del giornale).
Il tono con cui ha letto l'articolo di travaglio
era ovviamente canzonatorio,la sintesi che finale che non c'e' stata risparmiata e' stata:
Travaglio dice che amato non puo' fare il ministro della giustizia perche' e' stato socialista.
Travaglio parla di barricate (si rende conto signora mia! di barricate!!!) e' un giustizialista
barricadero militante,E soprattutto non vuole capire come devono andare le cose in questo paese.
questi so' i radicali caro sandro, mo ce li beccamo pe 5 anni (si spera)
bordin è quel tizio con la bocca piegata all'ingiù che fa presenza fissa a Ottoemezzo. non mi stupisco che elevi ferrara a grande firma, ma feltri, per la miseria!
ferrara almeno ha un cervello, in vendita al miglior offerente. feltri è proprio ottuso, becero, e parecchio ignorante.
sandro, 'mignottone ferrara' è esilarante !
non potevi trovare definizione più azzeccata.
e pensare che padre senatore e zio sono stati comunisti doc.
:-(
In verità l'aveva usata G.Gaber su una canzone
Ti dico solo che mio figlio si chiama Giorgio,ah e a proposito io mi chiamo proprio Sandro
sandro, perdona un vecchio smemorato.
e grazie.
;o-)
e pensare che in molti, anche a sinistra, lo avrebbero voluto al quirinale...
ma sicuramente la colpa è di Travaglio perchè non ha avvertito prima...